Sulla dichiarazione di insolvenza della Banca delle Marche
A seguito dell’istanza del Pubblico
Ministero di Ancona, la Sentenza qui in commento (Trib. Ancona, 15 marzo
2016, n. 22) si esprime circa lo stato di insolvenza della Banca delle
Marche in liquidazione coatta amministrativa.
Al pari delle analoghe Sentenze recentemente pronunciatesi
sull’insolvenza di Banca Etruria e Banca Carife – coinvolte in vicende
di dissesto del tutto simili – il Tribunale di Ancona ha condotto, in
sede giurisdizionale, un’analisi su quegli indici capaci di mettere in
luce il deficit in cui l’Istituto versava, già a partire dal 2013.
Nella specie, l’accertamento è stato condotto su un duplice versante:
quello della situazione patrimoniale, da una parte, e quello della
situazione finanziaria, dall’altra.
Circa il primo profilo, l’analisi evidenzia una deficienza
patrimoniale «non … seriamente contestabile»(*). In aggiunta, il
Tribunale si sofferma nel precisare che le perdite, come stimate dalla
Banca d’Italia, essendo il frutto della discrezionalità tecnica della
stessa, non sono contestabili in sede giurisdizionale se non per
«irrazionalità irragionevolezza e travisamento dei presupposti di
fatto».
Passando alla situazione finanziaria, secondo quanto comunicato dalla
Banca d’Italia, le condizioni in cui l’Istituto versava all’inizio del
novembre del 2015 erano addirittura tali «da non poter [neppure]
assicurare i pagamenti giornalieri», con la conseguente necessità di
immediato avvio della procedura di Risoluzione.
In conclusione, il Tribunale, in tutta coerenza con i dati
considerati, dichiara, senza alcun dubbio, la sussistenza dello stato di
insolvenza: il presupposto dell’”impossibilità per l’imprenditore di
far fronte regolarmente alle proprie obbligazioni” risultava, infatti,
pienamente integrato.
(*) – situazione patrimoniale al di sotto dei requisiti prudenziali
già alla luce del bilancio del 2013 (deficienza del patrimonio di
vigilanza pari a € 202 milioni);
– irreversibilità del deficit patrimoniale messa in luce dai vani tentativi di predisporre interventi straordinari (i.e.: amministrazione straordinaria e tentativo di intervento del FIDT)
– patrimonio netto di appena 13 milioni secondo il bilancio di esercizio del 2015