sabato, Maggio 18, 2024
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SUCCEDE IN ITALIA: Un altro lettore insoddisfatto di Templeton che non risponde

Circa tre anni e mezzo
fa mi sono fatto convincere dal mio consulente di banca Unicredit a investire
una buona parte dei miei risparmi pari a 250mila euro nel fondo comune Franklin
Templeton global total return (codice Isin LU0260870745) .

Il fondo è un
obbligazionario globale con protezione contro il rischio valutario e mi era
stato presentato come un fondo estremamente sicuro. Invece in questi tre anni
il fondo ha continuato a perdere valore e al momento ci sto rimettendo circa
29mila euro rispetto al valore di partenza che equivale a una perdita del 15%
circa. La cosa incredibile è che in questi tre anni analoghi investimenti in
Etf obbligazionari globali hanno ottenuto performance positive. Inoltre ho
seguito le variazioni giornaliere del valore del titolo e alcune di esse mi
paiono assolutamente incomprensibili: come discese di valore in giorni in cui
tutti gli indici obbligazionari globali sono in positivo, oppure variazioni
giornaliere pari a zero secco: mi chiedo come sia possibile per un portafoglio
estremamente diversificato ottenere una variazione giornaliera di zero senza
alcun millesimale di differenza.

Ho interpellato più
volte il mio consulente di Unicredit che si è detto dispiaciuto e meravigliato
di tale performance negativa e ha chiesto spiegazioni alla Franklin Templeton
Invest. Nessuna risposta convincente mi è pervenuta finora, il che mi fa
addirittura venire dei dubbi sulla correttezza dell’operato di detta società. È
possibile chiedere a delle autorità superiori di verificare la correttezza dei
valori riportati?

Flavio Foltran(via e-mail)

RISPONDE TEMPLETON

Contattata,
oltre un mese fa da “Plus24” la società non ha rilasciato dichiarazioni.

RISPONDE NORISK

Vista l’indisponibilità
di Templeton a fare chiarezza rispondendo direttamente ai dubbi del lettore,
“Plus24” ha coinvolto Norisk e ha invitato la società di consulenza indipendente
ad analizzare l’andamento del fondo sottoscritto dal signor Foltran, tenuto
conto anche del fatto che in passato altri lettori hanno posto un medesimo
quesito come un’investitrice di Cherusco (To) che vi ha investito tutta la
liquidazione, per 175mila euro, sempre su consiglio di uno zelante bancario.

Inutile chiedersi se
magari le banche abbiano un qualche interesse nel collocare determinati fondi o
se siano idee spontanee degli impiegati
che invitano i clienti a fare investimenti così ingenti su un solo fondo
con un orizzonte temporale medio lungo. Lasciamo ai lettori il legittimo dubbio
e occupiamoci di analizzare dal punto di vista tecnico il comportamento in
questione.

“Franklin
Templeton Global Total Return Fund è una Sicav molto conosciuta e dalle
dimensioni considerevoli, avendo circa 19,5 miliardi di euro di patrimonio. Essa investe in titoli
obbligazionari, senza particolari vincoli in termini di tipologia
dell’emittente, rating o valuta”, spiega Marcello Rubiu analista di Norisk, che
ha realizzato l’analisi.

Il
prodotto effettua una gestione realmente attiva ed il manager del fondo, Michel
Hasenstab, è considerato un guru e svolse un ruolo di primo piano nella
ristrutturazione del debito ucraino nel 2014, del quale in fondo in oggetto deteneva
una notevole quantità.

E’
importante leggere accuratamente il prospetto del fondo: tra le notizie
cruciali si evince che può detenere fino al 10% del valore del portafoglio in
titoli di default e fino al 25% in un
singolo emittente, persino high yeld.

“Morningstar
ha classificato il fondo come “obbligazionario globale” e gli ha assegnato un
rating elevato (4 stelle, bronze), ma il giudizio non appare supportato dalle
performance registrate”, afferma Rubiu.

Confrontando
il fondo con un Etf sul Barclays Global Aggregate, benchmark di categoria, si
può infatti osservare come, negli ultimi tre anni, il fondo sia cresciuto in
modo simile all’Etf fino a metà 2015, per poi subire una discreta contrazione,
mentre l’Etf è aumentato in maniera piuttosto costante. Negli ultimi tre anni,
il fondo ha fatto registrare complessivamente un +4% annuo, mentre l’indice
replicato dall’Etf ha registrato un +8,2%.

Il
lettore, pertanto, non può che riferirsi alle perdite sofferte a partire
dall’aprile 2015, data in cui è stato raggiunto l’apice del rendimento e
rispetto alla quale il fondo scambia ora ad un -13%.

Va
sottolineato come il fondo risulti peraltro molto più erratico dell’Etf, come
indicato da drawdown max (18,7% contro il 7,1%) e volatilità (15,2% contro il
6,5%). Valori che sono quasi da mercato azionario.

Il
fondo non presenta alcuna copertura contro il rischio valutario ed anzi, nel
bilancio al 30 giugno 2016, si possono osservare posizioni rilevanti in titoli
governativi di Paesi Emergenti quali Uruguay, Brasile, Indonesia e Messico,
spesso emessi non in dollari ma in valuta locale.

Il
gestore, non appena ha iniziato a registrare performance infelici, sembra abbia
incrementato il livello di rischio, amplificando ulteriormente gli esiti
negativi.

Il
costo del fondo non aiuta: spese correnti annue del 2,12%, da confrontare con
lo 0,3% dell’ETF, a cui aggiungere il 3%
di costi di entrata (che in buona parte vengono girate ai collocatori). “Questo
esempio mostra come non sia sufficiente visionare le performance passate, per
scegliere un fondo attivo, ma anzi sia forse più importante appurare come questi rendimenti passati sono
stati ottenuti – conclude Rubiu -. Inoltre , l’appartenenza ad una determinata
categoria può risultare fuorviante e il fondo non avrebbe assolutamente dovuto
costituire una posizione importante all’interno del portafoglio
dell’investitore, considerata rischiosità e stile di gestione.

Se
si vuole unicamente puntare sulla dinamica del mercato, quindi, meglio optare
per un Etf, che replica passivamente l’indice sottostante e che non espone alle
scelte di un gestore”.

DAL “PLUS24”
DEL “IL SOLE 24 ORE” DEL 12 NOVEMBRE
2016

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