martedì, Maggio 14, 2024
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Accise sui carburanti: Una bandiera da sventolare per vincere le elezioni!

Accise sui carburanti: Una bandiera da sventolare per vincere le elezioni!

 

Grazie alla più grande truffa elettorale, riguardante le “accise sui carburanti”, la Giorgia ha vinto le lezione del settembre 2022.

Fosse capitato a me di dire una cosa del genere, oggi mi vergognerei anche ad uscire di casa. In politica è diverso, si può dire tutto e il suo contrario senza pagare pegno.

All’epoca, abbiamo mandato a casa un Governo guidato da Mario Draghi – già governatore della Banca Centrale Europea, l’uomo che ha salvato l’euro.

La stessa Giorgia, la cristiana, la donna, la mamma, oggi, non vede di buon occhio la possibilità che il suo predecessore trovi un’allocazione ai vertici dell’Unione Europea.

Insomma, succede anche questo, ahimè!

Quando Meloni chiedeva l’abolizione delle accise sui carburanti: il video del 2019 (youtube.com)

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Fonte: Milanofinanza.it

Mario Draghi a Milano incontra i top manager europei. L’ex banchiere centrale torna premier per un giorno e si riprende la scena

di Roberto Sommella
 tempo di lettura 4 min

Il summit di mercoledì 10 gennaio con i ceo dei maggiori gruppi europei nella sede della Banca d’Italia di Milano è legato al rapporto sulla competitività dell’industria europea affidatogli dalla numero uno della Commissione europea Von der Leyen. Ma può diventare il trampolino per la presidenza del Consiglio europeo. Ecco chi c’è tra i partecipanti. Silenzio da parte di Giorgia Meloni | IL VIDEO | I piani segreti di Mario Draghi ed Enrico Letta per la Ue. Con un occhio alla poltrona di presidente del Consiglio europeo | I piani di Emmanuel Macron per la Francia e l’Europa. E cosa si aspetta dal giovane primo ministro Gabriel Attal


Sembra un secolo fa che si parlava dell’agenda di Mario Draghi. Tutti i partiti di centro sinistra la evocavano nella speranza di battere Giorgia Meloni alle elezioni politiche del 2022 brandendone i contenuti riformisti e liberali. Essa non fu mai rinvenuta, mentre la leader di Fratelli d’Italia ha trovato una strada spianata dagli elettori verso palazzo Chigi. A due anni di distanza si può confermare che questa agenda non esiste, nemmeno quando si tratta di svolgere un ruolo istituzionale importante, quello di stilare un dossier sulla competitività europea, compito affidato all’ex premier dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen.

Mercoledì 10 gennaio Draghi incontrerà a Milano numerosi capi azienda europei per tastare il terreno della situazione economica tra due guerre e post Covid. E lo farà per di più in un luogo oltre modo storico, la sede milanese della Banca d’Italia, a due passi dalla borsa. Eppure, a parte i possibili invitati a questo meeting – il secondo che si svolge a Milano dopo quello del 2011 con alcuni banchieri prima dell’estate dello spread – non è dato sapere nessun altro appuntamento, né chi vedrà, come e perché. E così fioriscono colonne da riempire con desiderata che raramente diventano realtà.
Dicono i suoi pochissimi collaboratori che si saprà di volta in volta il cammino del Governatore onorario, ma la cosa resta misteriosa a parte quanto rivelato dal Corriere della Sera. Che questo suo ruolo sia poco digerito da Giorgia Meloni, la quale non più tardi di qualche giorno fa ha ripetuto di non essere ricattabile nonostante ci siano persone che vorrebbero ancora dare le carte per i destini dell’Italia? Lei tace, dopo le oltre tre ore di conferenza stampa di inizio anno che hanno comunque chiarito che al comando ci sia una sola persona, lei, e che solo questa persona conta e decide.

Reazioni ufficiali dunque non ce ne sono ma a Roma la politica e tutta la maggioranza guardano con grande attenzione a quanto accade a Milano. Non fosse altro perché la Storia insegna che dal capoluogo lombardo arrivano le notizie per la Capitale. Restano perciò nomi e società che saranno consultate.

Un risiko industriale

Il summit è stato sollecitato dallo European Round Table of Industry, organizzazione che raccoglie 59 presidenti o ceo di altrettante multinazionali. Non una Spectre né Bilderberg, ma qualcosa di molto lontano dagli elettori di FdI o della Lega di Matteo Salvini, il quale sarà invece a Milano a fine gennaio, ospite d’onore del Club Canova.
Il gruppo è presieduto da Jean-Francois Boxmeer, presidente di Vodafone, divenuta di recente preda di altri competitor di telecomunicazioni. Tra le aziende associate figurano le francesi L’Oréal, Michelin, Total e Saint Gobain, le tedesche E.on, BasfDeutsche TelekomSiemensMercedesBmw e Merck, le britanniche Bp e Gsk, le multinazionali con più sedi europee come Arcelor Mittal, Shell, Rio Tinto, Unilever e Airbus, le svedesi Ericcson e AstraZeneca, le svizzere Abb e Nestlé e le italiane EniCir e Techint. Insomma un risiko piuttosto completo se si eccettuano il farmaceutico, le Big Tech e Stellantis, probabilmente in lista per i prossimi incontri.

Draghi numero uno della Commissione o del Consiglio

L’evento, che ormai ha ben poco di segreto, come giusto che sia, è legato appunto all’incarico che la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha affidato a Draghi il 13 settembre: preparare un rapporto sulla «competitività dell’industria europea», indicando anche possibili strategie per tenere il passo di Cina e Stati Uniti. Un compito che, come rivelato da MF-Milano Finanza, va di pari passo con quello di Enrico Letta, altro ex presidente del Consiglio, il quale sta lavorando a un documento sul mercato interno e la concorrenza che sarà presentato prima delle elezioni europee.
L’iniziativa dell’European Round Table si incrocia inevitabilmente col possibile ruolo politico di Draghi a livello continentale, come numero uno della Commissione Ue o quale presidente del Consiglio Europeo. Entrambe missioni più difficili se non impossibili rispetto alla stesura del dossier competitività, se non si ottiene l’appoggio del Paese da cui si proviene. Quando si muove Draghi persino le orme che lasciano i suoi passi fanno rumore come un elefante in una cristalleria. Lui non vorrebbe ma accade.
Se Meloni non può dirsi entusiasta di questo attivismo del suo predecessore, il Financial Times, forse uno di quei poteri forti evocati dalla premier che vorrebbe dare le carte per l’Italia (come accadde all’Economist con Silvio Berlusconi definito inadeguato a guidare il Paese) invece plaude a questa discesa in campo. E per la seconda volta in pochi giorni la Bibbia della City interviene a guastare l’inizio d’anno al presidente del Consiglio.

Cosa farà Draghi?

Dopo dopo aver criticato il disegno di legge capitali, costruito a detta del giornale londinese per allontanare piuttosto che avvicinare gli investitori alla borsa, il FT ha steso un mezzo endorsement dell’ex banchiere centrale, con una previsione: potrebbe essere lui a prendere il posto di Michel alla presidenza del Consiglio Europeo piuttosto che Viktor Orban, guarda caso alleato di Meloni in Europa. Il ragionamento del Financial Times non fa una grinza. La decisione di Charles Michel di dimettersi prima della scadenza da presidente del Consiglio Ue ha aperto le trattative per la sua successione. Tra i principali candidati per il suo posto viene indicato da tempo l’ex presidente della Bce e già premier italiano.

Una fonte vicina a Draghi ha ribadito a Milano Finanza che l’ex presidente non è interessato ad alcun ruolo di guida nell’Ue. Secondo il FT gli altri possibili candidati sono i primi ministri di Spagna e Danimarca, Pedro Sanchez e Mette Frederiksen. Rispetto a Draghi, sarebbero avvantaggiati dall’essere affiliati a grandi partiti politici europei, fattore importante per le nomine nell’Unione. E non sono predecessori di Giorgia Meloni né organizzano meeting consultivi in terra italiana come se fossero una sorta di governo ombra o premier per un giorno. Le prossime puntate alimenteranno altre indiscrezioni e piani per il futuro di super Mario, che continuerà a negare qualsiasi snodo politico. Almeno è nato un nuovo genere letterario. (riproduzione riservata)

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