sabato, Maggio 11, 2024
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Le informazioni private sono state scambiate per interesse | L’analisi di Paolo Pombeni

Fonte: Ripartelitalia.it

Sul Mattino Paolo Pombeni commenta il caso dei presunti dossieraggi.

Ai suoi occhi il dato più preoccupante che emerge dalla vicenda è la facilità con cui sono interrogabili senza controllo banche dati che contengono informazioni sensibili.

La decisione con cui si è denunciato questo fatto ha visto concordi tutti i principali esponenti delle forze politiche senza grandi distinzioni fra maggioranza e opposizioni: ci sta che qualcuno abbia sottolineato di più alcuni aspetti che giovavano alla sua causa (è la politica, che volete farci), ma in sostanza è emersa una preoccupazione comune per un fenomeno che deve essere riportato nell’alveo della controllabilità responsabile.

Sappiamo bene che la tecnica della raccolta il più ampia possibile di informazioni e il loro intreccio viene ritenuta un’arma molto valida per il contrasto alla criminalità, ma proprio l’ampiezza dei dati che vengono raccolti pone problemi che vengono spesso denunciati.

Non è solo questione di deviazioni in apparati che rispondono almeno in teoria a funzioni di pubblico interesse, perché da tempo il fenomeno è diffuso.

Ora in chi dispone delle chiavi di accesso alle varie banche dati vi può essere una spinta ad avviare quello che, più o meno in grande, diventa un traffico di dati da cui trarre qualche vantaggio.

Come sempre, è la presenza di una domanda che incentiva l’offerta.

In una società dell’informazione come è quella attuale sono noti il potere e le opportunità che nascono dall’avere a disposizione dati personali su soggetti con cui si deve entrare in relazione o con cui si deve competere.

Basta constatare la numerosità e la eterogeneità dei personaggi che sono stati spiati da parte di chi è oggi indagato a Perugia, per capire quanto largo sia il mercato in cui piazzare questa merce: non ci sono infatti solo uomini politici, ma anche imprenditori, personaggi televisivi, soggetti che in qualche modo esercitano una capacità di influenza, materiale o intellettuale che sia, sulle vicende della nostra società.

Ciò che può servire per la lotta alle deviazioni criminali non può diventare il grimaldello per entrare in una società dove il gioco della delegittimazione e del ricatto la fa da padrone.

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1 commento

  1. Laciare le banche dati, cintenenti dati ed informazioni sensibili, alla mercè di chiunque senza alcun filtro istituzionale è stato un grave errore.
    Parlare poi di “libertà di stampa”, cira il potere dell stampa di pubblicare la fonte ed il contenuto di una Segnalazione di operazione sospetta, rappresenta poi un’aberrazione che non si può assolutamente tollerare. Lo dico questo perchè il Comma 3-bis dell’art.38 del D,lgs 231/2007, a proposito di segretezza di talune informazioni, al fine di proteggere il “segnalante, prevede: “3-bis. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque rivela indebitamente l’identità del segnalante è punito con la reclusione da due a sei anni. La stessa pena si applica a chi rivela indebitamente notizie riguardanti l’invio della segnalazione e delle informazioni trasmesse dalle FIU o il contenuto delle medesime, se le notizie rivelate sono idonee a consentire l’identificazione del segnalante”.
    Ora, se io giornalista, avvalendomi di una presunta libertà di stampa, posso violare questo importante precetto fissato da una legge del Parlamento, con pesanti ricadute in termini di responsabilità peenale (carcere da due a sei anni), significa dire che i giornaalisti non sono tenuti al rispetto di alcuna legge.
    Aborro!

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