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Troppe cantonate su Dossieropoli e Sputtanopoli

Troppe cantonate su Dossieropoli e Sputtanopoli

Leggendo giornali e guardando telegiornali, si passa in un attimo da una democrazia sotto tutela, in cui saremmo tutti spiati come nella Germania dell’est, a un banale problema di sciatteria nella gestione dei dati. Il corsivo di Francesco Cundari (estratto dalla newsletter La Linea)

12 Marzo 2024 09:36

Fonte: Startmag.it

DOSSIERAGGI VERI O PRESUNTI

Scanalando tra tg e talk show, si passa così in un attimo da una democrazia sotto tutela, in cui saremmo tutti spiati come nella Germania dell’est, a un banale problema di sciatteria nella gestione dei dati, che si potrebbe risolvere suggerendo a finanzieri e agenti segreti di non usare «1234» come password. Questa oscillazione, in realtà, è parte fondamentale di una dinamica che si ripete sempre uguale a se stessa almeno dagli anni settanta, in cui nessuno la conta giusta ma tutti concorrono al risultato di fare un gran casino, col risultato di rallentare e opacizzare anche le inchieste (giornalistiche e giudiziarie) meglio intenzionate, affogando tutto in una fanghiglia di mezze verità e balle clamorose che non va più via. Una coltre di sospetti e complotti destinata ad alimentare il peggior giornalismo e la peggiore (anti)politica per i secoli dei secoli, impermeabile a qualunque successivo accertamento, sentenza di tribunale o documentazione storiografica.

I CASOTTI ALLA PROCURA DI PERUGIA

All’interno di questa antica tradizione, che tocca uno dei suoi vertici nell’interminabile scandalo della P2, mi sembra si inserisca il bizzarro caso di questi giorni. Si tratta davvero di una singolare «Dossieropoli», in cui tutti i protagonisti, per prima cosa, si affrettano a precisare di non avere mai parlato di «dossieraggi». In cui, solo per stare alle incomprensibili notizie di oggi, la stampa dà conto da un lato della decisione di Giorgia Meloni di bloccare la proposta di una commissione d’inchiesta (appena avanzata dai suoi ministri della Giustizia e della Difesa, cioè quello stesso Guido Crosetto che dei non-dossier sarebbe la prima vittima, e dalla cui denuncia sembrerebbe essere partito tutto), dall’altro di un inatteso comunicato del procuratore generale di Perugia, Sergio Sottani, il quale annuncia di avere «attivato le proprie funzioni di sorveglianza», sottolineando che «l’attività di vigilanza sui rapporti con gli organi di informazione dei procuratori del distretto» gli impone di «verificare il corretto bilanciamento tra il doveroso diritto dell’opinione pubblica ad essere informata nella fase delle indagini ed il rispetto della presunzione di innocenza».

IL CASO CONSIP

Nel frattempo, come tutti i giornali riportano in qualche pagina interna, molto in fondo, la sentenza sul famigerato caso Consip che aveva fatto tremare il governo guidato da Matteo Renzi, con le indagini sul padre Tiziano e sul braccio destro Luca Lotti, si conclude con solo due condanne, come riassume Luciano Capone sul Foglio, non agli indagati, ma agli indagatori. Cioè agli ufficiali accusati di avere rivelato ripetutamente ad alcuni giornalisti atti coperti da segreto investigativo (che peraltro sarebbe l’aspetto di gran lunga meno grave di quanto emerso nel modo di gestire le indagini e soprattutto le intercettazioni, i cui verbali erano stati significativamente manipolati).

Se arrivati a questo punto sentite di esservi persi, e avete solo la sgradevole impressione di essere le vittime collaterali di una interminabile guerra per bande tra diverse correnti della politica, del giornalismo, della magistratura e dei servizi, direi che avete colto il punto essenziale. Ma nemmeno questa, purtroppo, è una novità.

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1 commento

  1. Il Comma 3-bis dell’art.38 del D.lgs 231/07, punisce con il carcere da due a sei anni chiunque, pubblicando notizie riservate o coperte da riservatezza. consente la individuazione del “segalante” – 3-bis. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque rivela indebitamente l’identità del segnalante è punito con la reclusione da due a sei anni. La stessa pena si applica a chi rivela indebitamente notizie riguardanti l’invio della segnalazione e delle informazioni trasmesse dalle FIU o il contenuto delle medesime, se le notizie rivelate sono idonee a consentire l’identificazione del segnalante.

    Nel caso nostro, decine di Sos sono finite nelle edicole a disposizione di tutti i lettori, violando spudoraatamente il precetto testè indicato.
    Si aspettano provvedimenti!
    Vergogna vergognosa!

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