Fratelli assolti dopo 14 anni: “Noi, accusati di riciclare per la mafia cinese. Sbattuti in cella e poi falliti”
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Bologna, 3 maggio 2024 – “Cinquemila e nove giorni”. Fabrizio Bolzonaro li ha contati uno per uno: sono i quasi 14 anni trascorsi dal giorno in cui la Guardia di finanza mise i sigilli alla società di money transfer della sua famiglia, la Money 2 Money di via Rivani a Bologna, e portò lui, il fratello Andrea e il padre Luciano (oggi ottantenne) in carcere, a quello in cui la Cassazione ha rigettato il ricorso della procura generale della Corte d’appello di Firenze confermando la loro assoluzione “perché il fatto non sussiste”.
Tutto crolla il 28 giugno. Fabrizio riceve una telefonata: la Finanza lo sta cercando. Lui guida i militari fino a casa, assiste alla perquisizione con la moglie incinta e il figlioletto di 3 anni. Viene portato in azienda, dove sono già fratello e genitori, sgomenti. Una giornata vissuta “tra incubo e incredulità“. La sera Andrea, Fabrizio e Luciano vengono scortati alla Dozza. Nel reparto di alta sicurezza.
Ricorda Fabrizio: “Ingenuo, chiesi al poliziotto: c’è gente pericolosa qui? E lui: quello pericoloso sei tu”. Fabrizio vi resta un mese, Andrea e Luciano 16 giorni. “Il mio compagno di cella era un napoletano – ricorda Fabrizio –. Appena entrai sbirciò il mio fascicolo, lesse l’imputazione. Mafia – disse –? Questa parola non te la leverai più di dosso. Era vero”. Quali le basi dell’accusa? “Un’intercettazione. Parlando al telefono con mia moglie dall’estero – ancora Fabrizio – dopo un incontro con persone interessate ad acquisire la Money, scherzai: ‘vogliono pagare subito, non mi fido: non vorrei fossero soldi riciclati dalla mafia russa’. Questa frase, riportata negli atti, divenne: ‘stiamo riciclando soldi della mafia cinese’”.
Segue una vicenda giudiziaria tortuosa. Da Bologna passa alla Dda di Firenze; in primo grado i tre vengono condannati per il solo riciclaggio, infine, dopo anni, l’appello si chiude con l’assoluzione piena, poi confermata in Cassazione. “Ci tenevamo – chiarisce l’avvocato Becca –, non volevamo la prescrizione. I miei assistiti sono innocenti. La sentenza d’appello ha restituito loro la giustizia che meritavano, chiarendo che la loro azienda era un’eccellenza”.
E la Money? “Affidata a un curatore, è stata lasciata fallire. Ora sono stati disposti dissequestro e restituzione e stiamo riacquisendo quanto confiscato”. Decine di milioni di euro. Nel frattempo, i Bolzonaro hanno dovuto cambiare vita: uno è agente immobiliare, l’altro lavora in una tabaccheria. “Gli amici? Quasi tutti spariti. La famiglia invece è rimasta unita. Adesso? Non ci abbiamo pensato. Almeno siamo liberi da questo fardello”, sorridono.
Dopo un’agonia giudiziaria durata 14 anni, è arrivata l’assoluzione.
Quando la giustizia fa paura!