venerdì, Maggio 17, 2024
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Criminalità organizzata: Gli affari non hanno patria!

Criminalità organizzata: Gli affari non hanno patria!

 

Oggi mi è capitato di leggere un articolo che parla di accertate ramificazioni della criminalità organizzata nella vicina Svizzera, riconducibili ad alcune famiglie mafiose indicate a noi vicine con oltre 400 addetti o affiliati.

Gli affari non hanno patria stabile, viaggiano e si spostano  sul territorio, senza confini, scevri da ogni burocrazia.

Succede la stessa cosa in Italia, quando si apprende che alcuni territori, considerati illibati o immuni da fenomeni della specie, si scopre invece, a posteriori, che la situazione è decisamente diversa.

La realtà presenta il conto e l’economia reale ne soffre, la sana concorrenza è a rischio, mettendo in discussione ogni corretta dinamica imprenditoriale. Di fronte a tali scenari, nella migliore delle ipotesi, la pubblica amministrazione si mostra pavida, sopporta o per paura o, in qualche caso anche per convenienza e la “cancrena” cresce, si allarga, si rinforza, fino a diventare quasi costume di quel territorio.

I settori economici più esposti sono sempre gli stessi e quindi ci riferiamo al turismo, alla ristorazione, all’edilizia. Insomma, parliamo di ambiti dove il cash imperversa e non si nasconde, dove si illumina, si manifesta e alla fine si riesce anche a notare come l’esempio svizzero di oggi che stiamo commentando.

Quando questo succede, al pari di analoghe ramificazioni nel nostro territorio nazionale, significa che qualcosa non ha funzionato nell’azione di prevenzione e controllo. Significa che qualcuno ha dormito – penso ai notai, professionisti e banche – che hanno assistito impotenti a tali ramificazioni.

I patrimoni che cambiano di mano, le partecipazioni nell’azionariato di una società, gli aumenti di capitale ed i titolari effettivi che cambiano senza che nessuno alza un dito, si pone qualche domanda.

Criticità di sistema

Al netto di commistioni pericolose nel funzionamento della pubblica amministrazione, per la mia esperienza, credo che molto dipende da una conoscenza superficiale e approssimativa del fenomeno.

Quando non si colgono con sufficiente rapidità determinati segnali da parte degli “addetti ai lavori” – in primis professionisti e banche – vuol dire che la formazione non è adeguata.

Quando ci sono compagini societarie che cambiano frequentemente senza che nessuno si chiede la ragione, aumenti di capitale in grandi società per azioni con risorse finanziarie di dubbia provenienza, spesso anche quotate, quando si emettono obbligazioni senza un adeguato controllo delle garanzie, tutto diventa più complicato.

Quando succede tutto questo, sorprendersi adesso, ex post, oltre che inutile,  è pura ipocrisia, se non connivenza ad ogni livello!

 

 

 

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