sabato, Maggio 18, 2024
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LA POLITICA IN VETRINA: L’utopia delle regole, l’ipocrisia umana!

Con l’apertura della settantesima sessione plenaria dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, si sono aperte le riflessioni e le discussioni circa le sorti del mondo.
Si parla delle aree di guerra, di tensioni internazionali, di migranti in fuga e del contrasto al califfato di area islamica radicale, delle cui efferatezze, tutto il mondo sta prendendo coscienza.

Come di consueto, non ci si aspetta molto da questi appuntamenti solenni e d’interesse planetario per una “utopia” di fondo oggettiva che, da sempre, accompagna ahimè l’operato delle Nazioni unite che continua a proporre un assetto politico, religioso e sociale lontano dalla realtà e perciò solo, irrealizzabile.
Saranno presi impegni sulle modalità da applicare per bloccare i cambiamenti climatici contingenti, assicurare a tutti un’autosufficienza alimentare, disarmo generalizzato e tutta una sfilza di buoni propositi.

Buoni propositi, per l’appunto!

Si può non essere d’accordo su un’agenda simile?

Personalmente paragono l’operato dell’ONU all’utopia di casa nostra, ovvero agli alti contenuti della nostra Carta costituzionale laddove troviamo tra i principi fondamentali la libertà, il lavoro, la pari dignità sociale di tutti i cittadini, la laicità dello Stato nei rapporti con la Chiesa cattolica, il ripudio alla guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli, la promozione della cultura e la ricerca scientifica, la tutela del patrimonio storico e artistico nazionale etc.

Ma quanto mai, verrebbe da dire!

Chi le ha viste queste cose, a cominciare dalla “laicità” dello Stato (anche la Chiesa e i suoi devoti votano e il consenso, per qualunque politico, è fondamentale).

A questi grandi principi e valori – utopia per l’appunto, ideali per i quali i nostri antenati hanno a lungo combattuto, segue la miseria umana dei fatti vissuti concretamente.
Segue la realtà, dove, nella maggior parte dei casi, tutti dicono l’opposto di ciò che pensano e si comportano, sovente, in modo diverso da come vorrebbero.
Insomma a prevalere è l’ipocrisia e ahimè, spesso l’interesse personale.

Qualche mese addietro, intento a raccogliere le firme per l’Arredo urbano di Mattinata e relativa pedonalità di Corso Matino, un bambino di cinque anni – nel mentre la di lui mamma era intenta a firmare – a bruciapelo, mi chiese:

“Ma tu, a fare queste cose, ché ci guadagni?”

Niente, risposi.

“E allora a ché serve e chi te lo fa fare”.

Dai grandi ideali del come vorremmo che fosse, alla vita del vissuto comune.
Forse possiamo ancora scegliere, dando ognuno un contributo e spiegando a quel bambino che nel mondo si è felici soprattutto nel dare, offrire e contribuire ad una qualche idealità.

Per concludere aggiungo che siamo partiti da New York – sede dell’ONU – per finire a Mattinata – sede del buon gusto e della riflessione, qualche volta addirittura condivisa!

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