Ho
conseguito la laurea in agraria (triennale) e attualmente sono iscritto al
secondo anno del biennio specialistico.
All’inizio
del 2015 ho chiesto all’Inps il riscatto della laura e, ora, ho ricevuto
risposta di accoglimento della mia domanda, con la richiesta di pagamento di
19.222,02 euro, rateizzabili in 120 rate mensili, per ottenere l’accredito
all’Inps di tre anni di contributi ai fini pensionistici. I miei genitori sono
disposti a pagarmi questi contributi, anche senza troppe difficoltà, ma sono molto
incerto su cosa può convenire. E’ forse preferibile che questo importo, anche
rateizzato in 10 anni, sia versato a mio nome in un fondo di previdenza
complementare? Potete illustrarmi i vantaggi e gli svantaggi dell’una e
dell’altra scelta?
F. G.– FAENZA
R I S P O S T A
I fondi di
previdenza complementare hanno lo scopo di integrare il trattamento
pensionistico garantito dall’assicurazione generale obbligatoria. I versamenti
periodici ai fondi complementari (su base libera e volontaria dell’iscritto, in
caso di lavoratori autonomi, o in base alle disposizioni dei contratti
collettivi – in quanto previste – nel caso dei dipendenti) vengono investiti in
gestioni patrimoniali, la cui composizione e la cui articolazione variano a
seconda del fondo cui si aderisce. Non vi è garanzia circa la bontà degli
investimenti, ed eventuali anticipazioni o riscatti di quanto versato prima
della maturazione della pensione sono possibili solo nei casi e nelle misure
tassativamente previsti per legge. Il riscatto del periodo del corso di laurea
alla gestione obbligatoria Inps consentirebbe al lettore la maturazione di
annualità utili al fine del raggiungimento della pensione, eventualmente
integrata da quella complementare.
DAL”IL SOLE 24 ORE” DEL 7DICEMBRE 2015
