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SEQUESTRO DI PERSONA: Le recite di un ostaggio

Con il passare dei giorni, la vicenda “Sgrena”, va assumendo contorni sempre meno nobili, suscitando, in tutti noi, penso, un profondo senso di malessere.

Nella immediatezza del sequestro, l’opinione pubblica, i media e soprattutto l’Istituzione, ha cercato in ogni modo di raggiungere un risultato soddisfacente, tutti protesi a salvare la sfortunata giornalista. Ricordo bene, insieme a voi, il pianto ed il disperato grido di aiuto rivolto dalla signora Sgrena nel messaggio televisivo durante la prigionia e diffuso in tutto il mondo.  E’ stato un filmato struggente e spietato, fui decisamente spaventato dalla crudeltà dei rapitori. L’occasione, ci indusse a pensare, ancora una volta, a quel grande Paese ancora oggi martoriato dal terrorismo islamico che è l’Irak. E’ un “terrorismo” da qualcuno considerato “resistenza” all’occupazione straniera. Se così è, non si comprendono i quotidiani e gravi attentati rivolti verso la popolazione civile irakena che, al contrario, con il coraggio dimostrato alle recenti elezioni, ha inteso urlare al mondo intero la sua voglia di libertà e voltare pagina dopo mezzo secolo ad ogni sorta di tirannia.

La libertà costa cara. Gli italiani lo sanno bene, soprattutto la generazione che ci ha preceduto. E’ per questo che dobbiamo essere orgogliosi dell’operato delle nostre Forze armate che da tempo, si stanno prodigando per aiutare il popolo irakeno nella difficile opera di ricostruzione.

Oggi, dopo il grande sforzo che la nostra Istituzione, senza ideologia o rimpianti di sorta, ha fatto per ottenere la liberazione dell’ostaggio, con il tragico e fatale incidente che ha visto cadere il valoroso e compianto Nicola Calipari, leggo che la sopravvissuta ai tagliatori di teste, rivolgendosi a questi ultimi, candidamente afferma: “Non li ho mai sentiti come miei nemici”.

Di fronte a tali farneticanti ed assurde dichiarazioni, devo pensare, come tanti italiani, che il suo soggiorno in Irak sia stata una vacanza e che durante il disperato appello televisivo, “recitava”.  Se così è, come sembra essere, complimenti, è stata davvero brava!! è riuscita a farmi piangere, tradendo i miei sentimenti di profonda solidarietà.

Mi ha preso in giro.

A questo punto ormai, gentile connazionale, visto che forse, la sua salvezza è anche il frutto di un mio involontario contributo, la prego, smetta di recitare, se non vuole farlo per i vivi, lo faccia almeno per i morti, a cominciare da Nassirya e finire ai giorni nostri.

E’ anche grazie a quei caduti, che oggi e, spero per sempre, lei come tanti altri che la pensano al suo stesso modo, avete la libertà di ripetere, liberamente, “10, 100, 1000 Nassirya”. Noi alla libertà ci teniamo, non solo alla nostra, teniamo alla sua e a quella del popolo irakeno, e per questo siamo disposti a tutto. Oggi, sono moderatamente ottimista che almeno questo lo abbia capito.

Noi infatti, siamo da questa parte, dove stanno tutti i caduti, a cominciare dagli americani, esattamente dove sta colui che le ha salvato la vita, anche se forse, non la pensava come lei.

Grazie signora Sgrena. Lo spettacolo è finito.

Bari, 09 marzo 2005

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