cassazione.net ———-Rischia la custodia in carcere chi affitta il proprio magazzino sapendo che l’immobile verrà utilizzato per la detenzione e lo smercio di sostanze stupefacenti.
Lo ha stabilito la Corte di Cassazione con la sentenza 35744 del 5 ottobre 2010. È il caso di un uomo condannato dal Tribunale del riesame di Roma per concorso nel reato di detenzione e spaccio di stupefacenti per aver concesso il proprio magazzino in locazione ad uno spacciatore. L’uomo aveva
presentato ricorso in Cassazione per l’annullamento della condanna ritenendo che la consapevolezza dell’attività illecita che si svolgeva nei propri locali, non lo rendeva partecipe della stessa. Respingendo questa tesi, la Suprema Corte ha affermato l’applicazione del principio secondo cui, “la stipulazione del contratto di locazione di un magazzino con la consapevolezza che il conduttore lo utilizzerà per detenervi e confezionarvi sostanze stupefacenti destinate al mercato costituisce un contributo causale alla verificazione del reato di detenzione e cessione delle sostanze stesse, in quanto, a prescindere dalla natura sinallagmatica del contratto, condiziona, nella consapevolezza di entrambi i contraenti, lo schema concretamente adottato nell\’esecuzione dell\’illecito penale che non potrebbe altrimenti realizzarsi se non in forma organizzativa diversa, sicché la condotta del locatore ha sicuro valore concorsuale, indipendentemente dal fatto che l\’azione tipica sia commessa dal conduttore”.
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