Natura e proprietà della Banca d’Italia (È vero che la Banca d’Italia viene privatizzata?)
R I S P O S T A
La Banca d’Italia era e resta un istituto di diritto pubblico, che svolge funzioni pubbliche su cui nessun soggetto privato mai ha potuto, né mai potrà, esercitare alcuna influenza. Su questo i Trattati europei e le norme italiane sono tassativi, lo erano in passato, lo rimangono oggi. Per ragioni storiche che risalgono agli anni
Trenta del secolo scorso, la Banca d’Italia già aveva una forma giuridica associativa, che ricordava quella di una società per azioni; le quote di partecipazione al capitale erano distribuite tra banche ed enti di assicurazione e previdenza, per la maggior parte divenuti dagli anni Novanta di natura privata. La riforma crea le condizioni
perché i partecipanti al capitale non siano più in pochi, come oggi, ma in tanti; non solo banche e compagnie assicurative, ma anche fondi pensione e fondazioni. È un modello non dissimile da quello delle banche centrali di due tra i maggiori paesi del mondo avanzato, gli Stati Uniti e il Giappone. Nessuno mai penserebbe di considerare “private” la Federal Reserve americana o la Banca del Giappone.
La “Legge sul risparmio” del 2005 prevedeva, tra l’altro, il passaggio del capitale sociale della Banca allo Stato. Negli anni seguenti questa previsione non è stata attuata. In primo luogo, il mantenimento dell’indipendenza della Banca d’Italia, sancita e tutelata dal Trattato europeo sull’Unione economica e monetaria, avrebbe richiesto la predisposizione di un complesso intervento legislativo a protezione di tale indipendenza. Questa, come è stato più volte riconosciuto dalla Banca centrale europea, non è stata in alcun modo compromessa dall’assetto a partecipazione privata. In secondo luogo, lo Stato avrebbe dovuto indennizzare i partecipanti, i quali
vantavano diritti legalmente protetti. La misura dell’indennizzo era incerta e ardua da determinare. Si è arrivati oggi a stimare il valore delle quote attraverso un calcolo complesso e con la consulenza di esperti nazionali e internazionali (da 5 a 7,5 miliardi di euro; cfr. il documento Aggiornamento del valore delle quote di capitale
della Banca d’Italia). In caso di statalizzazione della Banca una tale somma sarebbe stata a carico del bilancio pubblico, cioè del contribuente.
DA FAQ BANCA D\’ITALIA