Al termine di circa venti anni di illusioni collettive, di obiettivi mancati,
speranze diffuse e fiducia mal riposta
siamo giunti ad un punto di non ritorno, dove dobbiamo soltanto guardare avanti.
Lo dobbiamo fare comunque, con entusiasmo e ottimismo, cercando di non ripetere
gli errori del passato.
E’
vero, trovare l’entusiasmo è difficile, soprattutto con questa classe politica
che, ahimè, ancora imperversa nel nostro panorama parlamentare.
Malgrado
stiamo tutti davanti ad uno Stato tutto tasse e niente servizi, con disoccupati
di ogni età che fanno fatica a vivere il presente e il futuro neanche lo
sognano;
Malgrado
gli imprenditori sono allo stremo, molti dei quali ce lo hanno ricordato anche
con gesti estremi;
Malgrado
i trasportatori manifestano, anche a rischio di bloccare l’Italia;
Malgrado
i cittadini non sono liberi di eleggere i propri rappresentanti;
Malgrado
un precariato del lavoro crescente, dove la forbice del benessere continua ad
ampliarsi.
Malgrado
tutto questo, io resto ottimista per alcune ragioni elementari, tutte legate al
Made in Italy, al nostro marchio di qualità, come vera e insostituibile forza
propulsiva del nostro grande Paese, invidiato e copiato in tutto il mondo.
Quando
penso ai nostri problemi, in modo quasi inevitabile sono indotto a pensare alla
vicenda Parmalat che, pur producendo prodotti di assoluta qualità a livello
planetario, è tristemente fallita, lasciando sul lastrico centinaia di migliaia
di risparmiatori che avevano creduto in quella storia imprenditoriale.
Il
default, si è determinato, come le indagini della magistratura ci hanno
ampiamente documentato – anche con sentenze di condanna ormai definitive – unicamente
a causa di una classe dirigente corrotta e incapace.
Ecco
l’Italia sta nella stessa condizione in cui si trovava il colosso alimentare,
dove è bastato mettere un commissario straordinario per qualche anno e l’azienda
è tornata in Borsa a produrre utili per la soddisfazione di tutti.
Se
la diagnosi sembra convincente, cambiamo subito le regole del gioco (e qualche
spiraglio positivo per fortuna si intravede …), mandiamo a casa questa vecchia
classe dirigente che ha preso la politica per mestiere, facciamolo per il
nostro bene, di quello dei nostri figli e certamente dell’Italia intera.
Questo
è l’Augurio che voglio fare a tutti, ma soprattutto a tanti che sono rimasti
indietro e che fanno fatica anche solo a sopravvivere.
Viva
l’Italia e Auguri a tutti.