In queste ore convulse di discussione alla Camera del Parlamento nazionale ho sentito molti giudizi, secondo i quali, l’impegno della maggioranza di Governo per l’approvazione della nuova legge elettorale, sarebbe esagerato: serve il lavoro, la piena occupazione e che gli italiani per mangiare, non hanno bisogno della legge elettorale.
Posto che ogni giudizio è rispettabile, se ci troviamo in queste condizioni, gran parte del merito è attribuibile proprio alla mancanza di una legge elettorale.
L’Italia è divisa in tre, nel senso che se si rivotasse oggi con la vecchia legge meglio conosciuta con l’appellativo “porcellum”, non vincerebbe nessuno, nel senso che, molto verosimilmente, il partito che prenderebbe il premio di maggioranza alla Camera, sarebbe debole al Senato così come è già successo alle politiche del febbraio 2013. Dopo le ultime elezioni, infatti, per poter fare un Governo, sono state necessarie le c.d. “larghe intese”, mettendo in pratica insieme “il diavolo e l’acqua santa”, cioè soggetti politici di origine, cultura e tendenze opposte.
Quando si governa in questo modo, la storia ce lo ricorda, non si decide mai, si rinvia perché non si è d’accordo su nulla o quasi.
I problemi e le responsabilità che ogni decisione comporta, vengono rinviate sine die a danno del Paese e degli Italiani.
Oggi, finalmente, possiamo dire di avere una legge elettorale, l’Italicum, in grado di esprimere una forza di governo in grado di governare e decidere, senza veti di minoranze da prefisso telefonico ed in grado di assicurare una larga rappresentanza parlamentare.
Oggi l’Italia ha completato un iter fatto di discussioni, modifiche e aggiustamenti iniziato oltre un anno addietro, alla fine di un percorso si è deciso, votato e alla fine approvata una nuova legge elettorale in grado di restituire una governabilità da tempo smarrita.
Il futuro è oggi!