giovedì, Maggio 2, 2024
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LA POLITICA IN VETRINA: Avanti tutta!


La recente tornata elettorale di domenica scorsa ha dimostrato che il vero vincitore è stato l’astensionismo, con circa il 50% di elettorato che ha disertato le urne.
La crisi economica, la disoccupazione giovanile, i tanti scandali e i candidati c.d. impresentabili hanno certamente contribuito nella disaffezione dalla politica tradizionale.
Per il resto, a parte l’effimero successo della Lega che ha galoppato il sentimento di ansia e paura per un elettorato anti europeo ed anti immigrazione, abbiamo visto il M5S attestarsi come forza politica nazionale, riconquistando il secondo posto alle spalle del Partito democratico che comunque è riuscito a strappare cinque Regioni su sette.
Mai come adesso il Partito di maggioranza al Governo del Paese ha la necessità di recuperare una coesione, soprattutto attraverso una forte accelerazione del percorso riformatore.
Fermarsi o anche solo tentennare adesso sulla strada intrapresa, sarebbe un suicidio.
D’altronde, come è sempre successo, fare le “riforme”, con responsabilità di governo, molto spesso, significa assumere decisioni impopolari che tolgono consenso. Quest’ultimo lo si potrà guadagnare solo nella misura in cui le stesse riforme diano i frutti sperati e che tutti ci attendiamo. Diversamente, ahimè, si va a casa, inevitabilmente.
Che la strada sia quella giusta non lo ha detto solo il Governatore della Banca d’Italia nel suo consueto intervento annuale od anche il Presidente della Confindustria che ha solo chiesto al Governo, contrariamente al passato, di non rallentare o disperdere la determinazione fino ad oggi dimostrata, lo stanno ad indicare molti indicatori economici.
Primo fra tutti, in questa classifica, peraltro poco o niente affatto avvertita dalla percezione comune, è il significativo incremento di oltre il 50% dei mutui bancari per l’acquisto della prima casa, registrato nel primo quadrimestre del corrente anno.
Rappresenta questo, a mio avviso, un importante indicatore economico considerato l’indotto che andrà a determinarsi in termini di occupazione per l’intera economia del nostro Paese.

Per concludere voglio mutuare una metafora di un famoso economista tedesco di cui mi sfugge il nome: “L’economia è il nostro destino”.

Ecco, se è vero questo, auguriamoci tutti che l’economia si riprenda a beneficio delle categorie sociali più deboli, restituendo all’Italia quella dignità che la lunga crisi ha pesantemente offuscato.

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