Anche solo immaginare l’uscita della Grecia dall’Euro, penso che sia un rischio che non ci possiamo permettere.
Fare ricorso al Referendum popolare – indetto per il 5 luglio p.v. – per chiedere al popolo greco quale decisione assumere in rapporto alle condizioni poste dai creditori internazionali – perché in definitiva si tratta di soldi, come sempre – personalmente la considero una “trovata” molto populistica ma poco intelligente, anzi dico meglio, la considero “pavida” da parte del Governo in carica.
Quando ci si candida e si viene eletti ad una carica pubblica come la guida di un Governo di un Paese in difficoltà, bisogna avere delle competenze idonee e qualificate per fare delle scelte, soprattutto di politica economica e ancora di più, quando si tratta di accettare trattati internazionali.
Non è un caso se i nostri Padri costituenti, nella nostra Carta del ’48 esclusero la possibilità di indire un Referendum per la ratifica di trattati internazionali, per i quali, evidentemente, trattandosi di materia complessa, deve essere il Governo in carica a decidere la strada da percorrere nell’interesse del popolo che rappresenta (1).
In Grecia, probabilmente, la disciplina normativa è diversa e il percorso del Referendum popolare è possibile.
In ogni caso, a mio avviso, non si tratta di una iniziativa democratica ma al contrario di una iniziativa pavida del governo greco che non intende assumersi le proprie responsabilità di fronte ad una scelta difficile.
Oggi, con le banche chiuse, lo spread che sale e tutti i mercati internazionali in fibrillazione, incrociamo le dita, per il popolo greco e per l’Europa unita.
(1) Art.75 – 2° comma: Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio [cfr. art. 81], di amnistia e di indulto [cfr. art. 79], di autorizzazione a ratificare trattati internazionali [cfr. art. 80].