venerdì, Maggio 17, 2024
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SE SOLO L’AVESSI FATTO: Le petunie sarebbero ancora vive!

LUI: Dimmi,
secondo te una persona può essere ritenuta responsabile per qualcosa che non ha
fatto?

LEI: Che domande.
Certo che no! Siamo responsabili di ciò che facciamo e di ciò che ne consegue;
ma nessuno può essere ritenuto colpevole o meritevole per qualcosa che non ha
fatto.

LUI: Mi fa
piacere sentirtelo dire. Ero un po’ preoccupato.

LEI: Perché cos’hai
fatto?

LUI: Non ho fatto
niente, o comunque niente di grave. Proprio questo è il punto. Ma le petunie
sono morte.

LEI: Morte? Non
le hai annaffiate come ti avevo chiesto?

LUI: Me ne sono
dimenticato …

LEI: Lo sapevo,
di te non si può mai fidare. Ti avevo pregato di annaffiarle.

LUI: Sono
desolato. Erano delle belle petunie e dispiace anche a me che adesso siano
rinsecchiete. Mi è proprio passato di mente.

LEI: Bella scusa.

LUI: Non è una
scusa. Se mi permetti, hai appena detto che nessuno può essere ritenuto
responsabile per qualcosa che non ha fatto …

LEI: Adesso non
vorrai cavartela così! Sai meglio di me che esistono anche i reati di
omissione. Se fai un incidente e non ti fermi a soccorrere i feriti, sei
ritenuto colpevole.

LUI: Plutarco
diceva che l’omissione del bene non è meno riprovevole dell’attuazione del
male.

LEI: Esatto.

LUI: Però tu hai detto l’opposto. Hai detto che non possiamo
essere ritenuti responsabili per qualcosa che non abbiamo fatto.

LEI: Non è l’opposto.
Le cose che non abbiamo fatto non fanno parte della nostra storia, proprio come
gli unicorni e le montagne incantate non fanno parte del nostro mondo. Quindi
non possono essere casualmente, legalmente, o moralmente influenti. Ma
affermare questo non equivale a negare la tesi di Plutarco. Ne avevamo già
parlato: c’è una bella differenza tra essere puniti per qualcosa che non si è
fatto ed essere puniti per non aver fatto qualcosa! La prima eventualità non ha
senso (ed è per questo motivo che ho detto quello che ho detto in risposta alla
tua domanda iniziale); la seconda è perfettamente ragionevole.

LUI: Ma che differenza c’è?

LEI: La differenza
è, appunto, che se da un lato non ci sono cose che non si fanno, dall’altro
ogni nostra azione equivale a fare certe cose piuttosto che altre. E se
decidiamo di tirare dritto anziché fermarci a soccorrere un ferito, siamo
legalmente punibili per il fatto di non esserci fermati (un fatto negativo, non
un fatto inesistente).

LUI: Ma io non ho
deciso di non bagnare le petunie; me ne sono semplicemente scordato.

LEI: Hai ragione,
non avrei dovuto usare quella parola. Chi non si ferma a soccorrere un ferito è
in colpa per il semplice fatto di non essersi fermato, indipendentemente dalle
ragioni; tu sei in colpa per il semplice fatto di non aver annaffiato le
petunie.

LUI: E perché, se
posso chiedere, da dove nasce la colpa?

LEI: Considera l’automobilista
che non si ferma a soccorrere il ferito. Metti che le condizioni di quest’ultimo
si aggravino, magari fino al punto di morire. L’automobilista è colpevole in
quanto, se si fosse fermato, la vittima non sarebbe morta. Analogamente, tu sei
responsabile per la morte delle petunie in quanto, se le avessi annaffiate, le
petunie non sarebbero morte. Le nostre responsabilità si misurano così, con dei
condizionali contro fattuali. E questo vale per le omissioni come anche per le
attuazioni, per usare la terminologia di Plutarco. Se l’altro giorno tu nojn
avessi calciato malamente il pallone, la finestra non sarebbe andata in frantumi. Ecco perché ti è toccato sborsare i soldi
per sostituire il vetro.

LUI: Va bene, sei
stata chiarissima. E credo che tu abbia ragione: tendiamo ad attribuire colpe e
meriti proprio sulla base di condizionali di questo tipo.

LEI: Non è solo
una tendenza. E la norma. L’applicazione degli articoli del Codice penale in
materia di <<omissione di soccorso>> e di <<rapporto di
casualità>> si fonda proprio sull’esame di condizionali questo tipo. E
per questo motivo che il vetro l’hai dovuto pagare tu e non, che so io, la
Signora Teresa. Sei stato tu a calciare il pallone, non lei.

FICCANASO: (passava di li un carretto pieno di petunie).
Ecco,, tenete. Sono vive e vegete, e pressoché identiche a quelle che il
signore si è dimenticato di annffiare. Però guardate che anche la signora
Teresa avrebbe potuto annaffiarle! Perché non date la colpa anche a lei?

LEI e LUI: Prego?

FICCANASO: Il
signore è stato incolpato della morte delle petunie per il fatto di non averle
annaffiate. Se ho capito bene, il motivo è che se le avesse annaffiate, le
petunie non sarebbero morte. Stando così le cose, dovreste ritenere
responsabile allo stesso modo anche la signora Teresa.

LEI: Perché, scusi?

FICCANASO: Perché
è altrettanto vero che se la Teresa le avesse annaffiate, le petunie non sarebbero
morte. Anzi, a ben pensarci avrei potuto bagnarle anch’io, e non sarebbero
morte. Perché non da la colpa anche a me?

LEI: Ma io non so nemmeno chi sia lei?

FICCANASO:
Precisamente!

DAL SOLE 24 ORE DEL
10 APRILE 2016

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