Un bellissimo e provocatorio articolo di una grandissima penna del giornalismo italiano ha scritto oggi che “Renzi è morto, manca solo la data del funerale”.
Se così fosse, ma spero che rimanga solo una provocazione, sarei uno dei primi ad esserne sconvolto.
Morire, politicamente s\’intende, per uno che che in questi due anni si è dannato per fare qualcosa di accettabile e utile al Paese, sarebbe un omicidio intollerabile.
La prova del nove dell\’auspicio giornalistico sta nell\’appuntamento referendario autunnale, dove sono in pentola diverse novità, come quella di ridurre drasticamente le indennità ai nostri Consiglieri regionali.
Pensiamo solo a questo: il Consigliere Ciccillo CACACE prenderà l\’indennità corrispondente a quella del Sindaco della città capoluogo di riferimento. Per quelli pugliesi, varrà quella del primo cittadino di Bari che corrisponde a meno della metà di quanto percepiscono adesso.
Solo per questo io la voterei la Riforma costutuzionale, perchè domani non voglio essere accusato di omicidio dai miei figli e da tutti quelli che verranno.
Lunga vita al nostro premier, buon voto a tutti!
FONTE: Ilgiornale.it
BUONA LETTURA
Vittorio Feltri: “Matteo Renzi è morto, ci serve solo la data del funerale”
Matteo Renzi è morto e gli stanno preparando il funerale. Parola di Vittorio Feltri che sul Giornale scrive: “Quelli che la sanno lunga dicono che Matteo Renzi sia cattivissimo, cinico e vendicativo. A me più che altro sembra morto, politicamente, s\’intende. Bisogna soltanto comunicargli la data del funerale”. Che peccato, continua Feltri, “un premier tanto giovane e vigoroso, pieno di idee sbagliate e di energie sprecate, se ne sta andando già nel numero dei più inutili e dispersivi governanti, cioè capaci di presentarsi bene, di illudere le folle con promesse mirabolanti, ma, alla prova dei fatti, inabili a concludere alcunché”.
Renzi, non diversamente dai predecessori Mario Monti ed Enrico Letta, non è riuscito a far ripartire il Paese, spiega Feltri, e a dimostrarlo ci sono i dati macroeconomici. Insomma anziché la quarta il premier ha “innestato la retromarcia”. E\’ “riuscito a progredire soltanto nel degrado: Roma docet (…) In barba al Jobs act, la disoccupazione, lungi dall\’essere calata, si è impennata (inclusa quella giovanile, aggravata dal fatto che i ragazzi hanno voglia di incassare lo stipendio e non di lavorare). Il Pil è stabilmente basso. Il debito pubblico è a livelli di record mondiale. Se i padroni dello spread (i banchieri spericolati e complici dei finanzieri vicini alle cancellerie) decidessero di sbarazzarsi dell\’enfant prodige fiorentino, darebbero un po\’ di gas alle loro speculazioni e addio bambinone. Già visto”.
E poi ci sono le spaccature del Pd, i discorsi fotocopia in ogni Paese in sui si reca. “La peggior figura che possa rimediare un premier è quella di rendersi ridicolo”, conclude Feltri: “Auguriamo a don Matteo una dolce morte (politica, sottolineiamo ancora). Libera nos a malo”.