La legge 89/2014 si estende
anche ai dipendenti della pubblica amministrazione. Effetti diretti sulle quote
maturate dal 1° maggio 2014
Il tetto ai compensi per manager e dipendenti della pubblica amministrazione, fissato per legge a 240mila euro, ha effetti diretti sulle quote di pensione maturate dal primo maggio 2014. A chiarirlo è l\’Inps con una circolare in cui ricorda la riduzione dei limiti retributivi
da 311 a 240mila euro annui. Il tetto per chiunque riceva retribuzioni dalle
finanze pubbliche è il compenso del primo presidente della Corte di Cassazione.
Per chi vale il limite – L\’Inps ricorda che il
limite retributivo riguarda: gli amministratori di società non quotate
direttamente o indirettamente controllate dalle pubbliche amministrazioni, i
titolari di lavoro dipendente o autonomo, i componenti o presidenti delle
autorità amministrative indipendenti, i titolari di rapporti di lavoro
dipendente e autonomo con amministrazioni locali e con enti pubblici economici.
Le società – Le società non quotate sono divise in fasce con limiti
retributivi del 100% del trattamento del primo presidente della Corte di
Cassazione per la prima fascia (Anas, Invimit, Rai), l\’80% per la seconda
fascia (Coni, Consip, Enav, Invitalia ecc), 50% del trattamento per gli
amministratori delle società di terza fascia (Italia lavoro, Istituto Luce,
Sogesid ecc).
Riduzione delle quote pensione – La riduzione fino al limite dei 240mila
euro annui opera, ai fini dei trattamenti previdenziali, con riferimento alle
anzianità contributive maturate a decorrere dal primo maggio 2014. La riduzione
– scrive l\’Inps – “incide su tutte le quote di pensione che concorrono
alla determinazione del reddito pensionistico”. La riduzione dei limiti
retributivi opera naturalmente anche sul Tfr per le quote maturate dopo il
primo maggio 2014.