Come per tutte le vicende economiche giudiziarie e, in questo caso soprattutto politiche, tutti i “faccendieri” hanno l’abitudine di millantare, facendo credere agli altri e, in questo caso all’amministratore di un’azienda pubblica come la CONSIP, di conoscere tutti, fatta eccezione per Gesù Cristo.
Già qualche giorno addietro ebbi modo di dire che, dalle prime indiscrezioni giornalistiche si capiva o, comunque si poteva intuire, una ipotesi di millantato credito da parte della persona più vicina al padre dell’ex Presidente del Consiglio.
Sembra che la strada supposta da chi scrive sia quella giusta per le considerazioni che seguono:
1. Tiziano Renzi, per come avrebbe dichiarato nel corso dell’interrogatorio di oggi pomeriggio, non conosce né l’imprenditore Romeo – già agli arresti per corruzione – né il Senatore Verdini;
2. A detta del già citato amministratore della CONSIP, l’imprenditore farmaceutico – molto vicino per vecchia amicizia al sig. Tiziano Renzi, si recò a Roma presso gli uffici dell’azienda pubblica per perorare le iniziative imprenditoriali di Romeo e ricordando che parlava a nome di Verdini e Tiziano Renzi grazie ai quali lo stesso amministratore pubblico trovavasi in quel ruolo;
3. Il ripetuto imprenditore farmaceutico – a torto o a ragione definito in questa vicenda il “faccendiere” – all’interrogatorio di oggi – svolto in simultanea per evidenti ragioni – ha preferito non rispondere avvalendosi della relativa facoltà.
L’indagine andrà avanti, com’è giusto che sia ma è innegabile che, già da queste prime fasi le “falle e/o incomprensioni” investigative, salvo una “T” recuperata nel bidone dell’immondizia, non resti molto.
Anzi no, mi sbaglio: l’immondizia quella si, resta ed è veramente tanta, mai così tanta!
