>>Una
giornalista chiese alla teologa Dorothe SOLLE: “Come spiegherebbe la felicità
ad un bambino? “Non glielo spiegherei, gli dare un pallone per giocare.>>
Nata a Colonia nel 1929 in un a famiglia alto-borghese
protestante, Dorothe SOLLE si dedicò ben presto agli studi umanistici che la
condussero alla teologia della quale divenne docente universitaria sia a
Magonza sia a New York. La sua fu una concezione di forte impronta sociale.:
Cristo vero uomo ci rende presente e operante in noi il Dio trascendente e
assente. In ultima analisi anche la festa di Pentecoste è legata allo Spirito
di Dio visto come un respiro di vita, di libertà e di fede che attraversa l’anima
della persona umana. In questa luce riusciamo a comprendere la battuta che
abbiamo citato: è nell’atto gratuito, incarnato nel gioco, che scopriamo la
pienezza della vita, è nell’amore autentico – che è donazione piena e totale –
che gustiamo la felicità pura. Riducendo il gioco ad affare sportivo con un
giro vorticoso di interessi e l’amore una mera esperienza di godimento sessuale,
abbiamo perso il sapore della libertà e della gioia genuina.
Non sappiamo più giocare in senso genuino ed è per questo
che non conosciamo più la vera festa e
la felicità intatta.
DAL
SOLE 24 ORE DEL 4 GIUGNO 2017