I genitori spesso regalano soldi ai figli, specie in occasione del Natale. Non una pioggia di soldi a raffica, sul conto corrente, ma una somma di denaro adeguata a sollevare i figli dai vari intoppi economici. D’altra parte, nell’ultimo periodo si fa sentire maggiormente l’esigenza di reperire liquidità, spesso anche se non si vorrebbe si ricorre ai genitori.

La verità è che in questo periodo pandemico da Covid-19 i genitori e nonni sono diventati un bancomat esistenziale, necessario per evitare una profonda crisi economica, sociale, ma soprattutto individuale. Una mano sempre tesa nei momenti di sconforto, non solo fisici.

Ecco, perché, nell’ultimo periodo sono pervenute in redazione maggiori domande su: come regalare soldi ai figli senza finire nelle fauci del Fisco o, ancora, soldi regalati vanno dichiarati? 

Il vero problema, è che il Fisco può allungare le mani sul quel “regalo” in denaro, anche se frutto di una donazione. La questione è seria. Non spaventa la possibilità di una tassazione sulle somme oggetto del regalo, ma comprovare che quelle somme rientrano nella categoria di quelle non tassabili, ovvero esenti.

Cerchiamo di capire che la vera questione che potrebbe creare non pochi grattacapi con il Fisco non è il regalo in denaro, ma quella di dover dimostrare all’ufficio territoriale competente dell’Agenzia delle Entrate, che si tratti di denaro non tassabile alla fonte. 

Ho ricevuto dei soldi come regalo, che faccio li posso depositare sul conto corrente?

È una bellissima notizia, ricevere in regalo una somma di denaro dai genitori o dai nonni fa sempre piacere. Anche, perché non è solo un bel gesto verso un figlio o un nipote in difficoltà, ma racchiude la presenza della famiglia anche in un gesto materiale. Tuttavia, c’è sempre un “ma” che rovina ogni gioia.

Devi sapere che esistono due modi per ricevere un regalo in denaro, quali:

  • il primo porta a ricevere una somma in denaro liquida, ovvero dei soldi in contanti;
  • il secondo è quello di ricevere dei soldi attraverso i sistemi tracciabili di pagamento, come ad esempio: bonifico, assegno, ricarica Postepay e così via.

In presenza di denaro contante, occorre rammentare che la normativa ha subito dei cambiamenti. Infatti, secondo le attuali disposizioni di legge con decorrenza dal 1° gennaio 2022, non sono ammessi scambi in denaro liquido per un valore che supera i 1.000 euro. Se non si rispettano tali direttive, si rischia una multa molto salata che potrebbe oscillare dal valore di 1.000 euro sino a non oltre 50.000 euro. 

In altre parole, puoi ricevere un regalo in contante per un valore di non oltre 999,99 euro. Nel caso in cui si supera tale soglia occorre trasferire il denaro a mezzo di pagamenti tracciabili, come ad esempio un bonifico o, ancora un assegno e così via.

Intanto, se hai ricevuto un regalo in soldi liquidi e lo custodisci tra le “Mure” domestiche, ovvero in casa non rischi la zavorra del fisco. Puoi spenderlo all’occorrenza senza problemi, in quanto, non è tracciabile o, meglio non vi è traccia del denaro ricevuto in donazione.

Se invece, devi versarlo in banca per la copertura di uno scoperto o per qualsiasi altra esigenza, in questo caso occorre valutare diversi aspetti poco piacevoli. Se da un controllo emerge l’accredito di denaro sul conto corrente, il fisco può presumere che tu abbia versato del denaro prodotto dal una fonte di reddito e, quindi, reclamarne la tassazione.

In questo caso, l’Agenzia delle Entrate avvia un accertamento richiedendo il versamento dell’IRPEF, ovvero l’imposta applicata sui redditi delle persone fisiche. 

Oltre tutto va detto che, difficilmente l’Amministrazione Finanziaria si muove nel perseguire somme irrisorie di denaro, anche se in verità non è presente nella normativa un limite minimo che sfugge ai controlli fiscali. È possibile che per le piccole somme di denaro non scatti alcun interesse da parte dell’ufficio delle imposte territoriale e, quindi, si presume che per poche centinaia di euro non si attivi una verifica fiscale. 

La vera questione, potrebbe sorgere in presenza di un accredito ricevuto in modo stabile e non casuale, come ad esempio, se ricevi un accredito mensile di 400 euro. Ora, è bene comprendere che non si tratta più di un regalo, una tantum per un compleanno o per una qualsiasi ricorrenza, ma in questi casi occorre mettersi in regola nei confronti del fisco.

O, almeno conoscere alcune cose che potrebbero esserti utile in una fase di contestazione da parte dell’Amministrazione Finanziaria.

Si consiglia la visione del video YouTube di Eugenio Vicari – Consulente Finanziario sui movimenti bancari.

Ho ricevuto dei soldi in regalo, che faccio li devo inserire nella dichiarazione dei redditi?

Alleggeriamo nell’immediato un peso tremendo che tormenta tanto colui che riceve un regalo in denaro, quanto chi si appresta a farlo. Per le piccole somme di denaro ricevute in regalo non c’è bisogno d’inserirle nella dichiarazione dei redditi e, quindi di dichiararle.

A dirlo è l’Agenzia delle Entrate che nella circolare n. 3/2018, che ha chiarito il concetto delle donazioni di piccole entità non soggette a imposta. In sostanza, quella cifra che rientrano nel “modico valore” non sono soggette a tassazione. Nello stesso tempo, l’Amministrazione Finanziaria ha omesso di attribuire un valore numerico alla definizione di “modico valore”.

Appare chiaro che se il regalo è tale da non creare disagi economici al donante, né tantomeno arricchire il beneficiario dovrebbe rientrare nel “modico valore”. 

In altre parole, occorre verificare le condizioni economiche di entrambi i soggetti, ovvero donante e beneficiario, per stabilire questo principio. In ogni caso, per un regalo o una donazione di pochi spiccioli o centinaia di euro non si corre il rischio di un controllo fiscale.

Viceversa, in presenza di un bel regalo abbastanza cospicuo o di una donazione il cui valore non è affatto modico, occorre considerare due passaggi molto importanti.

Il primo riguarda la registrazione di un atto pubblico notarile, mentre il secondo porta a dichiarare tale somma in fase di dichiarazione dei redditi. In questo contesto, appare chiaro che aumentano i costi, in quanto bisogna considerare le spese legate al rogito notarile.

D’altra parte, se viene meno quest’ultima “formalità”, ovvero il rogito notarile si potrebbero eludere le sanzioni, ma la donazione non avrebbe efficacia, in quanto nulla. In quest’ultima ipotesi, il donante o anche eventualmente gli eredi potrebbero reclamare il denaro, richiedendone la riconsegna.

Attenzione! In presenza di piccole donazioni o di un regalo in soldi di modico valore non è previsto il prelievo fiscale. Se, invece, parliamo di un importo abbastanza rilevante, occorre un atto notarile. In questo caso si versano le imposte applicate sulle donazioni e il regalo finisce nella dichiarazione dei redditi. 

Come ricevere i soldi in regalo da papà o dallo zio?

Come si legge da La Legge per Tutti, il concetto delle donazioni modiche che secondo l’Agenzia delle Entrate non sono né tassabili, né tantomeno finiscono nelle somme dichiarabili, quindi esentasse. Tuttavia, in presenza di un riscontro dall’ufficio delle imposte territoriale il contribuente deve dimostrare che si tratta di somme non tassabili.

Appare chiaro che non compete all’Amministrazione Finanziaria intuire se si trova dinnanzi a un “regalo” in denaro, ma più facilmente parte con la presunzione di somme non dichiarate o proventi frutti da denaro in nero.

D’altra parte, se i soldi fanno parte di una donazione di modesto valore non tracciabili, ovvero che non passa sul conto corrente non sorgono grossi problemi. Venendo meno il principio della tracciabilità salta la fase di controllo, almeno se parliamo sempre di somme irrisorie.

La vera questione si apre quando il denaro transita sul conto corrente, ovvero in presenza di un versamento in banca o, ancora se arriva un bonifico inaspettato, così come un assegno, ma anche una ricarica postepay. Insomma, il contribuente potrebbe essere chiamato dal fisco per giustificare la transazione di denaro, in questo caso egli dovrà dimostrare che il denaro è il frutto di una donazione.

I soldi regalati dal nonno sono una donazione come lo dimostro? Per documentare una donazione eseguita dai genitori, nonni, zii o altro partente, occorre la presenza di una scrittura privata riportante una data certa.

In sostanza, occorre redigere un documento nel quale viene sottoscritto la somma di denaro oggetto della donazione, ma soprattutto, la volontà del donante di elargire una somma di denaro al donatario. L’atto dev’essere siglata e datata con data certa.

Ciò significa che non basta redigere un atto di pugno proprio e sottoscriverlo, ma occorre che venga autenticato da un notaio o ancora registrato presso l’Agenzia delle Entrate. È possibile avvalersi anche di una modalità di scambio diversa, come può essere a mezzo di posta elettronica certificata PEC o, ancora con una marca temporale elettronica.

In tutto questo, resta valido anche il canale di spedizione a sé stesso utilizzando una raccomandata A.R. In quest’ultima ipotesi, il timbro emesso da Poste Italiane funge da attestazione rilasciata da pubblico ufficiale. 

In presenza di un bonifico, si ricorre alla scrittura privata solo se chi elargisce il regalo è un familiare non convivente. In altre parole, in presenza di un bonifico tra figli e genitori non sussiste un vero obbligo. Questo, perché la legge prevede l’assistenza reciproca, sulla base di questo principio si presume che i genitori si prendano cura dei figli. Ecco, perché, in presenza di un regalo in denaro tra genitori e figli anche attraverso i canali tracciabili non vi è il vincolo che porta a giustificare la transazione. 

Ricordiamo, infine, che se una somma di denaro viene donata al figlio in denaro contante e, questa viene versata sul conto corrente la questione cambia e anche di molto. In questo caso, il figlio dovrà dimostrare al fisco la provenienza del denaro, in assenza di una scrittura privata con data certa la vicenda potrebbe complicarsi molto, fino a portare il fisco a tassare il denaro ricevuto come donazione.