Tra qualche giorno milioni di cittadini dovranno regolarizzare i pagamenti riferiti alle rate IMU, ma anche della TARI (imposte applicate sugli immobili). Entro la fine dell’anno, ovvero il 31 dicembre 2021, scatta l’imposta di bollo applicata sui buoni fruttiferi in base alla sottoscrizione degli strumenti finanziari. Non solo. A completare un quadro già complesso di suo, c’è anche il pasticcio delle rate della definizione agevolata. Sebbene gli appuntamenti sono ingombranti quello che ci spaventa realmente potrebbe giungere da un altro fronte, a rischio proprio soldi sul conto corrente.

Sono stati diramati i dati relativi al rialzo del prezzo dei generi di prima necessità riferiti al mese di novembre 2021. Secondo l’ISTAT l’indice NIC applicato sui prezzi al consumo si colloca su un trend in rialzo attestandosi su un +0,7% su riferimento mensile, mentre del +3,8% su quello annuo. Basti pensare che appena il mese prima l’indice era stabile al +3,0%. 

In breve, questo indica che sono lievitati i prezzi dei generi di prima necessità, come ad esempio pane, benzina, luce e così via. La cosa tragica e che si presume un indice ancora in rialzo. In altre parole, non è detto che l’asticella dei rialzi si fermi, ma è più facile che i rincari aumentino ancora, forse in meno di un mese potremmo ricevere una brutta sorpresa. Ecco, perché fanno male le imposte IMU, TARI, nonché quelle riferite alla Pace fiscale, ma spaventa di più la vera stangata che a breve potrebbe affossare il conto corrente. 

Altro che IMU e TARI, arriva la stangata sul conto corrente

Il quadro mostrato dall’ISTAT non è affatto confortante, l’aumento vertiginoso del carovita porta a rilevare un incremento sul costo della vita, nonché sui beni energetici. Occorre, sottolineare che l’incremento sulle materie prime, ovvero gas naturale e petrolio ricade automaticamente sui prezzi al consumo di tutta la filiera produttiva. Non solo. Il vero problema, è legato al rincaro dei prezzi a monte per poi raggiungere sistematicamente il consumatore finale.

A impattarsi frontalmente con le famiglie e imprese, si attacca anche l’aumento riferito alla domanda dei beni e servi del periodo post pandemia da Covid-19. Insomma, come se non bastasse a spingere la lancetta dei rincari anche il tempo post Covid.19.

Conto corrente: la macchinazione peggiore che potesse giungere all’improvviso

Non è da oggi, ma bensì da circa 13 anni che l’inflazione nel nostro Bel Paese ha registrato una maggiore insistenza. Un dato che preoccupa i risparmiatori e non poco. 

Una delle peculiarità del piccolo risparmiatore è quella di scordare gli effetti dell’inflazione nel tempo, ovvero dimenticare quanto sia in grado di falciare i soldi liquidi sul conto corrente

All’era del primo Millennio, ovvero tra gli anni 80’ e 90’ i rendimenti erano rapportati all’alto tasso d’inflazione che per certi versi rispecchiava quel determinato periodo storico. Successivamente, il carovita ebbe un crollo, questo ha fatto la fortuna dei piccoli risparmiatori, ovvero coloro che hanno acquistato BTP e buoni a lungo periodi, poi si sono ritrovati con un bel gruzzolo.

Tuttavia, non registriamo la medesima situazione, ma una condizione capovolta. Ecco, perché coloro che mantengono stabili del denaro liquido sul proprio conto corrente, risentiranno maggiormente il peso di questa scelta nel corso del tempo.

A titolo di esempio: Mario dispone sul proprio conto corrente come giacenza liquida un valore di 30.000 euro. Ha una somma adeguata a investire nel mattone, come può essere la compra di un box auto, senza doversi preoccupare di sottoscrivere un mutuo. Ora, se Mario lascia i soldi sul proprio conto corrente per un periodo temporale di 5 o 10 anni potrebbe non garantirgli più quella base economica.

In sostanza, sulla liquidità del conto corrente va tenuto conto che nel corso degli anni maturano le spese vive a cui bisogna far fronte.

Cosa significa veramente? Nel corso degli anni lievitano i prezzi mentre diminuisce il valore della liquidità sul proprio conto corrente. In altre parole, lo stesso box auto tra 5 anni potrebbe valere anche più di 32 mila euro, incrementandosi ancora dopo 10 anni con il risultano che per acquistarlo accorerebbero anche 35 mila euro. Senza tralasciare che in questo intervallo di tempo, la banca applicata i costi di tenuta del conto corrente, nonché le imposte di bollo. 

Addio soldi sul conto corrente: ecco cosa può accadere ai tuoi risparmi

In sintesi, chi presuppone che avere della liquidità sul proprio conto corrente, per paura dei possibili rischi legati agli investimenti, non mette in conto i danni reali che possono subire i propri risparmi. 

La scelta tra mantenere una somma di denaro liquida sul proprio conto corrente ed evitare di sbagliare in un investimento che potrebbe falciare il capitale. La verità è che si rischia di azionare un ingranaggio che contiene più rischi della cura stessa.

I prezzi al consumo, nonché la stessa economica corre spedita, ma soprattutto, vola in un silenzio tombale, senza preannunciare la catastrofe e senza chiedere consensi. 

In questo caso, non solo chi si ferma resta indietro, ma rischia di vedersi svalutare il proprio denaro accumulato a fior di sacrifici. Difficile prevedere quando si prenda coscienza del danno provocato dall’inflazione, è possibile che la bolla esploda tra qualche anno. In ogni caso, a quel punto sarà già esplosa. 

Si consiglia la visione del video YouTube di Un po’ di più, che spiega quando arriverà l’inflazione.

Conto corrente: la pandemia da Covid-19 affossa i risparmi

L’ABI e la Banca d’Italia hanno diramato i dati sulla tendenza dei risparmiatori italiani che persiste nel mantenere stabile una forma di liquidità sul proprio conto corrente.

Complice la diffusione della pandemia da Covid-19, i risparmiatori italiano hanno incoraggiato il canale della prudenza abbattendo quello degli investimenti. Pesa l’incertezza del futuro e tormenta il pensiero di poter perdere il proprio denaro. 

I dati sono chiari nel mese di ottobre 2021 è stato registrato un trend in rialzo pari a 2.037,6 miliardi di euro, un aumento pari al 4,9% rispetto al medesimo periodo riferito all’anno 2019. Lievitano i depositi attestandosi al 6% a 1.825,6 miliardi di euro. Il dato che fa riflettere maggiormente riguarda oltre 1.500 miliari di liquidità parcheggiata sui conti correnti.

Senza considerare che la giacenza immobilizzata non garantisce alcuna forma di rendimento, specie considerato che la BCE mantiene stabili i tassi d’interessi stimati sotto lo zero.

Scegliere di lasciare la liquidità parcheggiata sul conto corrente non produce nulla di buono, non permette al denaro di maturare e fruttare. 

Conto corrente: cosa posso fare per non vedere svalutare i miei soldi

È sempre consigliabile farsi seguire da uno specialista esperto del settore. Tuttavia, potrebbe essere una buona opzione quella d’investire in una polizza vita a premio unico. Un sistema per non lasciare i soldi fermi sul conto corrente che non fruttano nulla, ma permette d’investirli gradualmente.

Conto corrente: quanti soldi rischio di perdere per l’effetto dell’inflazione?

Il 2022 non appare ricco di prospettive su diversi punti di vista. I dati diramati dall’ISTAT collocano l’indice dell’inflazione che si attesta al 2,2%. Una notizia scoraggiante, non affatto buona, specie per coloro che insistono nel lasciare dormienti somme di denaro sul proprio conto corrente.