Valuta virtuale è un investimento finanziario
Con la Sentenza n.44378/2022 della S.C. di Cassazione, l’uso di Bitcoin è stato fatto rientrare nella disciplina del Testo Unico della Finanza (Tuf), con una stretta in merito all’offerta di valute virtuali.
Con questa sentenza la Cassazione (Sez. 2, n. 44378 depositata oggi) parte dalla nozione di valuta virtuale del d.lgs. 231/07 antiriciclaggio ha ripreso la precedente sentenza (n. 26807 del 17/09/2020) secondo cui la vendita di Bitcoin, ove sia pubblicizzata come una vera e propria proposta di investimento, configura un’attività soggetta agli artt. 91 e seguenti TUF, la cui omissione integra il reato di cui all’art. 166 comma 1 lett. c) TUF.
Secondo questa sentenza odierna il Bitcoin, come ogni altra valuta virtuale, deve essere considerato uno “strumento di investimento” in quanto consiste in un “prodotto finanziario” e va regolato dalle norme in materia di intermediazione finanziaria. La Cassazione ha, quindi, accolto il ricorso del Pg di Brescia e ha disposto un nuovo giudizio in merito al mancato sequestro preventivo di un wallet contenente 30 bitcoin in relazione ai reati di #abusivismo per l’attività di promozione o collocamento, mediante tecniche di comunicazione a distanza, di prodotti finanziari o servizi o attività di investimento (reclusione da uno a otto anni) e di autoriciclaggio.
