giovedì, Maggio 2, 2024
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Ue, Mario Draghi è troppo preparato

Ue, Mario Draghi è troppo preparato

Storia di di Domenico Cacopardo

• 1 ora/e • 6 min di lettura

Fonte: Italia Oggi

Di recente, Mattia Feltri, in uno dei suoi “Buongiorno” de La Stampa, ha riproposto le parole che Benedetto Croce dedicò nel 1931 all’onestà in politica. Il concetto è stato efficacemente definito dalla Fondazione Einaudi nel sintetizzare il pensiero del filosofo: «Governo degli onesti? Utopia per imbecilli.» Questa sintesi è del 2018 e non c’è nulla di più pertinente rispetto al fenomeno vissuto dall’Italia proprio quell’anno con la vittoria elettorale dei grillini e la costituzione del governo con la Lega. Un’accoppiata che di per sé denunciava la natura farlocca delle posizioni dei 5Stelle, visto che l’alleato non è mai stato un esempio di buona e santa amministrazione.

La lezione di Benedetto Croce

Riprendo brevemente qualche citazione di Croce dalla sintesi della Fondazione: «… la petulante richiesta che si fa dell’”onestà” nella vita politica. L’ideale che canta nell’anima di tutti gli imbecilli e prende forma … nelle … loro invettive e declamazioni e utopie … È strano … che laddove nessuno, quando si tratti di curare i propri malanni o sottoporsi a una operazione chirurgica, chiede un onest’uomo, e neppure un onest’uomo filosofo o scienziato, ma tutti chiedono e cercano e si procurano medici e chirurghi, onesti o disonesti che siano, purché abili in medicina e chirurgia, forniti di occhio clinico e di abilità operatorie, nelle cose della politica, si chiedano, invece, non uomini politici, ma onesti uomini, forniti tutt’al più di attitudini di altra natura. «Ma che cosa è, dunque, l’onestà politica» – si domanderà. L’onestà politica non è altro che la capacità politica: come l’onestà del medico e del chirurgo è la sua capacità di medico e chirurgo …» .

Draghi non prenderà il posto di Ursula von der Leyen

Il che non vuol dire che, dopo le prossime elezione, Draghi prenderà il posto di Ursula von der Leyen. Come non vuol dire che si tratti di una autocandidatura a quel posto stesso. Si tratta, invece, di un contributo ‘totale’ espresso in un’occasione pubblica con il quale Mario Draghi ha fatto conoscere il suo pensiero senza sconti e opportunismi. Il che (insieme al suo comportamento in occasione delle ultime elezioni del presidente della Repubblica italiana) dimostra come l’uomo guardi alla sostanza dei fatti e si occupi poco delle tattiche politico-parlamentari in un’era in cui la comunicazione, la tattica, l’informazione e la disinformazione sono entrati a far parte del bagaglio necessario e indispensabile del politico al comando.

I pilastri del pensiero politico di Draghi

Crediamo di fare cosa utile per i lettori di ItaliaOggi consegnando loro alcuni pilastri del pensiero di Mario Draghi.

Il punto di partenza è stato costituito dalla competitività, una «pericolosa ossessione» (Paul Krugman), maneggiata in modo erroneo dall’Unione europea, visto che le sue politiche hanno finito per indebolire la domanda interna e di minare il nostro modello sociale (rendendolo sempre meno sostenibile). «Il fatto è che l’Europa ha avuto un focus sbagliato. Ci siamo rivolti verso l’interno, vedendo i nostri concorrenti tra di noi anche in settori come la difesa e l’energia in cui abbiamo profondi interessi comuni. Allo stesso tempo, non abbiamo guardato abbastanza verso l’esterno: con una bilancia commerciale positiva, dopo tutto, non abbiamo prestato sufficiente attenzione alla nostra competitività all’estero come una seria questione politica … ora il mondo sta cambiando rapidamente e ci ha colto di sorpresa.

Ancora più importante, altre regioni non rispettano più le regole e stanno elaborando attivamente politiche per migliorare la loro posizione competitiva. Nella migliore delle ipotesi, queste politiche sono progettate per reindirizzare gli investimenti verso le loro economie a scapito delle nostre; e, nel peggiore dei casi, sono progettate per renderci permanentemente dipendenti da loro. La Cina, ad esempio, mira a catturare e internalizzare tutte le parti della catena di approvvigionamento di tecnologie verdi e avanzate … gli Stati Uniti, da parte loro, stanno utilizzando una politica industriale su larga scala per attrarre capacità manifatturiere all’interno dei propri confini … mentre utilizzano il protezionismo per escludere i concorrenti … manca (all’Unione) una strategia generale su come rispondere in molteplici aree … su come tenere il passo in una corsa sempre più spietata per la leadership nelle nuove tecnologie … abbiamo bisogno di un’Eu adatta al mondo di oggi e di domani … dobbiamo poter contare su sistemi energetici decarbonizzati e indipendenti; un sistema di difesa integrato e adeguato… manifattura nazionale nei settori più innovativi e in rapida crescita e una posizione di leadership nel deep-tech e nel digitale …».

Le inadempienze dei paesi Ue

Naturalmente – ma da qui in avanti formulo riflessioni personali -, da queste considerazioni discende la necessità che l’Unione diventi il soggetto attivo di una politica che ne affermi il peso e ne impedisca la subordinazione ontologica di cui soffre attualmente. Di questa subordinazione, le guerre (aggressione russa e conflitto innescato da Hamas) sono l’epifenomeno, nel quale le nazioni europee (non l’Unione, sostanzialmente assente) hanno funzione servente e sussidiaria, incapaci come sono di definire e scegliere politiche nei tempi che il mondo contemporaneo impone.

Per esempio, i tempi delle decisioni e delle attuazioni politiche delle stesse delle nazioni dell’Unione sono assolutamente biblici e inadeguati rispetto all’accaduto del 26 febbraio 2022 con l’attacco della Russia all’Ucraina.

Ancora oggi la Germania non ha realizzato quell’incremento della produzione di proiettili da cannone di cui l’Ucraina ha necessità assoluta, trastullandosi sulla quantità: capacità produttiva 1 milione di pezzi, capacità attivata a causa della guerra 400.000 pezzi. Senza comprendere che queste limitazioni, queste tare psicologiche collettive pesano certo sull’Ucraina ma soprattutto pesano sulle capacità difensive della Germania medesima e, per li rami, dell’Unione Europea.

Fra l’altro, in questi giorni il G7 dei ministri degli esteri sta decidendo di accelerare la consegna dei sistemi antiaerei a Kiev, quando la capacità antiaerea dell’Ucraina è decaduta già da diversi mesi.

Una contraddizione insuperabile tra i ritmi della politica contemporanea (di cui la «guerra è la prosecuzione con altri mezzi») e quelli ottocenteschi degli stati dell’Unione.

E rimane qui, tra i piedi dell’Europa come un masso di difficile rimozione, la penetrazione russa e cinese in Africa che costituisce nel presente e nella prospettiva la ragione di una crisi di leadership e di un cedimento di futuro insuperabile senza una politica attiva che ha ancora delle serie chanches, viste le reazioni che l’imperizia relazionale di russi e di cinesi determina: sì la corruzione e l’asservimento dei gruppi dirigenti; no il consenso popolare che ne realizzerebbe l’inamovibilità.

Con i grillini prevalse l’utopia degli imbecilli

L’utopia degli imbecilli ebbe una sostanziale applicazione in Italia nel 2018, quando i grillini presero il potere: a proposito di Africa si presentarono al presidente libico designato dall’Onu che aveva bisogno come il pane di sostegno militare dicendo che l’Italia era al suo fianco con gli strumenti diplomatici ma non con lo strumento militare. Pratica e illuminante prova dell’utopia degli imbecilli, di cui stiamo ancora pagando – e pagheremo negli anni prossimi – il prezzo.

Temo che Mario Draghi non sarà chiamato a presiedere la Commissione, per tante ragioni politiche, la principale delle quali è costituita dalla sua personale lucidità e competenza. E temo altresì che non ci sia nessuno tra i piccoli leader dei singoli paesi dell’Unione -tutti nanetti rispetto ai titani in campo – che raccolga il frutto della sua esternazione e di quella prossima (il rapporto commissionatogli da Ursula von der Leyen).

Va esteso il modello Pnrr

Sappiamo solo che l’unico fatto rilevante e centripeto di cui l’Unione si è resa autrice e protagonista, il grande piano da 700 miliardi di euro che va sotto il nome di Pnrr, si appresta a diventare un caso unico che sarà studiato nei libri di scuola, quando qualcosa di simile dovrebbe essere messo in moto in tanti altri settori cruciali per il futuro del popolo europeo e dei giovani che ne sono la speranza.

www.cacopardo.it

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1 commento

  1. Per accrescere il senso del discorso di Mario Draghi, basterebbe ricordare che, gli Usa, pur spendendo in “Ricerca e sviluppo” la metà della intera Europa messa insieme, stanno venti anni avanti su tutto.
    Insomma, siamo dei “vincoli sparpagliati” alla pappagone e per questo abbiamo assoluto ed urgente bisogno di fare squadra, trovare una sinergia, per poter contribuire alla stabilità del mondo.
    Basta perdere tempo, avanti tutta!

    ====

    P.S. Da osservatore esterno, mi permetto nel mio piccolo e per quel che serve di aggiungere due cose a quanto opportunamente detto dall’ex Governatore della Bce.
    1. Armonizzare il sistema fiscale a livello di UE : Fare questo, significherebbe contrsatare sul nascere le “delocalizzazioni d’impresa” e la conseguente “concorrenza sleale”, oltre che sconfiggere definitivamente le c.d. Frodi carosello, con enormi benefici per le casse erariali della UE:;
    2. Modifica urgente, ad horas, dei sistemi di voto in ambito UE: Pretendere l’unanimità di voto con 27 membri, di quanti sono i Paesi che oggi compongono la UE, significa affidarsi alle mani del Sigore ed è una vera scommessa. Bisogna invece introdurre il “voto a maggioranza assoluta” e in qualche caso, se si ritiene, anche “qualificata”, facendo una distinzione per materie.
    Attualmente, con questa unanimità ad ogni costo, non si può andare avanti!

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