sabato, Maggio 18, 2024
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LAVORO: Obbligo di “repechage” anche fino a 15 dipendenti

Nel caso di licenziamento per
giustificato motivo oggettivo, vi è concordanza di giurisprudenza sul fatto che
condizione necessaria per la validità del motivo oggettivo sia l’obbligo di
recupero del lavoratore a fronte di posizioni create in sostituzione dello
stesso, ancorché per una parte delle mansioni inizialmente svolte (e dunque
minore corrispettivo), o in caso di esternalizzazioni dell’attività
originariamente svolta in seno all’azienda. Si chiede se l’obbligo sussiste
anche nel caso di imprese sotto la soglia dei 15 dipendenti.

D. L. –ROMA

R I S P O S T A

La risposta è
affermativa: l’obbligo di repechage – laddove sia ipotizzato un recesso per
giustificato motivo oggettivo – sussiste in ogni caso, a prescindere dal fatto
che quella mansione (o lavorazione) sia stata totalmente soppressa o che i
medesimi compiti siano stati affidati all’esterno. Anche al fine di
circoscrivere il rischio di un contenzioso – dal quale (salvo il caso del
licenziamento discriminatorio, la cui natura deve però essere dimostrata dal
lavoratore) potrebbe derivare al massimo la condanna a pagare sei mensilità di
retribuzione, dato che non sussiste la “tutela reale” considerato che si tratta
di azienda fino a 15 dipendenti – è opportuno che il datore di lavoro, qualora
sussistano le condizioni, offra esplicitamente un nuovo incarico (anche se
comportante lo svolgimento di mansioni inferiori) o il passaggio a un orario di
lavoro a tempo parziale.

Come noto, la materia dei
licenziamenti è attualmente all’esame del Governo e del Parlamento con il
proposito di rivedere il regime di tutela, andandosi verso l’esclusione della
reintegra – che dovrebbe essere sostituita da un’indennità economica- salvo
ipotesi del tutto particolari.

DAL “IL SOLE 24 ORE” DEL 3 NOVEMBRE 2014

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