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Prescrizione rate mutuo 2023: dopo quanto tempo la banca non può più pretendere il pagamento delle rate

Prescrizione rate mutuo 2023: dopo quanto tempo la banca non può più pretendere il pagamento delle rate

Fonte: Money.it

Ilena D’Errico

10 Febbraio 2023 – 22:25

Ecco quando si prescrivono le rate del mutuo e la banca non può più pretendere il pagamento, quali sono gli atti interruttivi e da quando bisogna calcolare la prescrizione.

Anche il mutuo va in prescrizione, questo vuol dire che dopo un certo periodo la banca non può più pretendere il pagamento delle rate e, in sostanza, il debitore può astenersi dall’adempimento senza alcuna conseguenza. La prescrizione è di per sé abbastanza particolare, perché prevede tempistiche e modi differenti a seconda del tipo di diritto. Il mutuo, poi, configura di per sé alcune modalità peculiari, che quindi si riflettono anche nelle modalità di prescrizione. È evidente, ad esempio, che nel mutuo sono previste delle rate periodiche, bisogna quindi capire come si applichi la prescrizione tenendo conto di questa modalità di pagamento.

Cos’è il mutuo e quando si prescrivono le rate

Quando si nomina il mutuo, è evidente il richiamo a quello concesso della banca. Si tratta, infatti, della modalità più comune e utilizzata, ma anche dell’unica tipologia di prestito che nel parlare comune viene identificata con questo termine. In realtà, la legge definisce come mutuo un contratto in cui:

  • Una parte presta all’altra dei soldi o altri beni fungibili;
  • la parte che riceve il prestito si impegna a restituire altre cose della stessa specie e quantità.

Questo tipo di definizione, perciò, si applica senza dubbio al mutuo erogato dalla banca, ma anche alla maggior parte di prestiti che vengono impiegati. La normativa, infatti, non varia a seconda del creditore. In particolare, la legge stabilisce che il diritto a riscuotere la somma data in prestito si prescrive in 10 anni dal momento in cui il prestito è avvenuto. Questo, tuttavia, non deve applicarsi singolarmente a ogni rata, perché laddove previsto il pagamento rateale è sempre finalizzato alla restituzione dell’intero prestito. Motivo per cui, peraltro, il mancato pagamento di una rata può provocare la restituzione dell’intera somma, e non semplicemente della rata non saldata.

Di conseguenza, se è stato concordato un pagamento rateale, il diritto di pretendere il pagamento si prescrive dopo 10 anni dalla scadenza dell’ultima rata prevista e in ogni caso con riguardo all’intera somma. La giurisprudenza ha infatti precisato che l’obbligazione che origina dal mutuo è sempre singola e unica, quindi non si può considerare scaduto il debito prima dell’ultima scadenza stabilita. Dato che il debito viene considerato in modo unitario, una volta compiutasi la prescrizione questa ha effetto non solo sull’ultima rata, ma anche su tutte quelle precedenti.

Prescrizione delle rate del mutuo nel 2023

Per fare un esempio pratico, chi avrebbe dovuto pagare l’ultima rata del mutuo nel 2013 e non l’ha fatto (ma non ha ricevuto in questi anni nessun tipo di avviso o sollecito al pagamento) può considerare il suo debito estinto e non è più tenuto a pagare. Di conseguenza, se chi si trova in questa situazione riceve un richiamo tardivo deve opporre la prescrizione.

Allo stesso modo, per chi ha l’ultima rata prevista nel 2023, il debito sarà considerato estinto soltanto nel 2033, sempre a patto che la banca non interrompa nel frattempo la prescrizione.

Questi esempi, tuttavia, si applicano soltanto ai pagamenti rateali, perché in caso contrario il debito si estingue prima. I 10 anni, infatti, vengono calcolati dal momento esatto del prestito quando viene prevista una restituzione unitaria del debito.

Quando si interrompe la prescrizione

Per effettuare il calcolo in modo corretto bisogna anche tenere conto di tutti gli atti volti a interrompere la prescrizione, che in genere comprendono tutti gli atti formali che attestano il debito e la necessità di restituire il prestito. Oltretutto, è necessario essere attenti perché la prescrizione può essere interrotta anche dallo stesso debitore, che magari scrive alla banca in merito alla sua situazione confermando il debito e richiedendo, ad esempio, una proroga. Dal giorno in cui si presentano questi eventi, compresa la ricezione di solleciti bonari o ingiunzioni al pagamento, la prescrizione si azzera e riparte. Almeno in linea teorica, quindi, la prescrizione potrebbe compiersi anche in presenza di un atto interruttivo, purché da quest’ultimo passino 10 anni senza nuove interruzioni. Allo stesso tempo, è piuttosto difficile che ciò accada nella pratica, perché è nel completo interesse della banca proseguire con il recupero crediti in seguito all’ingiunzione.

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