domenica, Maggio 12, 2024
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Risparmio nazionale: Inviti ad alta voce!

Risparmio nazionale: Inviti ad alta voce!

 

Qualche mese addietro ha iniziato l’amministratore della più importante banca nazionale qual é Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, in occasione di un incontro per una tavola rotonda al 2° Congresso nazionale della First Cisl, dove ha lanciato l’idea di convogliare il risparmio delle famiglie in investimenti utili alla crescita delle imprese” – https://www.giovannifalcone.it/risparmio-degli-italiani-a-caccia-di-tutela/

Oggi, sullo stesso tema degli investimenti privati nella economia nazionale è intervenuto il Presidente dell’Associazione Bancaria Italiana Antonio Patuelli, guardando un risparmio privato in ascesa sui conti correnti, ma poco incline ad investire nella crescita delle imprese sul nostro territorio. Lo stesso Patuelli, auspica anche un intervento dello Stato per favorire questo processo virtuoso intervenendo sulla leva fiscale, onde indurre il risparmiatore a scelte più convenienti.

Insomma, da più parti si sta registrando questo tipo di allarme finalizzato a migliorare l’appeal del risparmiatore che, complici i numerosi scandali finanziari, è andato a ridursi sempre di più.

La stagione in cui i correntisti delle diverse banche, venivano invitati in filiale dai direttori per pianificare l’investimento più utile ed opportuno agli interessi del risparmiatore sembra lontano, forse non sembra neanche esistito.

Tutela costituzionale

Se è vero che i nostri Padri costituenti del ’48, quando scrissero la Carta ebbero l’accortezza di affermare che “La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme …ex art.47”, bisogna oggi restituire credibilità a questo importantissimo precetto costituzionale.

Vista la piega degli ultimi anni delle decine di migliaia di risparmiatori truffati per le tante aziende fallite, perché incapaci di garantire le scadenze obbligazionarie garantite da fondi patrimoniali fittizi – vicenda Parmalat in testa – o gruppi bancari inquinati da crediti baciati o erogati senza garanzie, senza la necessaria vigilanza da parte degli Organi Istituzionali.

Della vigilanza interna alle singole banche non vale la pena neanche parlarne, posto che in tutte queste vicende, non hanno mai dato prova della loro esistenza in vita. Mi riferisco ovviamente ai Collegi sindacali, agli Audit od Organismi di vigilanza interni alle banche che hanno sempre lasciato ampia operatività a tanti banchieri senza scrupoli, distruggendo quel rapporto di fiducia costruito nella storia verso la clientela retail.

Anche la vicenda riguardante lo scandalo della “Truffa dei diamanti” ha peggiorato la situazione, quando la Banca d’Italia si è chiamata fuori da ogni responsabilità, a fronte di un invito esplicito formulato dalle banche verso i propri correntisti, risparmiatori, accettando la proposta di acquisto dei diamanti quale forma d’investimento dei propri risparmi. A fronte dei tanti alert all’epoca formulati, sarebbe bastata una “perizia ad valorem” dei diamanti offerti per comprendere da subito la truffa perpetrata, successivamente sanzionata  dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato – Agcom – verso le diverse banche coinvolte, con pesanti sanzioni amministrative da diversi milioni di euro, oltre alla restituzione del malloppo ai singoli risparmiatori.

In pratica, la “tutela Costituzionale del risparmio in tutte le sue  forme” è stata completamente vanificata perché l’azione di controllo non ha funzionato, finendo per incrinare quel rapporto di fiducia fra le banche ed i risparmiatori.

Bisogna recuperare quel clima di fiducia reciproco che, se mai esistito,  allo stato sembra smarrito.

Stato dell’arte

Se è anche solo verosimile quanto ho tentato di raccontare in estrema sintesi, auspico l’inizio di una nuova stagione in grado di ricucire i rapporti fra il, mondo bancario ed i singoli risparmiatori.

Per ottenere questo risultato dobbiamo restituire una dignità al contenuto del dettato costituzionale, quando parla di tutela “del risparmio in tutte le sue forme”.

Fissare la regola secondo la quale, quando un  cittadino conclude un affare per il tramite del circuito bancario, attingendo da una  “pubblica fede” consolidata da un lungo rapporto in essere, l’Istituzione e per essa gli Organi centrali di vigilanza ovvero la Banca d’Italia e la Consob, devono rappresentare i tutori d’ufficio dell’interesse pubblico.

Così non è stato e invece così dev’essere!

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