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MAGISTRATURA CHIACCHIERATA: processo al giudice

Cento milioni di euro sono stati confiscati dal Tribunale di Milano a favore delle casse dello Stato, in danno di quello che fu il “banchiere dei miracoli”ed autore delle fallite scalate bancarie dell’estate 2005 (1) – (2).

Nello stesso tempo apprendo della contestuale iniziativa disciplinare promossa dal Procuratore Generale della Cassazione contro il giudice che, con la sua azione, ha determinato il brillante risultato conducendo, a mio avviso, una delle indagini più complesse ed interessanti degli ultimi decenni. Nello specifico, parlo dello stesso giudice che, in un recente passato, ha emesso una sentenza a dir  poco discutibile, nei confronti di alcuni cittadini extracomunitari accusati di terrorismo internazionale (3).

L’indagine di cui parliamo, come tutti sanno, ha sfiorato alcune importanti personalità politiche del panorama nazionale, i cui ruoli sono emersi al grande pubblico per effetto della pubblicazione – anzitempo – di numerose intercettazioni telefoniche dove gli stessi, con fare estremamente amichevole e conviviale, discutevano con i protagonisti del malaffare, le modalità procedurali più idonee per la migliore riuscita dell’imbroglio del terzo millennio. Quando lo scandalo delle fallite scalate bancarie divenne pubblico, la difesa dei politici non si fece attendere, laddove, si disse, si è trattato di “…semplice tifoseria…”, nel mentre il giudice, al contrario, coniava quelle condotte con la formula di “consapevoli complici di un disegno criminoso”.

Quest’ultimo passaggio, contenuto nell’ordinanza di richiesta di utilizzo degli elementi indiziari emersi dalle “sacre conversazioni” – fortunatamente intercettate – a carico dei personaggi politici, ed indirizzate al Parlamento della Repubblica, peraltro respinte, sembra essere stata la causa scatenante dell’avvio del “processo al giudice” perché, si dice, conterrebbe elementi diffamatori ed estranei alla funzione di un ufficio giudicante.

Ora senza entrare nel merito della vicenda e senza disquisire su una materia certamente complessa e scivolosa, ma limitandomi al commento dell’uomo qualunque, di chi paga le tasse e legge i giornali tutti i giorni, dico che la vicenda, sia pure esposta sommariamente, suscita non poco sgomento.

Nel mentre faccio fatica a comprendere con quali modalità linguistiche o espressive si possa motivare una ordinanza di tal fatta soprattutto se consideriamo che la stessa è finalizzata ad ottenere un’autorizzazione per un eventuale “rinvio a giudizio” dei nostri tifosi, la morale che oggi saremo indotti a trarre è che non sarà dato sapere, se la condotta dei politici nello sventato scandalo finanziario del malaffare, sia stata una semplice tifoseria (di per sé esecrabile moralmente e politicamente con l’auspicio che della vicenda se ne conservi sufficiente memoria alle prossime elezioni) o, come ha “osato” affermare il giudice siano stati “consapevoli complici di un disegno criminoso”.

Voglio concludere questo breve commento per esprimere la mia più profonda solidarietà umana al Signor Giudice, ricordando ancora una volta quella bellissima frase di Maxmilian Robespierre: “La liberta’ e l’innocenza non hanno nulla da temere dalla pubblica immagine, a patto che regni la legge e non l’uomo.”

Purtroppo, ancora una volta e, ahimè non sarà l’ultima, ha regnato l’uomo!!!

Bari, 29 novembre 2007

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