giovedì, Maggio 2, 2024
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LETTERA AD UN POLIZIOTTO: Caro “agente”…

        

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Caro “agente”,
nel senso letterale di “chi agisce”, ti chiedo, quando indossi l’uniforme per compiere il tuo lavoro, di non scordare il cervello, e quindi oltre essere uno che agisce, tu possa anche pensare.
Vorrei tu ricordassi chi ti paga lo stipendio, e cioè le tasse pagate dal popolo italiano.
Vorrei tu ricordassi che sei stato un ragazzo, che sei padre, e che tra quei manifestanti potrebbe esserci tuo figlio, e che altri tuoi colleghi potrebbero “esagerare”.
Caro poliziotto, mi permetto di ricordarti che il tuo lavoro non è “difendere l’ordine contro chi teoricamente fa disordine”.
Il tuo lavoro – e per questo sei pagato e porti un’uniforme – è quello di difendere la popolazione.
La tua non è una “divisa” fatta per dividere e dividerti dagli altri cittadini, una una uniforme che unisce un corpo unico che tutela tutti, e tutti i diritti costituzionali.
Diritto di nascere, crescere, manifestare la propria opinione, dissentire, pensare, manifestare, dare espressione alla propria rabbia anche urlando, senza necessariamente che ciò debba essere un atto represso o da reprimere.

La legge ti da il diritto che la tua parola e testimonianza valga più di quella altrui, che tu sia armato, che a te venga delegato di dirimere le controversie, a te viene concesso un uso della violenza per la tutela collettiva.
Ciò rende ancora più aberrante e odioso quando menti, fai falsa testimonianza, abusi del potere, della forza e della violenza, proprio contro quei cittadini, prendendo decisioni arbitrarie – tue e dei tuoi superiori.

Io ti scrivo perchè ti conosco.
So che è facile perdere la calma e la pazienza.
So che è facile sentirsi provocato, anche ingiustamente.
So che è troppo facile “esagerare” e abusare non di un privilegio, ma di un onere, che è appunto la forza “pubblica” al servisio del pubblico.
E’ facile sbagliare.
Per questo nella tua uniforme, non scordare mai il cervello, e se puoi senti il battere del tuo cuore.
Io non credo – e so che se ti fermi e ti ascolti, nemmeno tu crederai – che il nemico della società e il “male” siano i tanti che manifestano contro questo stato di cose.
E prima di alzare un manganello, un guanto rinforzato, uno scudo, una manetta in faccia a chi hai davanti, vedici il volto ti tuo figlio, di tuo fratello o sorella.
O pensa al volto di tuo padre e tua amdre che qualche decennio fa hanno manifestato per la tutela di qualche diritto… e qualche tuo collega forse anche con loro ha aesagerato.

E pensa a chi sei.
Pensa a chi paga il tuo stipendio.
Pensa a quale sia la natura del tuo lavoro.
E senza disertare, pensaa quale sia davvero il tuo dovere, anche morale, di cittadino.
Perchè se non lo fai, nulla sarà più odioso del tuo abuso.

[A TORINO UNA COMMERCIANTE PROTESTA PER LE VIOLENZE DI DUE AGENTI SU UN RAGAZZINO E VIENE MINACCIATA DA UNO DEI 2 AGENTI!]
da: micheledisalvo.com

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