Lo scorso anno una casalinga chiedeva
all’Inps quale fosse la validità di 15 anni di contribuzione maturata entro il
1992 per il minimo di pensione.
La sgradita sorpresa fu apprendere
che il minimo oggi si ottiene con 20 anni di contribuzione. Non ci sono dunque
chance?
I.D. – Torino
R I S P O S T A
La possibilità
(requisito minimo contributivo di 15 anni maturato prima del 1993) esiste anche
dopo la manovra Monti. E su questo punto ci siamo pronunciati più volte. Batti
e ribatti, la nostra linea ha trovato accoglimento nella circolare Inps n.16
del 1° febbraio 2013.
Gli
assicurati (in prevalenza casalinghe) che possiedono il requisito minimo di 15
anni prima del 1993 possono ottenere la pensione di vecchiaia al compimento
della nuova età pensionabile stabilita dalla manovra Monti.
Tra le
diverse problematiche sollevate sul versante previdenziale e pensionistico
dalla manovra Monti va registrata, infatti, anche la penosa situazione (ora,
come visto, risolta) di coloro che entro 1992 possedevano almeno 15 anni di
contribuzione oppure risultavano autorizzati ai versamenti volontari per l’ottenimento
della pensione di vecchiaia al compimento del previsto requisito anagrafico. In
particolare, si tratta di casalinghe che dopo aver lavorato per 15 anni, oppure
anche prima, ottenendo l’autorizzazione ai versamenti volontari entro il 1992,
per vari motivi, sono rientrate tra le mura domestiche in attesa del compimento
dell’età pensionabile per l’ottenimento della tanto sospirata pensione di
vecchiaia.
Le cose sono
andate bene a partire dalla riforma Amato del 1992 fino alla riforma Dini del
1992. Con la manovra Monti, che stabilisce il requisito minimo contributivo di
20 anni per la pensione di vecchiaia, era sorto il problema consistente nel
fatto se ancora esisteva la possibilità di andare in pensione di vecchiaia con
il requisito minimo contributivo di 15 anni, come più volte sostenuto dall’esperto
Linea ora applicata dall’Inps.
DAL SOLE 24 ORE DEL 18 FEBBRAIO 2013
