domenica, Maggio 5, 2024
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OMICIDIO COLPOSO: Va assolto, quando la finalità del comportamento posto in essere mirava al salvataggio




giudice sentenza martello cassazione









Non voleva assistere inerte alla morte del padre per soffocamento determinato dall’ingestione di cibo, così dopo aver tentato manovre respiratorie manuali e la respirazione bocca a bocca, il figlio per “liberarlo” ricorreva all’uso di un compressore, causandogli ovviamente lesioni letali per lo scoppio dello stomaco a seguito di insufflazione d’aria e finendo sotto accusa per omicidio colposo.

L’assurda vicenda aveva portato alla pronuncia del non luogo a procedere dichiarato
dal GUP del Tribunale di Benevento. Il caso poi approdava in Cassazione
tramite ricorso del Procuratore della Repubblica, secondo il quale,
pur avendo l’indagato agito sotto lo stato di necessità, conoscendo le caratteristiche del compressore per averlo utilizzato per le pulizie domestiche, aveva ecceduto nell’utilizzo di un mezzo inadeguato e pericoloso e, pertanto, non poteva superarsi la ritenuta colpevolezza.




Secondo la Cassazione, invece, il figlio va assolto.Con sentenza n. 53070 del 19 dicembre 2014, infatti, la quarta sezione penale della S.C. ha riconosciuto la sussistenza dello stato di necessità che aveva portato all’inverosimile azione da parte dell’uomo,
affermando che la semplice conoscenza dello strumento, che si asseriva
essere la causa del decesso, non poteva valere a far giungere ad una soluzione differente da quella di assoluzione.

Fonte: Omicidio colposo: va assolto chi ha compiuto manovre inadeguate per salvare dal soffocamento
(www.StudioCataldi.it)

SENTENZA INTEGRALE

Corte di Cassazione, sez. IV Penale, sentenza 2 ottobre – 19 dicembre 2014, n. 53070
Fatto
Il
GUP del Tribunale di Benevento dichiarava non luogo a procedere nei
confronti di R.P.E., imputato del reato di omicidio colposo. Al predetto
era attribuito di aver cagionato il decesso del padre R.M. per shock
emorragico determinato dallo scoppio dello stomaco a seguito di
insufflazione di aria da un compressore, praticata al fine di salvare il
padre dal soffocamento per ingestione di cibo ed effettuata dopo
tentativi di manovre respiratorie manuali e respirazione bocca a bocca.
Il giudicante riteneva configurabile lo stato di necessità, sulla scorta
del rilievo che il R. non poteva essere chiamato a rispondere solo per
non aver ritenuto di assistere inerte alla morte per asfissia del
padre.
Avverso la sentenza propone ricorso per cassazione il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Benevento.
Deduce
insufficienza della motivazione, osservando che era da dimostrare che
il padre dell’indagato fosse morto per asfissia e non per la rottura
dello stomaco e che l’indagato, che pur conosceva le caratteristiche dei
compressore, ancorché agisse per la necessità di salvare il padre,
aveva ecceduto nell’utilizzo di un mezzo inadeguato e pericoloso, tanto
che era configurabile un eccesso colposo nella scriminante. Osserva che
non poteva escludersi un’evoluzione in sede dibattimentale tale da
superare la ritenuta non colpevolezza dell’indagato.
Diritto
L’impugnazione va rigettata.
Ed
invero il ricorso si fonda sull’asserita conoscenza dello strumento che
si assume causa del decesso, i cui effetti si afferma fossero
conosciuti dal R., che in precedenza lo aveva utilizzato per le pulizie
domestiche. Non sono però indicati gli elementi offerti dall’istruttoria
su cui tale assunto si fonderebbe, talché non è dato apprezzare la
prospettata prevedibile possibilità che il dibattimento conduca a
soluzione differente da quella di assoluzione. Per le ragioni esposte il
ricorso va rigettato.
P.Q.M.
La Corte rigetta il ricorso.



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