Per descrivere la irragionevolezza della opposizione interna al
Partito Democratico parlai della “Dittatura delle minoranze”[1],
Oggi vorrei
tornare sul tema per parlare in ordine alla composizione delle Commissioni
parlamentari per le Riforme costituzionali contemplato dall’art. 72 della
nostra Carta costituzionale che, testualmente al primo comma stabilisce: “Ogni disegno di legge, presentato ad una
Camera è, secondo le norme del suo regolamento, esaminato da una commissione e
poi dalla Camera stessa, che lo approva articolo per articolo e con votazione
finale.”
Si è gridato
allo scandalo: oooohhhh, non si è mai visto, neanche durante l’epoca fascista.
I “ribelli” del Pd,dieci, sostituiti con
altrettanti “fedeli” nella Commissione Affari Costituzionali della Camera può
definirsi l’ultima mossa di Renzi per
neutralizzare la minoranza in vista dell’approvazione della legge elettoraleche proprio in questa commissione dovrebbe ricevere l’ultima approvazione prima
della votazione finale nell’aula di Montecitorio. Lunedì sera l’ufficio di
presidenza del Pd ha deciso per una sostituzione ad hoc, valida cioè solo per
l’esame dell’Italicum, non definitiva quindi.
Ad essere sostituiti sono Pier Luigi Bersani, Gianni Cuperlo, Rosy
Bindi, Andrea Giorgis, Enzo Lattuca, Alfredo D’Attorre, Barbara Pollastrini,
Marilena Fabbri, Roberta Agostini e Marco Meloni mentre i nomi
dei deputati che subentreranno saranno resi noti prima dell’inizio delle
votazioni sugli emendamenti, previsto per martedì alle 14.30.
Non capisco e mi chiedo, dove sta
lo scandalo?
E’ mai possibile che una “minoranza”
debba bloccare l’iter di un percorso di riforma, non consentendo al disegno di
legge in discussione di giungere nelle Aule parlamentari?
La sostituzione dei dissenzienti,
sia pure provvisoriamente, ben venga, poi in Aula si decide, ognuno potrà
votare liberamente, anche contro la linea del governo: questa è la democrazia.
Semplice Watson!