Nel caso in cui
si venga a conoscenza, dopo tanti anni, che nella determinazione dell’assegno
di mantenimento da parte dell’ex coniuge vi è stato un occultamento di una
somma di denaro alquanto consistente (tramite importi intestati a terzi in
banca), è possibile chiedere la rideterminazione dell’assegno e gli arretrati
per i mancati incassi degli anni passati?
S. P. – PALERMO
R I S P O S T A
L’assegno divorzile è disposto in base
ai criteri stabiliti dall’articolo 5, comma 6, della Legge 898/1970, tra i
quali figurano le condizioni dei coniugi e il loro reddito, anche se non sono
gli unici fattori da prendere in considerazione; l’entità dell’assegno può
essere oggetto di revisione per il futuro (articolo 9 della legge 898/1970)
qualora sopravvengano giusti motivi dopo la sentenza. La scoperta di redditi
precedentemente occultati può costituire motivo di revisione dell’assegno;
stabilire la decorrenza dell’aumento spetta al giudice, che generalmente
provvede a far data dalla domanda giudiziale.
La parte,
nell’agire in giudizio, ha l’onere di dimostrare i fatti che allega e anche la
loro sopravvenienza; nel caso descritto, dunque, dovranno essere provati la
riconducibilità delle somme all’ex coniuge e il momento della “scoperta”.
Per quanto vi
sia un dovere dei coniugi di presentare, in sede di divorzio, ogni
documentazione relativa ai redditi e al patrimonio (comma 9 dell’articolo 5
citato), manca allo stato una sanzione specifica; si potrebbe valutare
l’estratta configurabilità, alla fattispecie indicata dal lettore,
dell’articolo 388, comma 1, del Codice penale, nella formulazione che dal 2009
sanziona gli atti simulati o fraudolenti compiuti per sottrarsi agli obblighi
dei quali è in corso l’accertamento da parte dell’autorità giudiziaria; ciò al
fine di ottenere una condanna e il risarcimento del danno.
DAL”IL SOLE 24 ORE” DEL 20APRILE 2015
