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LA POLITICA IN VETRINA: E’ crollato un ponte!

Il 25 gennaio u.s., in concomitanza con la dichiarata “incustostituzionalità” dell\’Italicum da parte della Consulta scrissi che un ponte era saltato, anzi era stato minato.
Per me, prima della sentenza, mantenere l\’Italicum, era come mantenere un ponte in tempo di guerra.
Oggi, crollato quel ponte con la intervenuta sentenza, siamo tornati nella melma di sempre, con il grande rischio di ritrovarci a breve, a urne chiuse, davanti ad un risultato elettorale senza vinti e men che mai vincitori che, per governare, avranno bisogno di mettersi d\’accordo, a prescindere.
A prescindere dai rispettivi programmi, da come la si pensi, dove ognuno sarà autorizzato a tirare da una parte, senza idee, senza progetti, insomma si rifarà il minestrone già visto, il c.d. Governo delle large intese.
Un modo per sopravvivere, In pratica sarà un tirare a campare che è “sempre meglio che tirare le cuoia” ripeteva spesso il mitico Andreotti,
Ai giudici della nostra altissima Corte costituzionale (l\’aggettivo riguarda soprattutto gli stipendi), non interessa la governabilità di un Paese, non interessa mettere insieme la teoria e la pratica o il pranzo e la cena degli italiani, per loro è un dettaglio.
Salviamo la Costituzione e quindi il nostro status quo, significando che non occorre che ci sia necessariamente un vincitore e, se alla fine potranno vincere tutti tanto meglio, saranno tutti contenti.
Adesso, nell\’affannosa ricerca di una soluzione e nel timore di tornare al sistema proporzionale di antica e mastelliana memoria, dove i partiti da prefisso telefonico ricattavano maggioranze relative del 30/35%.
La riflessione è amara, ma che ci aspettavamo dalla Consulta dopo che gli italiani avevano votato NO al referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 dando fiducia ad un\’accozzaglia di soggetti, partiti e quant\’altro senza capo né coda?
Se ci pensiamo, il suicidio è iniziato da quella data e la Corte non ha fatto altro che confermare una tendenza.
E\’ così, deve essere così, siamo condannati a vivere nella eterna incertezza a cominciare dalla legge elettorale e quindi dal sistema di Governo.
Per mutuare la metafora di un filosofo di cui mi sfugge il nome, “voglio conservare il mio pessimismo per i giorni migliori”.
Insomma, il disastro continua, si salvi chi può!
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Articolo del 25 gennaio 2017—————————————————–
LA POLITICA IN VETRINA: Ballottaggio? Incostituzionale!
Il giudizio divino è arrivato: un sistema di voto, come il ballottaggio, indicato nella recente legge elettorale approvata dall’ex Governo Renzi, anche a colpi di fiducia, meglio conosciuta con l’appellativo di “Italicum”, è incostituzionale ovvero è contro i principi basilari scritti nella nostra Carta fondamentale, in pratica è illegale.
Sia pure nelle more di leggere a breve le motivazioni, abbiamo capito che la legge nel suo complesso ha tenuto, salvo apprendere la grande novità secondo cui il “ballottaggio” è incostituzionale.
Uno strumento da anni utilizzato in tantissimi Comuni della nostra penisola, quelli beninteso superiori a quindicimila abitanti, da tutti considerato salutare e apprezzato per la certezza del risultato sembra non adatto per le sorti della politica nazionale.
Qualche tempo addietro, prima dell’appuntamento referendario del 4 dicembre 2016, quando si parlava di possibili modifiche alla neonata riforma elettorale, ebbi a dire che “La tenuta dell’Italicum equivale a mantenere un ponte in tempo di guerra”.
Oggi, alla luce di questa decisione della Consulta mi viene da dire che “il ponte è saltato anzi dico meglio, è stato minato”.
Adesso, con questa sentenza, è morta anche la speranza di vedere un vincitore alle prossime elezioni politiche. Ovviamente, ad urne chiuse, posto che difficilmente qualcuno supererà la soglia fatidica del 40% dei consensi, a sentire i tanti statisti della nostra politica nazionale avranno vinto tutti, anche se nessuno sarà in grado di governare e quindi sarà necessario un nuovo Governo delle larghe intese, in pratica il minestrone che abbiamo già conosciuto (Elezioni Politiche 2013 docet).
Quello di governare è sempre stato un optional! D\’altro canto, aver avuto 64 Governi in 70 anni rappresenta certamente un record di ingovernabilità senza pari sull\’intero pianeta.
E\’ un record che vogliamo mantenere tenacemente e, nel mentre invidiamo i successi di altri Paesi occidentali, restiamo gelosi delle nostre sconfitte.
In Italia, governare significa tirare a campare, vivere di inerzia, dire e non dire, fare e non fare o, nella migliore delle ipotesi aprire tavoli e parlare, parlare, parlare e, non raggiungendo l’unanimità, non si decide, non ci si assume alcuna responsabilità e si rinvia sine die, nel mentre i problemi aumentano, finendo a gestire le sole emergenze.
Adesso prepariamoci a tornare indietro, noi italiani non vogliamo cambiare, il futuro spaventa.
Mentre il mondo corre, non riusciamo neanche a camminare, forse a ben guardare, neanche a stare in piedi!
Povera Italia!

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