Emergenza carceri, fate presto!
In tempo di lotta al coronavirus, di emergenza sanitaria nazionale oltre che planetaria, ricordare i tanti morti registrati in occasione della recente rivolta nelle principali carceri italiane, può sembrare strumentale.
Ne parlo perché qualche settimana addietro ci sono stati tredici morti, dovute ai tumulti, incendi e devastazioni all’interno dei nostri istituti penitenziari. Episodio di una gravità inaudita che mi ricorda l’epoca del terrorismo degli anni ’70.
Le forze politiche e la carta stampata non ne hanno parlato, non si sono espresse, mute, forse anche perché in questo momento le emergenze sono altre, più gravi, tanto invisibili quanto pericolose.
Al netto degli effetti devastanti di questa pandemia provocata dal virus scoppiato in Cina nel gennaio u.s., penso che le forze politiche, il Parlamento avrebbe dovuto dire qualcosa e ancora di più fare, per affrontare la gravissima emergenza nelle carceri italiane.
Emergenza carceri
Sapere lo stato di assoluta insufficienza logistica e strutturale del nostro sistema penitenziario non è una novità provocata dalla grave contingenza sanitaria, posto che il sovraffollamento rappresenta una falla grave alla nostra cultura di civiltà giuridica e umana.
Ad oltre due settimane dall’accaduto, sappiamo poco o nulla. Solo il Garante delle carceri conosce i nomi solo di dieci vittime. Sa, per esempio che sette di loro erano stranieri e che il più giovane aveva 29 anni e il più vecchio 42. Sa addirittura che la metà di loro erano in attesa di primo giudizio, cioè, secondo il dettato costituzionale, completamente innocenti, nel senso che non avevano subito alcuna condanna: detenuti in attesa di giudizio.
Giudizio che non ci sarà mai in quanto, affidati alla cura del nostro Stato, sono morti prima che qualcuno li giudicasse.
Insomma, sono morti degli innocenti cui lo Stato non è stato in grado di proteggere!
Pare che per uno delle morti registrata nel corso della rivolta di cui parlo, mancavano solo due settimane al fine pena e sarebbe tornato libero. Sappiamo pure che alcune delle vittime sono morte durante il trasferimento ad altre carceri. Sappiamo che nonostante le molto meritevoli iniziative di alcuni dirigenti delle carceri e magistrati di sorveglianza, il sovraffollamento delle nostre prigioni è a livelli inammissibili.
Gli unici appelli provengono da qualche quotidiano come il Riformista o le Camere Penali che hanno rivolto un appello al Governo affinché si consenta lo sconto di pena con la detenzione domiciliare.
Con la sola eccezione di Italia VIVA che ha sollevato il problema, la politica è terrorizzata e rimane muta temendo di perdere consensi.
Nella realtà, a ben guardare, qualcuno della politica nostrana, pensando di averlo più duro dei lombardi di vecchio stampo, ha tuonato: Lo Stato non scenda a compromessi con i criminali – cit. Fratelli d’Italia”.
Aborro e non sono un buonista!