Matteo Renzi: un gigante della politica!
Senza voler fare l’avvocato di nessuno, voglio tentare di rispondere ad un articolo, uscito oggi su tpi.it, con il seguente titolo “Ignorare Renzi: la fine politica di un leader che oggi vale il 3 per cento”.
L’articolo di un tale, non meglio conosciuto Roberto Bertoni, esordisce:
“C’è stato un periodo, purtroppo abbastanza lungo, in cui a Matteo Renzi è stato concesso e perdonato tutto. Diciamo che, a cavallo fra il 2012 e il 2016, a molti è sembrato, nell’ordine: l’alfiere del rinnovamento, uno statista, il perno del sistema politico italiano, un innovatore senza precedenti, un riformista e, nel campo dei sostenitori da destra, il vero erede di Berlusconi, quel delfino che il Silvio nazionale non ha mai voluto, di fatto, avere nel proprio schieramento. Poi son cominciati i pentimenti, i ritorni sui propri passi, gli addii.”
Risposta
Il Senatore di Rignano nei mille giorni di Governo 2014/2016, ha guadagnato circa 4 punti di Pil, realizzando le più grandi riforme della storia della Repubblica e le più incisive conquiste civili e, non ultimo, il tentativo di riforma costituzionale, votato 4 volte dal principale alleato dell’epoca, Forza Italia.
Lo stesso alleato, non essendo stato interpellato nella scelta dell’inquilino del Quirinale – dopo 23 anni consecutivi a guida centro sinistra – abbandonò il Governo determinando il fallimento del successivo Referendum popolare del 4 dicembre 2016.
L’aver imposto il nome di Mattarella al Quirinale (scelta peraltro azzecatissima), è stato il vero errore capitale di Matteo Renzi.
“Così, se ancora nel 2017, Matteo da Rignano sull’Arno riconquistava la segreteria del PD a furor di aficionados, ecco che nel 2018, in seguito allo schianto elettorale che ha condotto il suddetto partito al punto più basso della sua storia, il rottamatore in disarmo era costretto a passare la mano. Non prima, tuttavia, di aver fatto saltare l’accordo fra PD e 5 Stelle e consegnato il Paese alla destra, con Salvini egemone, Di Maio a fargli da spalla e uno sconosciuto avvocato di nome Giuseppe Conte incaricato di fare sintesi fra i due.”
Risposta
Il Senatore di Rignano sull’Arno, eletto a Segretario del PD con circa il 70% è stato osteggiato, per l’intera durata del suo incarico, dal fuoco amico.
Perse le elezioni, non per demerito, ma perché – come nell’intera Europa – è arrivata l’era del “populista e della politica del Bar Sport”, con soluzioni semplici a problemi complessi, dell’Uno vale Uno e del No Vax o altre amenità del genere.
Soprattutto, le elezioni sono state perse allo slogan degli avversari: “Basta tasse e soldi per tutti a volontà” che, tradotto, significava: Flat tax e reddito di cittadinanza.
All’epoca, il Senatore di Rignano, ha fatto benissimo a far saltare l’accordo “PD-M5S”, provocando in tal modo il fallimento di Giggino & C., dimezzandone il consenso in meno di un anno nell’azione di Governo: alla prova del nove si è misurata la capacità e coerenza con cui sono riusciti a governare.
Operazione politicamente perfetta!
“Fra attese interminabili, trattative infernali e minacce di impeachment al Capo dello Stato, il governo gialloverde divenne realtà alla vigilia della Festa della Repubblica del 2018, con un PD condannato a mangiarsi i pop corn sul divano e una sinistra che non aveva neanche i numeri per entrare in partita. Tralasciando i quattordici disastrosi mesi che hanno segnato l’esperienza gialloverde, ecco che nell’estate del 2019 il buon Salvini decide di suicidarsi politicamente, chiedendo i pieni poteri dalla battigia del Papeete e venendo, giustamente, accantonato dal Presidente della Repubblica, da un PD parzialmente derenzizzato e da un M5S in grado, grazie al provvidenziale intervento di Grillo, di fare per una volta politica a scapito delle sparate dei duropuristi.”
RISPOSTA
A parte la mezza verità enunciata a proposito della trattativa estenuante per la formazione del Governo gialloverde, la farsa legata alle minacce di impeachment al Capo dello Stato da parte del Giggino nazionale, l’articolista dimentica di dire, per onestà intellettuale che la nuova formazione di Governo giallo rossa è nata solo ed esclusivamente per volere del Senatore di Rignano.
Dettaglio provocato da un daltonismo congenito come spesso capita: il tempo è galantuomo.
“Non può essere, però, ignorato che nulla sarebbe stato possibile se un certo Matteo Renzi, da tempo intenzionato a cambiare ditta, non avesse avuto bisogno di prendere tempo per mettere in pista Italia Viva, indossando provvisoriamente i panni dello statista e consentendo che si compisse il disegno politico che solo un anno prima aveva ostacolato con tutte le forze e il memorabile hashtag #senza di me.
Da quel momento in poi, l’indefesso conferenziere e documentarista non ne ha indovinata mezza, comportandosi sistematicamente da leader dell’opposizione pur essendo stabilmente al governo, peraltro con due ministre importanti come la Bonetti e la Bellanova.
Non a caso, quest’ambiguità, la scarsa comprensibilità, per non dire l’assenza, del suo disegno politico e la percepita strumentalità di molte sue affermazioni lo hanno relegato, nei sondaggi, a una posizione marginale, al punto che più di un retroscena accredita l’ipotesi secondo cui alcuni di coloro che lo hanno seguito nell’avventura del nuovo partitino si sarebbero da tempo pentiti.
RISPOSTA
Personalmente ed a scanso di equivoci, dico subito di essere, laddove non fosse sufficientemente chiaro, un estimatore del senatore di Rignano, convinto appartenente al popolo del SI.
In tale veste non mi sono mai pentito, convinto come sono, peraltro che, come me, Italia VIVA è e rimane un popolo di sognatori e di gente che pensa che anche in Italia possa esistere una stampa libera, in grado di raccontare la politica con il necessario equilibrio: anche qui ci soccorre il tempo, che rimane sempre galantuomo.
Senza andare troppo lontano nel tempo, voglio ricordare i due più importanti interventi, avvenuti nell’aula del Senato, quale luogo naturale per argomentare di politica, ad opera del Senatore di Rignano:
- Il primo, per sostenere l’economia ed il lavoro, proponendo alla sua stessa maggioranza, la nomina di un Commissario in tutte le grandi opere pubbliche già finanziate ma che, grazie ad una burocrazia impazzita, sono ferme, immobili, mentre il lavoro manca e il Paese langue. Per fare questo, il Senatore di Rignano, propone di mutuare l’esperienza acquisita per la realizzazione del Ponte Morandi di Genova e la brillante riuscita dell’Expo di Milano;
- Il secondo, per restare al periodo più recente, quando chiede alla sua maggioranza e, più precisamente al Premier Conte, di parlamentarizzare la crisi, in considerazione delle difficoltà contingenti nella gestione della c.d. Fase 2. Questo al fine di coinvolgere l’intero Parlamento in un’assunzione di responsabilità di scelte difficili, sotto il profilo economico e sociale oltre che sanitario. Coinvolgere, è bene ricordarlo, 1000 parlamentari, votati e pagati apposta per decidere in situazioni della specie.
Egregio signor Bertoni, se così è e se questo è lo stato dell’arte, mi sa dire perché non riesce a leggere un disegno politico in tutto questo?
Mi vuole indicare il disegno politico paventato da qualche altro che ai più è sfuggito e che a lei è chiaro come il sole?
Egregio signor Bertoni, sarà la storia a dire se il ruolo o la figura o l’operato, passato e futuro, potrà paragonarsi a quello di uno statista.
Quello che è certo, signor Bertoni, Matteo Renzi, già da qualche anno è un politico di cui il nostro Paese ha estremamente bisogno e che non esagero se le dico che al confronto di una prateria di nani, può assurgere al ruolo di un extraterrestre (politicamente s’intende).
Tutto questo fino alla trovata dell’altro giorno in Senato, quando, accanto a una citazione di Seneca e a un condivisibile discorso sulla differenza fra costituzioni conquistate dal popolo e costituzioni ottriate, ossia concesse dal sovrano, al pari dei diritti in esse contenuti, si è lasciato sfuggire un’affermazione che lo ha definitivamente messo fuorigioco.
Quando un personaggio che è stato Presidente del Consiglio e segretario di un partito del 40 per cento non trova di meglio che asserire che se i morti di Bergamo e della Val Seriana fossero ancora con noi ci chiederebbero di riaprire, è evidente che quel personaggio abbia concluso la sua carriera ai vertici persino in un Paese fortunatamente di indole perdonista come il nostro.
Al cospetto di luterani, anglicani e calvinisti, Renzi avrebbe dovuto lasciare la politica già nel 2016, quando lo aveva solennemente promesso in caso di sconfitta referendaria. Da noi è riuscito a rimanere sulla breccia fino al 30 aprile 2020, lo stesso giorno, guarda le coincidenze della storia, in cui terminò, con ben altro pathos e una drammaticità mille volte superiore, la vicenda politica di Bettino Craxi, travolto da Mani Pulite e colpito, anche abbastanza indegnamente, dalle monetine scagliate contro di lui da una massa inferocita assiepata di fronte al Raphaël.
RISPOSTA
Il riferimento ad una tragedia immane, come quella che stiamo attraversando, ai tanti morti registrati, di per sé non è scandaloso. Ci sono pareri diversi, manifestati anche dai parenti delle vittime.
Anche quando, l’allusione alle vittime di questa tragedia fosse stata infelice, peraltro estrapolata da un discorso ben più ampio, come fa a considerare conclusa una carriera politica di una persona che, mettendoci la faccia, in un’aula parlamentare cerca di fare di tutto per fornire un contributo costruttivo per la crescita di questo bellissimo e disgraziato Paese?
“Il paragone finisce qui. Renzi, a differenza di Craxi, non ha ricevuto alcun avviso di garanzia e non è stato sottoposto ad alcuna condanna in sede giudiziaria, non si è dovuto rifugiare in Tunisia e, soprattutto, crediamo, a differenza sua, che i morti debbano essere rispettati e lasciati in pace sempre e comunque.
Fatto sta che, anche qualora dovesse andare a compimento il disegno di una parte del mondo imprenditoriale ed editoriale italiano di far saltare Conte e sostituirlo con un esecutivo ben più a destra e guidato da una figura in sintonia con il nuovo corso confindustriale, l’impressione che comincia a farsi largo è che entrambi i Mattei sarebbero tenuti ai margini. L’uno, quello del Papeete, perché si è spinto troppo oltre e, più che mai, è considerato troppo vicino alla non esaltante classe dirigente che finora ha gestito la tragedia lombarda. L’altro perché conta, ormai, solo nei palazzi del potere: nel Paese non ha più alcuna presa.
E allora, non c’è dubbio che tanto Salvini quanto Renzi faranno politica vita natural durante, non c’è dubbio che riusciranno sempre a garantirsi una poltrona e un’intervista a driatta e a manca, non c’è dubbio che potranno condizionare ancora a lungo gli equilibri del nostro sfarinato assetto istituzionale, ma è altrettanto vero che entrambi sono sovra-rappresentati”.
RISPOSTA
A parte il riferimento a Craxi, non so quanto a proposito, parla del tentativo di cambiare colore a questo Governo e la volontà di sostituire il Premier Conte.
Matteo Renzi, in più occasioni, ha sempre sostenuto l’intento di vedere completata questa legislatura.
Ancora meno capisco quando dice che la carriera politica di Matteo Renzi è finita e poi teme che continuerà a condizionare ancora a lungo gli equilibri del nostro assetto istituzionale: poche idee ma confuse.
“Renzi, in particolare, vive solo grazie alle continue interviste, alle perenni ospitate e all’importanza capitale che gli viene attribuita da editorialisti, opinionisti, retroscenisti e, ahinoi, anche da alcuni illustri frequentatori di se stessi. Non ha mordente, ha ben poco da dire, sconfina spesso nell’assurdo, esagera ed è ormai inviso pure a coloro che fino a qualche mese fa gli erano comunque rimasti vicini, pur non condividendone le scelte, ma oggi lo guardano con imbarazzo e, anche se non lo ammetteranno mai pubblicamente, cominciano a interrogarsi se non sia stato un errore attribuirgli negli anni scorsi tanta importanza e tanto potere.
Ignorarlo un po’, intervistarlo e invitarlo assai meno e attribuirgli lo spazio che merita un partito che, se si andasse a votare, non è detto che riuscirebbe a riportare propri rappresentanti in Parlamento non sarebbe, dunque, una forma di censura ma una semplice e saggia presa d’atto della realtà. Raccontare i fatti per come sono e i loro attori per come si presentano e per quello che valgono effettivamente: la regola aurea del buon giornalismo”.
RISPOSTA
La mia è una risposta di un cittadino qualsiasi, ligio al dovere, che paga le tasse ed ha la sventura di dover leggere articoli della fatta in commento.
Se Renzi, oltre ad essere un Senatore della Repubblica, democraticamente e liberamente eletto è anche un conferenziere, invitato nei consessi più importanti a livello mondiale, può essere visto come un problema oppure un motivo di soddisfazione perché un italiano possa indicare una linea, un percorso, un sogno?
Se ha tempo e se vuole, provi lei a tracciarla una linea a descriverci un sogno: grazie!