Occupazione: Perdita del lavoro insieme alla dignità!
Il decreto 87/2018, meglio conosciuto come “Decreto dignità” introdusse significative modifiche alla regolamentazione del lavoro a termine, una delle quali, forse la principale, ha riguardato l’obbligo di “causale” per i contratti a termine di durata superiore a 12 mesi.
E’ stato un provvedimento molto ideologizzato al pari di quello che fece dire, due anni fa, in una serata di fine settembre, quando l’allora vice premier Luigi Di Maio – in arte Giggino – si affacciò trionfante al balcone di Palazzo Chigi – insieme ad uno stuolo di ministri grillini per dire: “Abbiamo abolito la povertà”, avendo reso operativo la spesa di circa 10 miliardi di euro con la concessione del “reddito di cittadinanza”.
Da subito, fu una misura molto contestata e che alla prova dei fatti si è rivelata la più grande operazione clientelare nella storia della Repubblica, non ha abolito la povertà e fatto piovere invece denaro su boss mafiosi, ex terroristi, truffatori e su ogni risma di furbetti da divano.
Le politiche attive del lavoro finalizzate a facilitare l’incontro tra “domanda & offerta”, non hanno mai funzionato rendendo molto più difficile riuscire a trovare o conservare un posto di lavoro.
Anche l’Istat ha aggiunto che la povertà assoluta nel 2019 è diminuita solo del 9 per cento, che è pur sempre qualcosa, ma non cancella certo le ombre su un sussidio che, secondo le stime di Unimpresa, nel triennio 2020-2022 costerà alle casse dello Stato quasi 26 miliardi di euro e che, invece di abolire la povertà, ha aumentato il lavoro nero.
Ora, per non buttare il bambino con l’acqua sporca, volendo aiutare chi è rimasto indietro ed ha effettivamente bisogno parrebbe opportuno, lasciare la misura del reddito di cittadinanza, migliorando la tipologia e natura dei controlli che ha da sempre rappresentato il tallone d’Achille della nostra pubblica amministrazione.
Decreto dignità
Se oggi, anche in presenza di questa grave pandemia sanitaria non si vuole prendere atto che l’introduzione della “causale” nei contratti di lavoro a termine (c.d. lavoro a tempo determinato) sia stato un grave errore, è innegabile che la proroga concessa dall’ultima legge finanziaria al 31 marzo 2021 debba essere ulteriormente rinviata almeno fino a fine anno 2021.
Fra l’altro, osserva il Ministero del lavoro, che questo rinvio eviterebbe il ricorso agli strumenti di sostegno al reddito come la Cassa integrazione che, in questa fase, potrebbe essere una notizia positiva.