Riciclaggio, evasione fiscale, corruzione e altro ancora: una intervista sempre attuale!
Stamattina mi è stato regalato un libro, direttamente dall’autore, Leandro Limoccia, un caro amico conosciuto in terra di Bari quando militavo nella Guardia di finanza.
“Criminalità economica e casi di studio”, questo è il titolo che, per quanto datato (2017), riporta una intervista che ho rilasciato all’amico Leandro per la sua fatica editoriale, parlando di temi sempre attuali quali, “riciclaggio, evasione fiscale, corruzione ed altro ancora[1]”.
Domanda: Caro Giovanni, il fenomeno del riciclaggio genera danno sociale e costi economici enormi. Nonostante il legislatore nel tempo abbia mostrato sempre più attenzione, il riciclaggio non si riesce a debellare, perché? Cosa bisogna fare?
Risposta: Qualche anno addietro, davanti ad una trentina di appartenenti alle FF.OO. – Dia, Ros, Gico e Criminal Pool – nell’ambito di un ciclo di formazione antiriciclaggio organizzato dal ministero degli Interni, mi trovavo a Napoli per parlare di tecniche di contrasto al riciclaggio di denaro sporco. Entrato in aula per dare inizio alla docenza, mi sono sentito chiedere: Dr Falcone, come mai quando arriviamo in banca per sequestrare risorse finanziarie ad acclarati camorristi troviamo sempre i conti in rosso o addirittura estinti? Mentre non troviamo particolari problemi per strutture immobiliari (alberghi, ristoranti, immobili in genere), invece, per assalire le risorse finanziarie troviamo grandi difficoltà. Per la sua esperienza è un problema superabile?”
La risposta è stata e, ahimè, è ancora adesso molto semplice: gli intermediari non collaborano con l’Istituzione, cioè, anche se sono a conoscenza dio indagini in corso nei confronti del sospettato camorrista, non adottano le cautele conseguenti in materia di Segnalazione di operazione sospetta e successiva Sospensione dell’operazione. A oltre venti anni dall’introduzione dell’obbligo di “Collaborazione attiva”, gli intermediari finanziari sono ancora convinti che fino a quando non interviene la magistratura con una misura cautelare di natura patrimoniale (sequestro o confisca), il cliente è libero di poter utilizzare le proprie risorse finanziarie in qualsiasi contesto.
Morale: nel 90% dei casi della specie descritta (ovvero quando l’indagato – persone a lui riconducibili per convivenza o rapporti di affari – prosciugano o estinguono rapporti di conto), la responsabilità è della banca!
D: Quale rapporto tra evasione fiscale e segreto bancario, tra riciclaggio e segreto bancario?
R: Con gli ultimi provvedimenti, il segreto bancario non esiste più nella misura in cui, il mondo delle banche e quello degli intermediari finanziari in generale sono tenuti a trasmettere – secondo modalità e termini stabiliti dall’art.11 del DL 201/2011 – tutta una serie di informazioni che vanno dal numero e qualità dei rapporti (conto corrente, dossier titoli, depositi, estratti conto iniziali e finali per ogni esercizio finanziario etc.).
Si potrebbe dire che le informazioni sono troppe e, di fatto, assolutamente ingestibili. In Italia, posto che il problema principale non è l’evasione fiscale ma la spesa pubblica incontrollata ed incontrollabile, non si pagano le tasse perché si è certi di non essere scoperti. Bisogna invertire il concetto, modificando alla radice la “fonte d’innesco” nella selezione dei soggetti economici da sottoporre a controllo.
D: Cosa pensa del nuovo Codice dei contratti pubblici (d.lgs 18 aprile 2016, n.50) e quali sono, a suo avviso, gli aspetti positivi e/o critici?
R: Aver ridotto il numero degli articoli ad un terzo in rapporto al vecchio Codice degli appalti è stata certamente una conquista in termini di semplificazione che potrà rivelarsi di particolare utilità nel contrasto alla corruzione.
Il Nuovo Codice, insieme alla introduzione del rating di legalità di cui alla legge nr.62/2012, potrà produrre importanti effetti tanto sul piano dell’efficienza della Pubblica amministrazione che dal contrasto contrasto al malaffare.
D: Il Presidente dell’ANAC, Raffaele Cantone e l’ex Prefetto di Milano, già Commissario del Comune di Roma, Francesco Paolo Tronca, si occuperanno di guidare la struttura che monitorerà gli appalti per la ricostruzione dei territori colpiti dal terremoto del centro Italia. Rispetto a quanto è già accaduto con la ricostruzione dell’Aquila, dove ci sono stati tentativi di infiltrazione mafiosa, come si può evitare l’ingerenza delle mafie nella ricostruzione dei territori?
R: La penetrazione della criminalità organizzata nella Pubblica amministrazione attraverso il canale degli appalti pubblici, rappresenta il vero tallone di Achille del sistema.
Bisogna, selezionare meglio le imprese da invitare; aggiudicare le forniture e/o i lavori da eseguire a prezzi di mercato; verificare, soprattutto, oltre ai sub appalti ed i noli a caldo – dove ci aiuta la certificazione antimafia – il Nolo a freddo, l’unico accesso legalizzato della criminalità nel sistema degli appalti pubblici.
D: Le cause determinanti della corruzione sono l’implicazione della cattiva politica; la burocrazia della Pubblica amministrazione; il sistema della penalità e quella del controllo. Quali azioni di contrasto mettere in campo?
R: Aver messo in campo l’Autorità Nazionale Anticorruzione (A.N.A.C.) con a capo un ex magistrato della DIA di Napoli, aver fatto una legge anticorruzione – dove la figura dell’Agente provocatore potrebbe rivelarsi decisivo per la lotta alla corruzione – e aver introdotto il reato di Autoriciclaggio, è decisamente nella direzione giusta. Inoltre, semplificare i processi amministrativi delle autorizzazioni alle imprese, rimuovendo alla base il concetto della legislazione concorrente – contenuto nel comma 3 dell’art.117 della Costituzione – attribuendo competenze chiare fra Stato centrale ed Ente locale, potrà rivelarsi decisivo per mettere le nostre imprese in grado di competere sui mercati internazionali.
D: La mancanza di trasparenza delle norme contribuisce ad aumentare l’asimmetria tra utente e burocrate. Spesso, ci troviamo di fronte ad una burocrazia che non è di qualità. Quali provvedimenti adottare per snellire la burocrazia anticamera della corruzione?
R: Stabilire competenze ed attribuzioni certe e precise nel funzionamento delle diverse articolazioni della Pubblica amministrazione, rappresenta il primo passaggio per l’individuazione delle responsabilità quando qualcosa non ha funzionato o è andato storto.
Emblematici al riguardo sono gli “scaricabarile” in termini di responsabilità davanti alle tante tragedie che assistiamo frequentemente. Penso al recente disastro ferroviario di Trani o al Ponte crollato nel lucchese dove, di fronte ad un alert lanciato da un tecnico verso le 13.00 (sulla instabilità strutturale del ponte) è crollato verso le 18.00 dello stesso giorno al passaggio di un TIR, con conseguenze mortali. Non si capisce ancora adesso, chi aveva la responsabilità di bloccare la circolazione: Polstrada, (attivata dal tecnico), l’A.N.A.S. o il Comune!
D: La corruzione, insieme al riciclaggio, rappresenta il vero male della nostra società. Come è possibile combattere a più livelli la stessa corruzione?
R: La corruzione si combatte semplificando e riducendo la pressione fiscale che oggi è insopportabile. I tanti imprenditori suicidi o le aziende che de localizzano, ne sono una evidente testimonianza.
Il riciclaggio si combatte con una maggiore e più convinta “Collaborazione attiva” da parte del mondo bancario, finanziario, professionale –contabile e legale – e della impresa in genere. Oggi, il contributo in questo senso è solo formale. Voglio ricordare che la stessa Banca d’Italia ha lamentato un eccesso di “Segnalazioni di operazioni sospette” assolutamente inutili e tali da ingolfare il sistema.
D: La crescita esponenziale della spesa pubblica ha rappresentato una possibilità per politici e amministrato ridi realizzare forme di redistribuzione discorsive finalizzate a favorire gli interessi di pochi, anziché il benessere della collettività, in cambio di potere e consenso elettorale. Cosa fare, salvaguardando la spesa pubblica?
R: E’ un gatto che si morde la coda, come si usa dire in questi casi. La spesa pubblica va ridimensionata nella misura in cui, nel terzo millennio non è possibile continuare ad elargire fringe benefits (indennità aggiuntive) a ex politici o ex dipendenti pubblici di proporzioni inaudite. Siamo al medioevo.
Elargizioni da 90mila euro al mese non ce le possiamo più permettere.
Sono questi episodi che allontanano i cittadini dalla politica.
Di pari passo bisogna semplificare e ridurre la burocrazia che rappresenta, da sempre, l’anticamera della corruzione.
D: Le mafie sempre più s’infiltrano nell’economia e nello specifico nella gestione degli appalti, in particolare delle grandi opere pubbliche e la corruzione costituisce il passaggio obbligato. Quali sono gli interventi concreti da promuovere?
R: La Direzione del Nuovo Codice degli appalti, il rating di legalità delle imprese e ridurre il numero delle Stazioni appaltanti, di cui abbiamo parlato prima, vanno nella direzione giusta.
E’ necessario allungare i termini di prescrizione nei reati contro la pubblica amministrazione; semplificare al massimo i processi amministrativi; qualificare meglio il personale preposto alle indagini, soprattutto quello incaricato di trovare i collegamenti ed i prestanome delle varie imprese concorrenti nell’aggiudicazione degli appalti pubblici.
D: Come contrastare concretamente l’evasione fiscale?
R: Il percorso di questo Governo nelle intraprese Convenzioni bilaterali di “Collaborazione fiscale” con tanti Paesi considerati a rischio off-shore, è stata certamente una novità da vedere con assoluto favore – Repubblica di San Marino, Vaticano, Principato di Monaco, Liechtenstein etc.
Per il resto, il contrasto alla evasione fiscale potrà avere una certa efficacia, riducendo significativamente l’attuale pressione, ovvero invertendo la convinzione dell’imprenditore che evadere conviene, in quanto certo di non essere intercettato. Per fare questo, bisogna utilizzare la figura del “Sostituto d’imposta”, come la banca.
Da ex Ufficiale della Guardia di finanza, quando andai a lavorare in banca vedevo cose incredibili: persone con svariati milioni di euro sui rapporti in essere (titoli, conti correnti, rapporti di deposito, certificati al portatore, polizze assicurative) e percettori della pensione INPS da 500 euro al mese.
Incredibile ma vero!
Lavorare sulla Fonte d’innesco rimane l’unica strada ragionevolmente percorribile per contrastare con efficacia e rapidità l’evasione fiscale.
D: Lei ha collaborato con l’Osservatorio Pugliese contro la criminalità, per la legalità e la nonviolenza, partecipando anche a tante iniziative. Che ricordi ha? Cosa conserva di quella esperienza? Quali contenuti e valori di quell’esperienza sono ancora vivi?
R: Quello è stato il periodo che si è lavorato molto sul problema dell’usura, come danno alle imprese e famiglie. All’epoca, la Guardia di finanza lamentava in particolare l’assenza di un tasso soglia da cui far scattare il reato. Con la legge 108/96, il tasso soglia veniva introdotto e, sia pure con qualche innegabile risultato positivo, la piaga dell’usura, ancora più in situazioni di crisi economica come quella che stiamo vivendo, è ahimè rimasta. Inoltre, la positiva collaborazione con l’Osservatorio pugliese contro la criminalità è stata, per quanto mi riguarda, una esperienza irripetibile, ma soprattutto umana e ricca di valori e contenuti ancora validi. Poi, mi ha dato la possibilità di ascoltare dal vivo di tanti drammi vissuti da imprenditori o comuni cittadini per le continue vessazioni e violenze della criminalità organizzata imperante sul territorio pugliese.
Grazie caro Giovanni!
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[1] Analoghe interviste sugli stessi temi, riportate al Capitolo X, sono riferibili a Raffaele Cantone, Fausto Zuccarelli, Isaia Sales, Enzo Ciconte, Marisa Diana, Srgio Costa, Don Tonino Palmese, Domenico Filosa, Luigi Maiello, Don Maurizio Patriciello, Giuseppe Centomani, Pierpaolo Romani, Antonio Pergolizzi, Antonello Ardituro, Augusto Di Maio, Nello Tuorto.