RISCHI DI CREDITO & RICICLAGGIO: Inadeguata verifica della clientela!
Quando la Banca eroga un finanziamento, non deve limitarsi come ha fatto fino ad ora, a valutare soltanto l’aspetto relativo alla solvibilità del cliente ma al contrario, dovrà integrare queste informazioni sotto il profilo soggettivo del cliente in ordine alle sue potenzialità economiche ed alla sua onorabilità.
Se non fa questo, la stessa Banca rischia, come in questo e tanti altri casi in passato di non vedersi riconosciuta quella invocata “buona fede del terzo” in conseguenza dell’intervento della magistratura [1].
Emblematico il caso di talune banche che senza alcuna valutazione critica circa l’onorabilità di clienti affini o facenti parte di cosche criminali, hanno erogato ingenti risorse per l’acquisto di immobili di pregio [2].
La giurisprudenza di legittimità più recente sembra orientata ad interpretazioni molto più restrittive che in passato, adducendo nelle sentenze il “difetto di buona fede” nei confronti del sistema creditizio[3].
La morale che si trae da questo tipo di vicende è che necessita una costante e continua intesa e raccordo fra l’ufficio fidi e l’antiriciclaggio della banca dove rispettivamente, si avrà certamente cura di verificare la solvibilità senza trascurare il profilo soggettivo del cliente, ovvero la sua storia economica, fiscale e imprenditoriale.
Banca avvisata, mezza salvata!
[1] Nota a sentenza 25.02.13 – Confisca di beni: i diritti di credito del terzo e l’interesse pubblico alla repressione criminale
Nota a Corte di Cassazione – Sezione Prima Penale, Sentenza 26 settembre 2012, n. 36990 – Avv. Andrea Falcone – https://www.giovannifalcone.it/3355/terzo_in_buona_fede_confisca_confermata_in_cassazione.html