venerdì, Maggio 17, 2024
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Quirinale e corrispondenza Presidenziale: Nella lotta alla criminalità organizzata, siamo tutti coinvolti!

Quirinale e corrispondenza Presidenziale: Nella lotta alla criminalità organizzata, siamo tutti coinvolti!

Qualche decennio addietro, nel mentre a Napoli si combatteva una guerra senza precedenti, per raccogliere i rifiuti dalle strade e la camorra si faceva sentire riempendo la cronaca giudiziaria con numerosi morti ammazzati, mi trovai nel capoluogo campano per svolgere una docenza a beneficio delle forze dell’Ordine, relativamente ad una tematica che mi è sempre stata familiare: Azione di contrasto al riciclaggio di denaro sporco.

Il tutto rientrava in un progetto del Ministero degli Interni riguardante il tema della gestione dei “Beni confiscati alla criminalità organizzata” e la formazione era indirizzata solo agli appartenenti alla Dia, Gico della Guardia di finanza, Criminalpool della Polizia di Stato e Ros dei Carabinieri, distaccati nell’Italia meridionale, quasi a consacrare il concetto secondo il quale la restante parte del territorio nazionale era immune dalla presenza mafiosa.

Appena giunto in aula per l’inizio della docenza di cui trattasi, laddove tutti sapevano che ero un ex ufficiale della Guardia di finanza, all’epoca Responsabile aziendale antiriciclaggio di un Gruppo bancario, mi ritennero la persona giusta per pormi la seguente domanda che, ancora oggi, mi suscita una profonda amarezza:

Dr. Falcone, come mai, al termine di defatiganti attività investigative sul territorio nei confronti di personaggi contigui o facenti parte di associazioni camorristiche, spesso durate anni, quando arriviamo in banca per assalire le risorse finanziarie, troviamo sempre i conti correnti “in rosso o addirittura estinti? Insomma, se riusciamo a provare il collegamento – spesso anche individuando prestanomi o teste di legno – con patrimoni immobiliari (alberghi, strutture ricettive, ristoranti etc.), per i beni mobili, volatili, troviamo grandissime difficoltà.

Esiste una soluzione?”

Risposi subito che quando questo succede, nel 90% dei casi, la responsabilità è tutta dell’intermediario finanziario che non ha applicato coerentemente e con la necessaria celerità e diligenza le norme in vigore – ex lettera c) del comma 4 dell’art.6 del d.lgs 231/07.

La stessa Banca d’Italia, già da tempo, con le Istruzioni operative per la individuazione delle operazioni sospette di cui al Decalogo 2001, al punto 4.3., testualmente, fra l’altro, recita: La sospensione delle operazioni “Massima tempestività nella segnalazione è assicurata ove l’operazione preveda il rilascio al cliente di contante o di valori assimilabili, per significativo ammontare, soprattutto se la medesima è effettuata da soggetti sottoposti a indagini penali o a misure patrimoniali di prevenzione ovvero da soggetti agli stessi collegati. Gli intermediari possono preavvisare telefonicamente, via telefax o con strumenti telematici l’UIC, anche per ricevere istruzioni sul comportamento da tenere.”

In parole povere, nella pratica operativa cosa succede?

Succede che il “camorrista” o presunto tale, oggetto di attenzione da parte dell’Autorità giudiziaria, venendo a conoscenza dell’indagine, preleva l’intera disponibilità delle risorse detenute in banca in denaro contante onde far scomparire le tracce, ovvero estingue definitivamente il rapporto.

Facciamo qualche esempio pratico:

  • l’indagato – presunto camorrista – subisce una misura cautelare personale (viene arrestato), per cui le persone conviventi (moglie e figli), prelevano tutte le disponibilità dai conti “cointestati”, ben sapendo, con giustificato timore che la magistratura li potrà sequestrare/confiscare al termine delle indagini;
  • la Guardia di finanza, notifica un decreto di “accertamenti bancari” alla Direzione generale della banca, chiedendo l’esistenza di rapporti di conto, in essere o estinti, nei confronti di determinati soggetti (persone fisiche o giuridiche). In terra di Calabria, verso la fine degli anni ‘80, arrestammo un responsabile di filiale che, molto incautamente, provvide ad informare il cliente circa l’avvio dell’attività investigativa per consentirgli nella stessa mattinata di tentare la estinzione del rapporto, previo ritiro della provvista. Il tentativo fallì solo perché, il telefono dell’inquisito era sotto controllo.

Sospensione dell’operazione

Di fronte a queste richieste, l’intermediario deve adoperarsi, ad horas, a far scattare la necessaria “collaborazione attiva” per l’inoltro di una Segnalazione di operazione sospetta onde consentire all’organo centrale di vigilanza – Unità d’informazione finanziaria della Banca d’Italia – di espletare le sue funzioni in ordine alla “sospensione dell’operazione”, emettendo un apposito provvedimento in tal senso della durata di cinque giorni, sufficienti per attivare l’A.G. per la emissione di un sequestro preventivo del conto corrente.

Ancora oggi, ahimè, le banche sono convinte che il cliente, in assenza di un provvedimento coercitivo della magistratura è libero di poter utilizzare le risorse finanziarie a proprio piacimento.

Ho cercato di spiegare che non è così o almeno, non è sempre così!

Corrispondenza con l’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

Verso la fine dell’anno 2006, scrissi all’allora Presidente raccontando l’esperienza maturata a Napoli, in presenza della intera Istituzione deputata al contrasto della camorra sul territorio. Lo spunto per tale iniziativa lo ebbi anche perché, con cadenza settimanale, lo stesso Presidente, essendo peraltro di origine napoletana, con cadenza ravvicinata si recava nel capoluogo partenopeo per esprimere la vicinanza dello Stato all’intera popolazione residente, anche per effetto della grave recrudescenza camorristica dei tanti morti ammazzati.

In pratica, girai la domanda delle forze dell’ordine per sottolineare una normativa desueta o comunque applicata male, nella pratica operativa comunemente seguita per l’azione ci contrasto alla criminalità organizzata.

Mi aspettavo che qualcuno dalle alte sfere della pubblica amministrazione o, ancora meglio, del Ministero degli interni mi chiedesse lumi o chiarimenti sull’alert che avevo lanciato.

Nulla, assolutamente nulla anzi peggio, quando in data 31 gennaio 2007, l’Ufficio territoriale del Governo della Prefettura di Bari, mi scrisse testualmente:

““Oggetto: Lettera al Capo dello Stato in tema di sicurezza pubblica nel Mezzogiorno.

Si fa riferimento alla e-mail inviata al Capo dello Stato relativa all’oggetto.

Al riguardo, la Segreteria Generale ha precisato che il sig. Presidente della Repubblica segue con particolare attenzione tutte le iniziative utili a rendere più efficace l’azione di contrasto alla criminalità organizzata, nella condivisione che il miglioramento delle condizioni di sicurezza favorisce lo sviluppo sociale ed economico.

Il PREFETTO

(F/to Schiraldi)””

Insomma aria fritta, di alcuna utilità pratica, posto che, ho ragione di ritenere che ancora oggi, le stesse forze di polizia napoletane mi porrebbero una domanda pressoché identica!

Corrispondenza con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella

Il 30 ottobre 2017, venne pubblicata una sentenza di Cassazione riguardante la condanna ad una sanzione amministrativa di 500mila euro, in danno di uno sventurato responsabile di filiale di una banca.

Per quanto ne abbia parlato in numerosi articoli1, voglio sintetizzare il contenuto della vicenda di cui sto parlando.

Storia giudiziaria 

Tutto nasce sulla scorta di una contestazione del Comando Nucleo Regionale di Polizia Tributaria della Guardia di finanza della Regione Sicilia dell’aprile 2000 che, nel corso di taluni accertamenti, ebbe modo di rilevare l’esistenza di un rapporto di conto corrente intestato alla Cooperativa Interprovinciale Ortofrutticoli” arl, in essere presso l’agenzia 2 di Bagheria (PA) del Banco di Sicilia (ora UniCredit).

Nel periodo interessato all’indagine (1995/1998), il rappresentante legale della citata cooperativa, con frequenza quasi giornaliera – come è detto a pagina 4 della sentenza di Cassazione in commento – effettuò una serie di prelevamenti di denaro contante dal conto aziendale, emettendo assegni per oltre 400 milioni di lire, appena sotto la soglia obbligatoria di registrazione in Archivio Unico Informatico (£. 19.500 mila), incassandoli direttamente con la formula me medesimo”.

Ricordo che il fatturato complessivo dell’azienda in parola ammontava a circa 10 miliardi delle vecchie lire di cui, solo 400 milioni vennero impiegati attraverso l’utilizzo di denaro contante.

Nel corpo dell’intero giudicato, ivi compresa la ripetuta sentenza di legittimità – pagina 4 – venne richiamato il contenuto del Decalogo della Banca d’Italia laddove, il punto 1.2.1 recita:” Frequenti operazioni per importi di poco inferiori al limite di registrazione, soprattutto se effettuate in contante o per il tramite di una pluralità di altri intermediari, laddove non giustificata dall’attività svolta dal cliente” – Istruzioni operative per l’individuazione di operazioni sospette.

Infatti, l’attività svolta dal cliente, non essendo una privato consumatore, era tale da giustificare un impiego di tal fatta per acquisti strumentali all’attività d’impresa.

Nel caso di specie, l’unica accortezza che avrebbe dovuto porre in essere il nostro Ciccillo Cacace al secolo il Direttore di filale di Bagheria del Banco di Sicilia, di natura meramente deontologica, sarebbe stato quello di avvisare l’amministratore della Cooperativa che non potevano effettuarsi pagamenti in denaro contante in misura, pari o superiore alla soglia dell’epoca stabilita (venti milioni di lire).

Non c’era e non c’è nessun altro obbligo, laddove trattavasi di un’attività economica documentata, certificata e assolutamente legittima: punto!

Quattro processi – Mef, Tribunale, Corte di Appello, Cassazione – conclusi nell’arco di ben 17 anni, hanno sentenziato il nulla assoluto, addivenendo ad una condanna che, laddove fosse stata svolta una indagine appropriata, avrebbe dimostrato l’esatto opposto: assoluta insussistenza della ipotesi accusatoria riguardante la “Omessa segnalazione di operazione sospetta”.

Indagine insufficiente 

Considerato che nel 99% dei casi, se mai ci può essere un sospetto di riciclaggio nella operatività dei rapporti della clientela, il problema si deve porre quando arriva la provvista finanziaria sui rapporti e non certo quando viene prelevata.

E’ in occasione degli accrediti che ci si deve chiedere se il cliente, in relazione alla conoscenza diretta o indiretta, l’attività economica esercitata, ha una potenzialità economica adeguata a giustificare un certo tipo di movimentazione e quindi di operatività dei rapporti.

Nel caso di specie, tutti gli accrediti – spesso provenienti dalla stessa Pubblica amministrazione – sono pervenuti in forma assolutamente tracciabile con regolari bonifici, ritenuti strumentali all’esercizio della dichiarata attività economica.

A questo punto, dovendoci soffermare su alcune modalità di prelevamento della provvista – operazioni frazionate con prelievi di contante ripetuto utilizzando la formula “m.m.” nella emissione di assegni – per onestà intellettuale, a fronte di una operatività di tal fatta, prima di addivenire alla formulazione dell’accusa di omessa segnalazione di operazione sospetta”da parte della Guardia di finanza, considerato che trattasi della gestione di un’attività economica avente ad oggetto il commercio ortofrutticolo” e quindi di una contabilità all’uopo predisposta (Partita IVA, Omologazione Tribunale, Registrazione Camera di Commercio), si sarebbe dovuto procedere nel seguente modo:

  • Acquisire il Libro giornale verificando la destinazione di tali risorse finanziarie, riscontrandone nello stesso tempo la relativa fatturazione passiva per acquisti di piccole forniture di ortofrutta o, l’eventuale auto fatturazione”, per acquisti da piccoli produttori/contadini, sotto la fascia di esonero;
  • E’ frequente per tale settore economico – commercio ingrosso e dettaglio ortofrutta – per piccole partite pretendere il pagamento in contanti, ma pur sempre contabilizzate nelle scritture contabili e che nessuno, nella fattispecie ha controllato;
  • Laddove, fossero state riscontrate operazioni di acquisto di prodotti per importi superiori al limite all’epoca stabilito (importo pari o superiore a venti milioni di lire), si sarebbe dovuto procedere, al più, ad una contestazione di irregolare trasferimento di denaro contante” e giammai, “omessa segnalazione di operazione sospetta” in quanto, nel caso di specie, l’unico sospetto che si desume è l’assoluta lacunosità e approssimazione dell’attività investigativa;
  • Anche la registrazione in Archivio Unico Informatico, pur in presenza di operazioni cc.dd. sotto soglia, la registrazione definitiva avviene per effetto dell’aggregazione degli importi, laddove le operazioni superano la soglia economica stabilita (all’epoca pari o superiore aventi milioni di lire) nell’arco di una settimana. E’ pertanto, assolutamente arbitrario sostenere che tale operatività mirava ad eludere una norma cogente tanto più che, nella circostanza, non risulta essere stata fatta una verifica circa l’alimentazione dell’epoca dell’AUI.

Di tale vicenda, compilando l’apposito format (https://servizi.quirinale.it/webmail/), notiziai l’Ufficio di Presidenza del Quirinale, segnalando la fragilità delle nostre Istituzioni sui tematiche di particolare interesse per la nostra comunità.

Conclusioni

Abbiamo potuto vedere che nel primo caso, all’epoca del Presidente Giorgio Napolitano ho ricevuto una risposta, sia pure di alcuna utilità pratica per far funzionare meglio l’azione di contrasto al malaffare, per una problematica esistente ancora oggi.

Nel secondo caso invece, non ho ricevuto alcuna risposta ma sono comunque fiducioso anche grazie al rinnovato settennato di un grande Presidente della Repubblica: Sergio Mattarella.

Voglio mutuare la bellissima frase dell’ex Presidente del Parlamento Europeo – David Sassoli – quando diceva “La speranza siamo noi” per sottolineare l’importanza del contributo di tutti per migliorare le condizioni di vita della nostra comunità.

Il mio contributo, se tale si può ritenere, può essere solo questo perché di questo mi sono occupato da circa mezzo secolo.

Grazie Presidente!

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