venerdì, Maggio 10, 2024
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La donna nella Repubblica islamica: Alla ricerca della libertà!

La donna nella Repubblica islamica: Alla ricerca della libertà!

A Oslo si scrive la storia e  si fa quello che l’intero mondo occidentale non riesce a fare, laddove non riesce neanche a pensare per realizzare una “democariza laica”.

Infatti, il Premio Nobel per la pace 2023 è stato conferito a Narges Mohammadi. Parliamo di una nota attivista iraniana per i diritti umani, da tempo detenuta nella prigione di Evin, a Teheran e per questo rappresentata alla cerimonia di consegna del prestigioso premio dai suoi figli Ali e Kiana Rahmani e dal marito Taghi Rahmani, con una sedia vuota destinata ad una grande donna, coraggiosa e che sacrifica la sua vita per i diritti alla sopravvivenza delle donne iraniane.

Mohammadi in un messaggio ha condannato il “regime religioso tirannico e misogino” dell’Iran.

Il messaggio di Mohammadi

“Il vostro supporto è significativo e potente e profondamente apprezzato”, è l’inizio del discorso, scritto in francese, di Mohammadi, la cui prima parte è stata letta dalla figlia 17enne Kiana Rahmani. “Scrivo questo messaggio da dietro le alte, fredde mura di una prigione. Sono una donna mediorientale da una regione che, nonostante la sua ricca civilizzazione è intrappolata in guerra, dal fuoco del terrorismo e degli estremismi”, afferma la Nobel per la Pace. La seconda parte è stata letta dal figlio Ali Rahmani: “Il movimento donna, vita, libertà ha accelerato il processo di transizione verso il raggiungimento di democrazia, libertà e pari diritti in Iran dando chiarezza e significato alla richiesta storica del popolo iraniano”. Mohammadi ha rivolto inoltre in un passaggio apprezzamento per le proteste dei giovani: “Hanno trasformato le strade e gli spazi pubblici in un arena per la diffusione di resistenza civile. La resistenza è viva e la lotta persiste. La resistenza continua e non violenta, è la nostra strategia migliore”. Nella parte finale dell’intervento Mohammadi tende una mano a tutte le forze per la pace e per i diritti dell’uomo: “Sono fiduciosa che la luce della libertà e della giustizia risplenderà luminosamente sulla terra d’Iran. In quel momento, festeggeremo la vittoria della democrazia e dei diritti umani sulla tirannia e il totalitarismo e l’inno del trionfo del popolo sulle strade d’Iran risuonerà in tutto il mondo” conclude il discorso. I due figli assieme sul podio davanti al re Harald V e alla regina hanno scandito lo slogan delle proteste che hanno scosso l’Iran in farsi e in inglese: “Zan. Zendegi. Azadi”, “Donna. Vita. Libertà” tra una standing ovation e l’emozione di tutti i presenti.”

Cosa possiamo fare?

Alla fortissima protesta civile, dignitosa e non violenta della società iraniana, bisogna affiancare un’azione concreta e forte di tutto il mondo laico mondiale, al fine di isolare questa Repubblica islamica.

Dobbiamo assumerci una responsabilità diretta per proteggere quella parte di società iraniana che cerca di liberarsi da questo clima oppressivo.

L’assegnazione di questo premio dev’essere letto dal mondo intero dei diritti umani, e rappresentare un invito per una presa d’atto in grado di contribuire alla nascita di una democrazia laica a beneficio di una intera collettività che cerca solo di sopravvivere.

Non possiamo rimanere indifferenti, dobbiamo assumerci le nostre responsabilità!

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1 commento

  1. L’assegnazione di questo premio dev’essere letto dal mondo intero dei diritti umani, e rappresentare un invito per una presa d’atto in grado di contribuire alla nascita di una democrazia laica a beneficio di una intera collettività che cerca solo di sopravvivere.

    Non possiamo rimanere indifferenti, dobbiamo assumerci le nostre responsabilità!

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