Criptovalute, un milione di italiani le usano. Bitcoin e le altre: ecco come funzionano
14 Dicembre 2023 – 07:30
Ad Abu Dhabi quasi un terzo della popolazione possiede monete virtuali. Cosa insegna il caso del Venezuela
Che cosa sono e come funzionano le criptovalute
Si tratta delle criptovalute, monete elettroniche per metonimia conosciute anche come Bitcoin, dal nome del primo sistema di pagamento digitale inventato nel 2009 da un anonimo giapponese che si fa chiamare Satoshi Nakamoto.
Le criptovalute sono strumenti interamente virtuali basati sulla crittografia (da qui la crasi cripto-valute), la scrittura cifrata sicura che consente il trasferimento in forma del tutto anonima e protetta sfruttando la tecnologia blockchain. In poche parole, è un sistema di transazioni finanziarie che elimina la figura dell’intermediario.
Criptovalute, l’elenco e i rischi
Come detto, le monete più famose sono Bitcoin (BTC), Ethereum (ETH), Tether (USDT) e Dogecoin (DOGE). Alcune società, come Binance e in passato la famigerata Ftx, permettono inoltre lo scambio in tempo reale sui loro terminali. Ma queste celano anche dei grossi rischi, come ad esempio la volatilità e la speculazione.
Nonostante un apparente contesto di anarchia, il mercato delle criptovalute non è immune alla regolamentazione degli Stati o perlomeno di quelli che finora sono intervenuti a favore o contro la loro diffusione. Talvolta andando in contro a insuccessi catastrofici come il caso del Venezuela che nel 2018 ha lanciato il petro per combattere l’inflazione. Una mossa sciagurata e antitetica al concetto di cripto: era il governo infatti a controllarla ed emetterla e infatti non ha avuto lunga vita.
A El Salvador, piccolo Stato dell’America Latina, il Bitcoin ha acquisito corso legale grazie all’iniziativa del presidente Nayib Bukele, ma la decisione non è riuscita a fare breccia tra i salvadoregni, suscitando anche le critiche di istituzioni come il Fondo Monetario Internazionale.
Dove si usano di più le cripto
Negli Emirati Arabi Uniti invece, primo Paese al mondo per circolazione di monete virtuali, il 27% della popolazione fa uso di questi strumenti di pagamento. Abu Dhabi sta attraendo numerosi investitori internazionali, soprattutto imprese e startup che vogliono operare senza la mano invasiva del governo e sfuggire a inchieste che negli Stati Uniti hanno causato il tracollo di aziende gigantesche.
Anche in Vietnam i numeri sono alti: il 21%. Chiude il podio un’altra nazione araba, l’Arabia Saudita, con il 17,5%; poi ci sono gli Usa con il 14%. In Italia l’esposizione mediatica che ricevono le criptovalute è inversamente proporzionale all’impiego effettivo che se ne fa: gli italiani sono 40esimi nella classifica globale, con circa un milione di persone che le utilizzano (2%).
Al netto dell’esercito dei capitani coraggiosi che investono, bisognerebbe chiedersi la legittimità ad operare, in termini di promozione di investimenti finanziari attraverso queste piattaforme Bitcoin.
A leggere i ricorsi che si fanno al portale di Plus24 del Sole 24 Ore, ci sono delle piattaforme operative in Italia che si presentano attraverso il Web e che operano in completo anonimato senza essere autorizzate dalla Banca d’Italia.
In questi casi, non si conosce la sede, non si sa chi sono i fondatori e gli amministratori responsabili.
Insomma non si sa niente e ciò malgrado, alcuni (per fortuna non sono ancora moltissimi), stimolati da guadagni facili e veloci, peraltro anonimi, si lanciano nel vuoto, nel buio più assoluto.
Buon viaggio!