“Un magistrato burocrate, pavido e passacarte che perderà di vista il fine primario: fare una giustizia giusta“. È questo che provocheranno tutte le leggi approvate recentemente sulla giustizia. Almeno secondo Nicola Gratteri, nuovo procuratore di Napoli che ha rilasciato un’intervista a Repubblica.“Nessuna delle norme da ultimo approvate possono essere utili a migliorare la giustizia. Le pagelle sono dannose: i magistrati si preoccuperanno più di avere le carte in ordine che di fare giustizia”, dice il magistrato riferendosi al fascicolo di valutazione dei magistrati varato recentemente dall’esecutivo. “Queste riforme, un altro regalo alle correnti della magistratura e seguono la stessa strada della Cartabia, ci consegneranno un magistrato burocrate, pavido e passacarte che perderà di vista il fine primario: fare una giustizia giusta. C’è da pensare che sia questo l’obiettivo”, continua Gratteri.L’ex procuratore di Catanzaro boccia anche la riforma varata dal guardasigilli nel giugno scorso, che incide sulle misure cautelari: “Pensare che una misura cautelare debba essere emessa da tre giudici o che, prima di applicarla, l’indagato debba essere preventivamente interrogato, è qualcosa che solo chi non frequenta i tribunali può ritenere utile e solo chi non conosce l’attuale stato della magistratura può ritenere praticabile”. Ma Gratteri boccia anche le riforme non ancora varate, quelle cioè che la maggioranza sta preparando in queste settimane. La separazione delle carriere in magistratura? “È sbagliata da tutti i punti di vista. Il cambio di funzione arricchisce professionalmente il magistrato. Si criticano spesso i pm perché si dice che non hanno la cultura della giurisdizione. Quale miglior modo, allora, se non quello di far fare al pm anche il giudice e viceversa? Bisognerebbe avere il coraggio di tornare ad agevolare il cambio funzioni, come nel resto d’Europa, dove viene incentivato. La separazione delle carriere è l’anticamera della sottoposizione del pm all’esecutivo”, prosegue il capo dell’ufficio inquirente partenopeo.

E la stretta sulle intercettazioni? “Ho speso fiumi di parole per dire che non sono costose. Ci si vuole nascondere dietro questo argomento allo scopo di limitarne il più possibile l’utilizzo per i reati contro la Pa, ormai sempre più a braccetto con i reati di mafia“. Poi Gratteri ha fatto un esempio: “Se in un’inchiesta per mafia o traffico di stupefacenti sento parlare, in un’intercettazione, di una corruzione di milioni di euro o di un riciclaggio o di una truffa non la posso utilizzare, perché è un fatto diverso. Se emerge che un povero tossicodipendente ha rubato una bottiglia in un supermercato, anche se è un fatto diverso, sì”. Per quale motivo? “Per il furto nei supermercati – spiega il pm – è previsto l’arresto obbligatorio in flagranza, per la corruzione no. È un’assurdità, una giustizia forte con i deboli e debole con i forti. Le intercettazioni sono fondamentali e dovrebbero comprendere anche i messaggi scambiati attraverso strumenti informatici e telematici”.