giovedì, Maggio 2, 2024
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La fine delle criptovalute, perché la profezia di Krugman ora può diventare realtà

La fine delle criptovalute, perché la profezia di Krugman ora può diventare realtà

Fonte: Money.it

A novembre 2022 l’economista premio Nobel Paul Krugman pronosticava la possibile fine dell’era delle criptovalute, con una crisi innescata dalla bancarotta di Ftx: ora la profezia si sta realizzando?

Lo scorso novembre Paul Krugman lo aveva detto: l’era delle criptovalute, dopo un 2022 pessimo, può finire. Quella dell’economista americano, premio Nobel nel 2008 per i suoi studi sul commercio e la geografia economica, sembrava una profezia come tante. Autorevole, ma pur sempre una profezia.

Secondo l’esperto, che aveva firmato un apposito articolo di opinione sul New York Times, la bancarotta di Ftx avrebbe rapidamente innescato una crisi totale delle piattaforme per lo scambio di criptovalute, qualcosa di simile alla bolla delle dotcom, che prima dell’inizio del nuovo secolo ha mandato in tilt il settore tecnologico.

Ora, con la crisi di alcuni colossi come Genesis e Silvergate Capital, quella previsione sembra diventare improvvisamente realtà, a distanza di meno di due mesi dall’articolo di Krugman. Ma davvero il mercato delle criptovalute è destinato a spegnersi?

Criptovalute, cosa dice la profezia di Krugman

Nel suo editoriale il professore di economia dell’università di New York aveva fatto notare che il mercato stava attualmente vivendo un “Fimbulwinter”, un termine tratto dalla mitologia norrena per indicare un inverno senza fine che precede la fine del mondo.

Krugman sottolineava infatti che chi usa le criptovalute è più vulnerabile alle tentazioni e all’inflazione molto alta e il bitcoin non è riuscito ad eliminare il bisogno quasi strutturale di fiducia che hanno i mercati. Non solo: tutte le tecnologie blockchain secondo l’economista non hanno garantito transazioni più economiche.

Per dimostrarlo ha elencato vari tentativi falliti di usare la tecnologia per risolvere vari problemi della vita reale. Ad esempio ha citato lo sforzo della Borsa australiana di utilizzare la blockchain per la compensazione e il regolamento degli scambi: escamotage ritirato due settimane dopo, durante le quali erano stati bruciati 168 milioni di dollari di capitalizzazione.

Altro esempio è quello del gigante delle spedizioni Maersk, che ha abbandonato i suoi progetti blockchain visto che non riusciva ad utilizzarli in maniera davvero efficace.

Quante volte è stata prevista la fine delle criptovalute

Krugman affondava quindi il colpo spiegando che questa tecnologia è virale per colpa di presunte “ideologie politiche”: sostanzialmente l’avversione al mondo bancario e il fascino quasi misterioso del fintech.

Non era la prima volta e non è stato nemmeno l’unico a prevedere la fine della blockchain. Secondo BeinCrypto il bitcoin è stato dichiarato “morto” 465 volte dal 2010 a oggi. Eppure non si è smesso di usare la valuta digitale.

La crisi del settore nelle ultime settimane

Stavolta, però, c’è qualcosa di diverso. Genesis, big dei prestiti in cripto, sta valutando la bancarotta, mentre sicuramente taglierà il 30% della forza lavoro. Il principale cliente dell’azienda era Ftx e il suo fallimento per colpa della truffa organizzata dal presidente Sam Bankman-Fried ha effetti pesanti. Inoltre sono andate in crisi la società di trading Alameda Research e l’hedge fund Three Arrows Capital, a cui Genesis aveva fatto prestiti.

Insomma, l’azienda potrebbe non essere più in grado di raccogliere denaro sufficiente per restare a galla. A questo si sommano le difficoltà di Silvergate Capital, società specializzata in servizi finanziari e in criptovalute che ha annunciato il taglio del 40% dei suoi lavoratori. Questo perché i depositi dei clienti si sono ridotti a un terzo in un solo trimestre, per circa 8 miliardi di dollari spariti e un corrispettivo crollo in Borsa del 70%. Insomma, non c’è stata più fiducia da parte degli investitori che di solito puntano sul settore delle cripto.

L’onda lunga di Ftx, quindi, si fa sentire anche su exchange molto grandi come Huobi, con sede alle Seychelles. Per colpa del fallimento della prima taglierà il 20% del suo staff. Infine CoinBase dovrà pagare 100 milioni di dollari di multa allo Stato di New York per violazione delle norme antiriciclaggio, con pochi controlli sui clienti che volevano aprire un conto, mentre lo stesso Stato a fatto causa al fondatore della banca di criptovalute Celsius Network per presunte promesse di investimenti sicuri, poi rivelatesi false.

Le criptovalute scompariranno?

La Federal Reserve ha da poco spiegato che l’utilizzo monete digitali non è coerente con pratiche bancarie sane e sicure. Se nei prossimi mesi ed anni, a fronte di una riduzione dell’inflazione, ci dovessero essere interessanti abbassamenti dei tassi di interesse, ci potrebbe essere uno stimolo agli investimenti, compresi quelli in criptovalute.

Tuttavia le voci di esperti ed istituzioni che parlano in termini negativi delle criptovalute cresce, così come il pressing per una regolamentazione di tutto il settore, che dia più fiducia agli investitori. L’apposito set di regole dell’Unione europea dovrebbe entrare in vigore quest’anno e presto dovrebbe fare la stessa cosa il Regno Unito, mentre l’amministrazione Biden sta spingendo il Congresso Usa a lavorare a un’apposita legge.

Senza una rapida ed efficace regolamentazione in almeno tutto l’Occidente, il mercato delle criptovalute potrebbe davvero entrare presto in un tunnel senza uscita, ma anche se si rilanciasse con delle regole, il futuro di bitcoin e simili potrebbe essere molto diverso da quello che si era immaginato negli ultimi anni. Con esiti del tutto incerti.

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2 Commenti

  1. Anche la sanzione da 100 milioni di euro alla CoinBase, inflitta dallo Stato di New York per violazione delle norme antiriciclaggio, con pochi controlli sui clienti che volevano aprire un conto, potrà accelerare il capolinea dell’intero settore, fra bancarotte, appropriazioni, malversazioni e altro ancora.
    Insomma, sembra che la profezia dell’economista sia azzeccata!

  2. Anche la sanzione da 100 milioni di euro alla CoinBase, inflitta dallo Stato di New York per violazione delle norme antiriciclaggio, con pochi controlli sui clienti che volevano aprire un conto, potrà accelerare il capolinea dell’intero settore, fra bancarotte, appropriazioni, malversazioni e altro ancora.
    Insomma, sembra che la profezia dell’economista sia azzeccata!

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