Che il
Senato della Repubblica abbia detto no all’arresto di Azzollini – accusato di
associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta nella
gestione di alcune case di cura – non significa che sia innocente.
Nel
contempo, nel caso inverso, ovvero l’autorizzazione all’arresto, non avrebbe
significato che il senatore Azzollini fosse colpevole delle gravi accuse
formulate dalla Procura della Repubblica di Trani.
Ieri, a
questo proposito, parlando con un amico, forcaiolo all’ennesima potenza – a prescindere
– per commentare l’accaduto, ebbi a dire: “Ricordati che per andare in galera
bisogna che lo stabilisca un Giudice, ovvero ci sia un giudizio di colpevolezza”.
Infatti, mi
sento rispondere dall’amico “forcaiolo”, lo hanno chiesto i Giudici di Trani.
Non è vero,
gli rispondo, lo ha chiesto il PM di Trani, cioè una parte del processo, ovvero
l’accusa, tutta da provare in giudizio.
Affrontando l’aspetto
politico della vicenda a me sembra che si è trattato
di scegliere fra il “Partito al Governo o il governo del Partito”.
Si è scelta la prima opzione per due ragioni:
1) negare l\’arresto come custodia cautelare non è la fine del
mondo posto che, l\’indagine va avanti, ci sarà il processo
dove il nostro “galantuomo” avrà l\’occasione per confermare il
“fumus persecuzionis” o, in alternativa, andrà a vedere il sole a
stelle e strisce;
2) la stabilità del Governo, ovvero il processo riformatore
in atto – circostanza inedita e mai vissuta in 70 anni di storia repubblicana –
val bene qualche sacrificio, anche di coscienza e, se i problemi si
risolveranno nel breve termine, come gli indicatori economici anche
internazionali, stanno lì a dimostrarlo, gli italiani ringrazieranno.
Io, a scanso di equivoci, pur di allontanarmi dalla palude,
ringrazio subito!
