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SEQUESTRO DI PERSONA: Prigionieri del riscatto

Nella primavera del 1991, a distanza di circa un mese dall’approvazione della legge sul blocco dei beni per sequestri di persona a scopo di estorsione, la ndrangheta calabrese prelevò il giovane e sfortunato medico dentista Giancarlo Conocchiella. Le successive indagini accertarono la morte quasi immediata della povera vittima del sequestro. 

Pur essendo trascorsi tanti anni, voglio oggi ricordare questo tragico evento, in quanto, con la costituzione del c.d. “nucleo interforze”, di cui facevo parte quale Comandante della sezione investigativa sulla criminalità organizzata della Guardia di finanza di stanza nel capoluogo calabrese, fu applicato, per la prima volta nel nostro Paese, il blocco dei beni – mobili ed immobili – all’intero nucleo familiare.

Ricordo che, almeno moralmente, fu una operazione molto difficile, dovendo in primo luogo superare la forte ostilità degli stessi familiari, i quali, almeno nella prima fase, ci accomunavano agli stessi delinquenti. La legge, com’è noto, tuttora in vigore, si prefigge lo scopo di bloccare le risorse economiche dell’ostaggio ovvero dei familiari a lui vicini, al fine di evitare di far conseguire agli autori del delitto il prezzo della liberazione della vittima. 

Negli anni successivi, la stessa legge, venne applicata, con alterne fortune, in numerose ed analoghe drammatiche situazioni. 

Alla lunga, sembra che il partito della fermezza abbia pagato, nel senso che l’industria dei sequestri di persona ha subito nel tempo un drastico ridimensionamento. 

Allo stato attuale, analogo problema lo stiamo vivendo in occasione dei ripetuti sequestri di persona in danno di nostri connazionali, da parte dei c.d. resistenti all’occupazione occidentale in territorio irakeno. Questi stessi resistenti, si sono già distinti decapitando le malcapitate vittime (giornalisti, operai, militari etc.), o semplicemente ammazzandoli dopo indicibili sofferenze, che tutto il mondo civile ha potuto seguire attraverso la diffusione dei media. 

Alla luce degli ultimi eventi, secondo indiscrezioni di stampa, non so quanto attendibili, sembra che la positiva conclusione di alcune vicende drammatiche, sia stato il frutto di accordi economici particolarmente onerosi, che mai nessuno confermerà. 

Accettando simili compromessi, pur con il nobile obiettivo di salvare delle vite umane, senza volerlo, andiamo ad alimentare la forza del terrorismo islamico che, con cadenza quotidiana, compie stragi di ogni genere soprattutto in danno della popolazione civile irakena. 

Sono certo che il nostro Paese, vorrà proseguire nella linea della fermezza, nella convinta e comune consapevolezza che ciò rappresenta l’unico modo per sconfiggere il nemico del terzo millennio.

 

Bari, 13 marzo 2005

SEQUESTRO DI PERSONA: Le recite di un ostaggio

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