“Costruisce sulla sabbia la casa della propria vita, chi costruisce solo sulle cose visibili e toccabili, come il successo la carriera, i soldi … Apparentemente queste sono le vere realtà , ma questa realtà prima poi passa: vediamo adesso, nel crollo delle grandi banche, che scompaiono questi soldi, che non sono niente … solo la parola di Dio è una realtà solida”.
Con queste parole, pronunciate all’apertura dei lavori del Sinodo dei Vescovi sulla Bibbia, Papa Benedetto XVI ha voluto esprimere la propria riflessione sulla crisi finanziaria che si è abbattuta sui mercati di tutto il mondo.
L’intervento del Pontefice ha suscitato non poche perplessità e sollevato dure critiche, da parte di coloro – soprattutto intellettuali laici – che lo hanno giudicato scarsamente incisivo e non corrispondente alla gravità degli eventi che lo hanno ispirato. L’intervento contiene belle parole, ma che non sono vicine “a chi soffre”, perché “nella voce è come se mancasse un poco di bontà, di veridicità”.
In vero, le parole di Papa Ratzinger sono apparse quanto meno desuete e poco aderenti alla realtà che ci circonda, fatta di crac finanziari, fallimenti di banche d’affari e società d’assicurazioni americane, perdita di posti di lavoro, accresciuto livello di indebitamento dei sottoscrittori di mutui, crollo degli indici borsistici internazionali, imminente recessione – se non addirittura collasso economico –, frenata vertiginosa dello sviluppo economico mondiale.
Tuttavia, per meglio comprendere il pensiero del Sommo Pontefice ed esprimere un giudizio che sia il più possibile scevro da personalismi e correnti ideologiche, è necessario analizzare il testo in base a diversi aspetti:
- Benedetto XVI enfatizza la vacuità della scelta di chi decide di puntare sui valori “visibili”. Per coloro che concentrano l’attenzione unicamente ed egoisticamente sul successo e sulla carriera, lo stravolgimento dei mercati non è altro che l’ennesima riprova di una condotta riprovevole e peccaminosa. Dunque, sul piano propriamente esegetico, l’ammonimento appare più che legittimo;
- nel testo, la parole del Signore è fondamento della realtà e modifica il concetto che l’uomo ha del realismo: realista è chi riconosce la realtà nella parola di Dio. Sul piano teologico, il testo non ammette repliche né dubbi interpretativi;
- le parole del Pontefice rappresentano anche un ammonimento per tutti colo che si facciano sedurre dalle ricchezze, per quelle “pecorelle smarrite” che prestano ascolto al richiamo della lussuria e non badano alla verità fondamentale della povertà. Pertanto, sul piano evangelico, l’ammaestramento del Papa è indiscutibilmente corretto.
- se si vuole offrire un’interpretazione ermeneutica del testo si può intravedere non già una condanna del denaro, quanto piuttosto una deplorazione contro il depauperamento e la sua continua perdita di valore. Non tutti sanno che il Vaticano disporrebbe di 340 mln di euro in valuta, di 520 mln di euro in obbligazioni ed azioni 19 mln di euro in oro, per un totale di circa una tonnellata di lingotti (cfr. dati raccolti dal settimanale cattolico The Tablet). Il patrimonio immobiliare pontificio ammonterebbe a 424 mln di euro, mentre il valore totale dei beni vaticani (immobiliari, finanziari e altro) sarebbe di oltre 1,4 mld di euro. Nonostante il Vaticano abbaia pensato – giustamente – di cautelarsi contro le turbolenze finanziarie attraverso l’investimento nei cosiddetti “beni rifugio”, il 2008 potrebbe chiudersi per le finanze vaticane, in maniera ancora più catastrofica rispetto al 2007, che fece segnare un disavanzo netto di oltre 9 mln di euro. Di qui, l’invettiva del pontefice contro le fluttuazioni del “Dio Denaro”. Sul piano ermeneutico traspare, dunque, una netta divaricazione fra potere spirituale e potere temporale a favore di quest’ultimo, in aperto contrasto con i valori teologici precedentemente espressi;
- il Papa dice che “i soldi sono niente”: quindi equivalgono a “zero”. “Zero” come il valore di portafoglio di milioni di risparmiatori in possesso di obbligazioni Lehman Brothers; “zero” come le probabilità di milioni di americani di ritornare in possesso delle loro case pignorate; “zero” come le probabilità di una banca italiana di poter fallire, sostenuta, comunque, da interventi di copertura statali; “zero” come le speranze, per milioni di consumatori, di potersi considerare esentati dagli effetti recessivi della crisi economica; “zero” come le parole di solidarietà e di affetto che il Pontefice ha speso in favore delle classi meno abbienti, in favore degli umili e dei poveri. Se, dunque, si analizza il linguaggio dei segni decifrabili nel testo, si può intuire come sul piano semiotico, l’intervento appare assai lacunoso;
- se, infine si vuole dare un’interpretazione filologica del testo, analizzandolo più criticamente, si giunge alla conclusione che Papa Ratzinger ha perso una buona occasione per seguire, in religioso silenzio, la regola benedettina ” ora et labora “, evitando di discettare a proposito di un argomento che, forse, non ha ben compreso!
Bari, 19 novembre 2008