domenica, Maggio 5, 2024
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ECCESSI ISTITUZIONALI: Il Prefetto all’attacco!

 

 
 

Per chi non l’avesse visto ieri sera in TV, pubblico la lettera di Massimo Gramellini al Prefetto di Napoli. È un fantastico esempio di come le parole, se utilizzate con sapienza, possano essere mortifere, più taglienti di una lama, letali più di un proiettile. Del Prefetto di Napoli cosa dire?

INQUALIFICABILE!

Illustrissima Eccellenza Prefetto di Prima Classe ed Esimio Dottore Andrea De Martino,
chiedo anzitutto scusa per la laconicità dell’intestazione che spero non offenda la sua ben nota sensibilità istituzionale,
ricordo a me stesso – e anche a Lei, gli eventi che l’hanno portata alla ribalta della cronaca: durante un vertice in Prefettura Don Maurizio Patricello, un prete impegnato contro la camorra, ha preso la parola per denunciare il fenomeno dei roghi tossici che avvelenano il paese di Caivano di cui è il parroco.
Nel rivolgersi al prefetto di Caserta, Carmela Pagano, l’ha chiamata per tre volte ‘Signora’ senza che la signora peraltro se ne adombrasse.
 Fu quando è intervenuto Lei per ricordare al parroco con tono pomposo e accigliato di un burocrate borbonico che un prefetto non va mai chiamato signore, ma ‘Signor Prefetto’, e che in quell’errore andava ravvisata una grave mancanza di rispetto per le Istituzioni.
Io con tutto il rispetto, signor prefetto, la penso diversamente.
Io penso che l’intonazione conti più delle parole e il tono del parroco era dolce, gentile, rispettoso. Penso che il contenuto conti più delle parole e il parroco stava parlando di rifiuti tossici illegali gestiti dalla camorra, argomento che avrebbe dovuto smuovere la sua indignazione ben più di un appellativo sbagliato.
Penso infine che la parola signore – e Signora!- sia la più bella che esista. La più elegante e la più democratica.
Falcone diceva che solo i mafiosi la disprezzano e che proprio per questo lui desiderava essere chiamato da tutti ‘signore’.
Sono invece d’accordo con Lei, signor Prefetto, sul fatto che le istituzioni vadano rispettate. Specialmente da chi ne fa parte e magari organizza una festa in prefettura proprio la sera del funerale di Pasquale Romano, il ragazzo ucciso per sbaglio dalla camorra.
E magari consente ai suoi ospiti, (agli ospiti di quella festa!), di parcheggiare il Piazza del Plebiscito (dove non si può parcheggiare), trasformando uno dei luoghi più belli del mondo in un garage.
Con il dovuto rispetto Signore, le auguro la buonasera.Massimo Gramellini ( e il resto del mondo)
 
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Per meglio descrivere la vicenda di cui trattasi, riporto il contenuto testuale della lettera del parroco di Aversa, Don Patriciello, del 17 ottobre 2012:

 

 
 


DIOCESI DI AVERSA
PARROCCHIA SAN PAOLO APOSTOLO
PARCO VERDE – CAIVANO ( NA )
 

                                                                                        Signor Prefetto di Napoli
e p. c. Signora Prefetto di Caserta

                                                                                                                     Signora Ministro degli Interni
Signor Prefetto,
sono appena ritornato a casa dopo l\’incontro in prefettura di mercoledì 17 ottobre.

Come può facilmente immaginare mi sento tanto mortificato dalle sue parole gridate nei miei confronti e senza motivo davanti a un consesso così qualificato.
Che dirle?
Se a me, prete di periferia, è concesso di ignorare che chiamare semplicemente “signora”, la signora Prefetto di Caserta fosse un\’offesa tanto grave, non penso assolutamente che fosse concesso a lei, arrogarsi il diritto di umiliare un cittadino italiano colpevole di niente, presente in prefettura come volontario per dare il suo contributo alla lotta contro lo scempio dei rifiuti industriali interrati e bruciati nelle nostre campagne.
Alla fine dell\’incontro ho ricevuto la solidarietà di tante persone presenti all\’increscioso episodio e la rassicurazione da parte della signora Prefetto di Caserta che non si era sentita per niente offesa da me nell\’essere chiamata ” signora”.
Forse le sarà sfuggito che lei non era e non è un mio superiore.
Mi dispiace.
Tanto.
Avrebbe certamente potuto consigliarmi di rivolgermi al Prefetto di Caserta, chiamandola
” signora Prefetto”.
Avrei accolto immediatamente il suo consiglio.
Invece, con il tono di voce del maestro che redarguisce lo scolaro, e con parole tanto dure quanto inopportune, ha quasi insinuato che il sottoscritto non avesse rispetto per lo Stato.
Scrivo sovente per Avvenire, il giornale che ha il merito di aver portato il nostro dramma alla ribalta della cronaca nazionale. Se vuole può controllare se tra i miei numerosi editoriali c\’è una – dico una sola – parola dove non risuona un amore sviscerato per la mia terra, la mia Patria, la mia gente. E un rispetto sofferto per le Istituzioni.
Al contrario, se una cosa mi addolora ( l\’editoriale di ieri, martedì 16 ottobre lo conferma ), se una cosa mi addolora, dicevo, è constatare che tante volte è propria la miopia delle istituzioni, la pigrizia di tanti amministratori, il cattivo esempio di tanti politici che fanno man bassa di denaro pubblico, a incrementare la sfiducia e la rabbia in tanti cittadini.

Personalmente sono convinto che la camorra in Campania non la sconfiggeremo mai.
Lo dico non perché sono un pessimista. Al contrario.
Non la sconfiggeremo perché il “pensare camorristico” ha messo radici profondissime in tutti. Quel modo di pensare e poi di agire che diventa il terreno paludoso nel quale la malapianta della camorra attecchisce.
Come ho potuto dirle in corridoio, io alle mortificazioni sono avvezzo. Spendo la mia vita di prete nella terra del ” Clan dei Casalesi”.
La mia diocesi, Aversa, è quella di Don Peppino Diana.
Quante umiliazioni, signor Prefetto. Quante intimidazioni. Quanti soprusi. Quante minacce da parte dei nemici dello Stato o di semplici delinquenti.
Ma io dei camorristi non ho paura. Lo so, potrebbero uccidermi e forse lo faranno.
Io l\’ho messo in conto fin dal primo momento in cui sono stato ordinato prete.
No, non sono loro che rendono insonni le mie notti. Loro non sono lo Stato. Loro sono i nemici del vivere civile. Loro hanno sempre e solamente torto.
Io credo allo Stato.
Alla democrazia.
Io credo alla libertà.
Io credo alla dignità dell\’uomo.
Di ogni uomo.
Io spendo i miei giorni insegnando ai bambini, ai ragazzi, ai giovani che non debbono temere niente e nessuno quando la loro coscienza è pulita.
Ma aggiungo che bisogna sradicare il fare camorristico sin dai più piccoli comportamenti.
Perché tutto ciò che uno pretende in più per sé e non gli appartiene, lo sta rubando a un altro. Perché ogniqualvolta che una persona si appropria di un diritto che non ha, sta usurpando un potere che non gli è stato dato.
Tutti possiamo cadere in queste sottili forme di antidemocrazia.
Ecco, signor Prefetto – glielo dico con le lacrime agli occhi – lei stamattina mi ha dato proprio questa brutta impressione. Lei ha calpestato la mia dignità di uomo.
Ha voluto mortificare il prete o il volontario impegnato sul dramma dei roghi tossici?
Ha voluto insegnarmi l\’educazione – a 57 anni! – o mettermi a tacere perché già immaginava ciò avrei denunciato?
 Le nostre campagne languono, signor Prefetto.
I giovani sono scoraggiati.
I tumori sono aumentati a dismisura.
La gente muore in questa terra avvelenata e velenosa.
Le amministrazioni locali – qualcuno glielo ha ripetuto anche stamattina – non riescono a tutelare i loro territori e la salute dei loro cittadini. E proprio a costoro viene ricordato il dovere farlo.
È una serpe che si morde la coda.
Noi abitanti di questi paesi a Nord di Napoli, ci sentiamo prigionieri in questo ” Triangolo della morte” dal quale desideriamo uscire quanto prima, pur sapendo che per tanti di noi i danni alla salute sono ormai irreparabili.
Lo facciamo per le generazioni future.
Per andare con serenità incontro a sorella morte quando sarà il momento.
Ci ripensi.
In mezzo a tanti problemi in cui siamo impelagati; mentre nei nostri paesi tanta gente scoraggiata non ha fiducia più in niente e in nessuno; mentre la camorra ancora ci fa sentire il suo fiato puzzolente sul collo; mentre i rifiuti tossici continuano ad essere bruciati e interrati nelle nostre terre, il signor Prefetto di Napoli, mette alla berlina un prete davanti a una cinquantina di persone, perché si è rivolto al Prefetto di Caserta chiamandola semplicemente ” signora”, anziché ” signora Prefetto”.
Incredibile.
Resto, naturalmente, coi miei dubbi.
Ai miei diritti non rinuncio facilmente.
Ma, mi creda, cerco a mia volta di non invadere quelli di nessuno.
Purtroppo, stamattina, credo che lei, signor Prefetto, pur forse senza volerlo, abbia maltrattato e rinnegato i miei.
Le auguro ogni bene.
Frattaminore 17 ottobre 2012Il parroco
Sac. Maurizio PATRICIELLO


 

  

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