LUI: Nascono
sempre più bambini nel mondo, per forza siamo quasi otto miliardi! Non sarebbe
ora di fermarsi e procreare un po’ di meno?
LEI:
Aspetta. Non è affatto detto che l’aumento della popolazione dipenda dal fatto
che nascono sempre più bambini.
LUI: Ah si?
E da cosa dipende allora?
LEI: Per
esempio dal fatto che si muore sempre più tardi. I nostri bisnonni vivevano
fino a sessant’anni. I nostri pronipoti camperanno fino a novanta.
LUI: E
allora?
LEI:
Mettila in questi termini (è sempre utile pensare a un caso limite). Se fossimo
tutti immortali, e continuassero a nascere anche solo due bambini per ogni
coppia di adulti, la popolazione aumenterebbe in definitivamente. Viceversa se
il tasso di fertilità fosse molto più alto, ma solo un bambino su cento
arrivasse all’età adulta, la popolazione diminuirebbe.
LUI: D’accordo:
a parità di nascite, con l’aumento della longevità aumenta anche al
popolazione.
LEI:
Esatto.
LUI: Ma
visto che la durata della vita aumenta, e non vogliamo diminuirla, la soluzione
alla sovrappopolazione è proprio procreare di meno! Mi attivo immediatamente!
LEI: Come,
scusa, in che senso <<ti attivi>>? Procreare di meno significa non
fare qualcosa, non fare qualcosa.
LUI: La tua
frase era stranamente ambigua, o forse ridondante.
LEI: Ci
riprovo. Procreare di meno significa: non tanto fare qualcosa, quanto non fare
qualcosa.
LUI: Adesso
ho capito. Ma io voglio proprio fare questo: procreare di meno! E quindi voglio
fare qualcosa. Devo sbrigarmi.
LEI: Mi
preoccupi. Vuoi forse astenerti dal procreare? O prendere misure attive per il
controllo delle nascite?
LUI: Non lo so, ma il problema è urgente, e bisogna agire
rapidamente. Ne converrai anche tu, non si può lasciare che la terra diventi un
luogo inabitabile.
LEI: Vedo che sei di fretta, ti lascio correre, vai pure
a procreare di meno, fila!
LUI: D’accordo,
scherzavo. Cercavo di dar forma a un paradosso pragmatico. Le omissioni sono o
non sono azioni, a seconda della teoria filosofica che sostieni. Ma se sono
azioni, sono comunque prive di alcune prerogative delle azioni. Un dribbling
può essere laborioso e cesellato, una dichiarazione d’amore può essere
fulminea. Ma le omissioni corrispondenti sono per così dire uniformemente
grigie e silenziose. <<Non dribblò l’avversario>> significa che
stava fermo a braccia-conserte con aria sorniona, o almeno così è come me lo
vedo.
LEI: Forse si. Ma dire questo è non fare i conti con la
tua pigrizia quando chiedo di aiutarmi a pulire le candele della motocicletta.
LUI: Perché,
non ti aiuto?
LEI:
Insomma. Fai finta di spolverare la marmitta, cerchi nella cassetta un attrezzo
che ho già a portata di mano, cincischi, traccheggi. Mi sembra che la tua
omissione sia cesellatissima, quasi artistica.
LUI: Forse
potrei scrivere un manuale: Come non fare qualsiasi cosa con eleganza.
LEI: Ecco,
bravissimo. Ma affrettati a scriverlo, prima che ti sfugga l’ispirazione.
LUI:
Aspetta un momento … dove ho messo la penna?
DAL SOLE 24 ORE
DEL 7 AGOSTO 2016